Il primo l’ho bruciato, il secondo no.
Ma procediamo per ordine,per quanto possa esserlo quello delle proprie emozioni. L’unico peraltro che nella mia vita sono sempre riuscito a rispettare.
L’archivio delle Brigate Rosse,intendo quello di corbara Azzaroni,non mi venne consegnato nè dal Pentagono, nè dal KGB, ma dal caso e da un senso di pena.
Stavo studiando tanto per cambiare i miei libri di politica internazionale alla Hopkins nella zona universitaria di Bologna quando notai due cose. La madre di Barbara Azzaroni seduta sulla panchina di un giardinetto limitrofo alla Università americana e il fatto che batteva i denti. Dal freddo. Aveva un liso cappottino ormai ridotto quasi a cartone e parlava. Parlava da sola. Inoltre piangeva, piangeva senza neanche nettarsi le lacrime come se in lei la sofferenza fosse ormai diventata un secondo sudore. In lei non trapelava alcun imbarazzo perchè ai piedi le dormivano due drogati russando e un signore dalla età millenaria si cucinava in maglietta traforata sotto una sorta di smokin trasparente di plastica una minestra dall’odore misterioso che veniva inalata con circospetta attenzione da alcuni piccioni soddisfatti,sembravano,di sentirisi finalmente superiori a qualcuno.
Non era facile andare a fare le condoglianza per una figlia che era stata non molto tempo prima esecutata dalla Digos in un bar di Torino-nonostante pare si fosse arresa-con quasi cento pallottole. Il che significa che all’autopsia non venne portato un corpo ma alcuni ,robusti ,brandelli di carne.Le uniche foto riconducibili a quel povero corpo smantellato che ho potuto vedere ma non riprodurre sono forse quelle dell’omicidio Pasolini (purtroppo quelle della Azzaroni sono assai piterribili)
Ma io lo feci; anche perchè la Azzaroni era stata compagna di appartamento per un certo periodo di una mia ex fidanzata, la Silvia Z. (non voglio rovinarle del tutto la carriera oscillante tra i verdi e i ds)che se non avesse avuto un cattivo carattere avrebbe
probabilmente potuto sostituire la Silvia Bartolini nella sfida contro Guazzaloca e probabilmente avrebbe vinto.Insomma per me la Azzaroni non era una mera astrazione (adesso le rare volte che ci incontriamo la Silvia Z -nonostate un fidanzamento di quasi 3 anni- cambia repentinamente marciapiede diventando cianotica ,come se portasse in sè il peso di aver copulato con Satana:
è di quelle che se scrivono che dietro il 2 Agosto e l’11 Settembre ci sono io ci crede).
La mamma della Azzaroni (o era la mamma del compagno storico della figlia ,Bignami?chiedo scusa ma scrivo senza avere con me il carteggio di mriferimento)mi accolse come se ci conoscessimo e mi aspettasse da sempre. Forse la solitudine a volte raggiunge tali livelli che chiu nque ci rivolga la parola, anche un vigile urbano per farci una multa, diventa un nostro fratello.
Sono cresciuto più con i mei nonni con i miei genitori: non sopporto le persone anziane che soffrono.
Con la scusa che avevo gestito un magazzino di invenduti tornai il giorno dopo con u n pacco di abiti anche per la figlia di Barbara: non avevano riscaldamento in casa nè di che mangiare,nonostante il comune si fosse fatto bello di provvedere alla assisenza di queste povere sventurate.Ma, si sa,i politici una volta che l’assistenza l’hanno proclamata sui giornali si sentono esentati dal praticarla.
Devo aggiungere per onestà che a tanto mia sollecitudine mi spinse presto un motivo abbietto:la figlia della Azzaroni.
Aveva circa quattordici anni,uno scalino appena superiore al farti sentire pedofilo come rischiavo di essere avendone io già una trentina.Io non credo di riuscire a descriverla ma se la Madonna di Loreto potesse essersi confusa con una danzatrice di lap dance ibericodalmata con le labbra che parevano essudsare sangue fiottando ogni tanto un minuscolo rivolo di saliva quasi i suoi umori si accalcassero per uscire… quella era lei.
Chissà che la riconoscenza… (ma venni subito inquadrato da una sua amica più anziana-di cui intuivo di sicuro una sola cosa:che al mondo tutto le piaceva tranne che gli uomini)che ci stette addosso come una piovra isterica costringendomi ,dico con rammarico per fortuna,di essere cavaliere fino in fondo.Dopo settimane di attenzioni,di cene in ristoranti caldi e confortevoli,di un lavoro trovatole in gelateria(modesto ma importante per la figlia di Barbara che credo si chiamasse Monica )la madre mi condusse in uno scantinato.”Noi abbiamo nulla per ringraziarla Cristiano,ma vorrei darle almeno questo.” Mentre mi schermivo come da una involontaria lampada di Aladino uscirono dallo scatolone materiale che al generale Dalla Chiesa se fosse stato presente avrebbe di sicuro procurato l’infarto.Risoluzioni strategiche,agendine con centinaia di numeri -tra l’altro ingenuamente crittati- (per capirne l’algoritmo ci misi alcuni minuti, crittografia io l’ho studiata) tecniche per la costruzione di materiale esplosivo devo dire queste per nulla ingenue ma che rivelavano una seria preparazione militare(mi colpì come sapesse che la comunissima aspirina unita ad acido idrocloridrico ,potassio clorato, e mannitolo e scaldata a fasi alterne(prima 80° poi 200°)portasse al nitrocloranile,cioè l’antisoglia della nitroglicerina: non so se mi spiego).Ma soprattutto il quasi introvabile tartufo eversivo erano le agende,anzi le date. Le brigate rosse sapendo come da classico manuale della guerriglia che non tutto poteva andare sempre liscio programmavano incontri anche a mesi, a volte addirittura anni di distanza. Sempre ingenuamente crittati nelle agende c’erano ,con date e luoghi ,quattro mesi ancora operativi per sette incontri in cinque città diverse.
Il videolettore scettico potrà obbiettare che era molto strano nessuno dei suoi compagni di lotta fosse andato a riprendersi quel materiale., o non fosse stato trovato dagli inquirenti. Il fatto è che era sepolto sotto montagne di materiale innocuo,ricordo le foto del suo matrimonio in Comune con un abito chiaramente firmato e un Renato Zangheri che offficiava festante.
Io presi quel materiale,salì sulle colline vicino Pianoro e ne feci un falò (conservando solo il materiale innocuo,tipo le foto del matrimonio e alcuni libri di poesie di carattere insurrezionalistico,alcune anche belle.) Alla faccia di chi insinua che appena vedo una spia mi metto tutto beato sull’attenti. Mi dispiace se per caso consegnarlo ai magistrati avrebbe magari potuto impedire dei morti ma anche l’avessi spedito per anonimo plico sarebbero risaliti a me ,e non stava certo in me sostituirmi a loro ,nè tanto meno diventare un loro informatore.Su di una ragazza ribelle all’ordine costituito, d’accordo, ma lirica e sognatrice e pronta a dare qualunque cosa di prezioso avesse a chiunque glielo chiedesse,fosse anche un clochard di passaggio.Forse l’unico comunismo in cui ho sempre creduto-io che di certo marxsista non sono-è quello dei gesti,non certo quello degli statuti. E poi la Azzaroni non era stata uccisa in un conflitto a fuoco,in un conflitto a fuoco,pur arresasi,era stata polverizzata. Con tutto il rispetto non so quanto mi innamorasse diventare il segucio di simili metodi.
Mentre salivano le spire delle braci proprio vicino al campetto di calcio a Gaibola, che ha ispirato a Lucio Dalla forse il suo primo e miglior capolavoro mi chiedevo se non stesse andando in fumo anche la mia carriera di giornalista investigativo.Ma ,questo troncò i miei dubbi, la madre della Azzaroni non si era affatto resa conto di ciò che mi stava consegnando.
Più che autore di uno scoop mi sarei sentito autore di un colpo alla nuca.
L’archivio del mio prozio Igor Markevitch quello no, non l’ho bruciato, anche perchè a lui sarebbe dispiaciuto… però ci ho messo degli anni sia a capire chi fosse veramente lui, sia che l’archivio me l’avesse consegnato.
Può sembrare incredibile ma cosa non lo è nella vita di questo incredibile personaggio? persino il tono di voce con cui il mio vero padre naturale Gianni Lovatelli della famiglia Chigi (ramificata nei millenni anche ai Caetani) me lo annunciò era inusuale, nonostante i suoi modi di perfetto aristocratico avessero come dogma centrale rimanere imperturbabile, sempre.
Quella volta invece era sbalordito, mentre mi telefonava da una villetta all’Olgiata dove suo fratello lo zio Bibi
ZIO BIBI LOVATELLI CON PRINCIPESSA VITTORIA ODESCALCHI
gli aveva procurato un forno per seguire la sua grande passione: le fusioni in ceramica. “Crìstian,dunque…non ho cap…, è che… Igor ti vuole vedere.” “Chi è Igor?” chiesi disorientato. “E’ un famoso direttore d’orchestra che ha sposato una zia Caetani, Topazia ,incrociata ai Lovatelli, sai come la famosa zia Ersilia…” “E perchè è strano mi voglia conoscere?”
“Bè, è da venti anni che non si fa vivo con nessuno di noi.”
Ma siccome attorno al soprendente naturale figlio di Gianni Lovatelli Caetani (c’eravamo conociuti che io avevo diciassette anni e lui più di sessanta)
c’era una curiosità quasi morbosa da parte di un certo ambiente romano io allora ero talmente presuntuoso da pensare di poter interessare persino un personaggio imperscrutabile coma lo”zio”Igor.
Ma la verità è che sapeva.
Non potrò mai scordare la naturalezza con cui dopo dieci minuti sembrava ci fossimo frequentati ogni giorno della nostra vita e con cui introdusse, incenerendomi, l’argomento.
Parliamo,interessante data,del dicembre dell’77,lo ricordo perchè c’erano stati i fatti di Marzo a Bologna e il grande musicista aveva portato al papà regali natalizi.
Dopo essersi interessato del mio nascente interessamento per il giornalismo,della mamma Mariacarla, della mia fidanzata (a quei tempi proprio la Silvia Z.) di come andava lo sci, il tennis ,il gatto e il voto all’Università un velo nero gli attraversò all’improvviso lo sguardo (è una sensazione indescrivibile quella che provai,come se il riscaldamento in casa si fosse spento di colpo)e finalmente me lo chiese.
Mi chiese del satellite.
Un parente del papà Ravarino americano(che fu per più di venti anni il direttore della Chase Manhattan Bank in Italia con il merito storico di aver fatto fallire Sindona: ma questo è un altro discorso) era il coordinatore tra il National Security Council e il Foreign Satellite Collection,in pratica la copertura satellitare di tutti i punti caldi del mondo.
Il Dipartimento di Stato si rifiuta di fornire il film di ciò che succede -dall’attentato di Sadat a Ustica-perchè se no farebbe solo quello,perchè non sempre le trasmissioni riescono e poi perchè il segreto,una volta svelato,non ha più alcun valore.Aveva fatto una eccezione.
Il parente diretto del papà Ravarino,il cui nome qui è superfluo ricordare-ma gli debbo ahimè quasi tutti i miei più o meno rimarchevoli scoop-mi era venuto a trovare nell’Ames Building North Fort Meyer drive a Rosslyn,uno dei luoghi più chiusi per l’addestramento diplomatico in America,ed era un pò come se il Re Sole fosse andato a trovare in una stalla il nipote aspirante archibugista.
Era banale incontrarlo, che so a ,Saint Louis dallo zio Albert Ravarino
(grande pastaro, persino Barilla nel privato mangiava pasta Ravarino e Freschi) ma non aveva senso a North Fort Meyer. “Dalla Chiesa mi sta addosso-mi aggiornò venendo subito al sodo-ma noi non possiamo certo dargli le nostre trasmissioni satellitari,però non vogliamo neanche offenderlo.Siccome tra i desiderata ci sono anche le giornate di Marzo e tu da quello che so eri i n mezzo alla mischia dagli tu il nastro,digli che l’hai fatto tu.””IO?? Ma,sir -risposi gerarchicamente rispettoso- dall’alto di quale aereo personale?””Certo,digli che l’hai ricevuto per plico anonimo.
Ora,qui si impone una precisazione.Citando fonti anonime o persone morte-come molti cosidetti giornalisti investigativi peraltro fanno- io potrei anche dire che il mio parente americano mi presentò gentilmente Gesù Cristo e che io mi faccio garante con il Papa che esso è risorto e compie di nuovo miracoli in mezzo a noi.
Un pò troppo facile, forse.
Posso,per fortuna,citare un testimone.
E’ il giudice Aldo Gentili di Bologna. (quello che nelle sue memorie Pazienza sostiene voleva farlo più o meno eliminare dai servizi segreti e che nelle Isole Seychelles ,dove sarebbe dovuto avvenire il tutto, come collaboratore volontario dei servizi militari c’era….il futuro giudice Antonio Di Pietro!che tempo dopo da responsabile del pool di Milano si sarebbe scusato con lo stesso Pazienza del tutto!E la Madonna!
Durante una conferenza stampa di alcuni anni fa a Bologna durante una delle sua prime uscite per l’italia dei Valori chiesi a Di Pietro come mai non avesse querelato Pazienza (scopersi poi che non sapeva neanche che nel suo libro- intervista con Massimo Franco Craxi lo aveva definito un agente della Cia -anche lui!-:il pool di Milano non era poi così onnisc iente…) La sua risposta fu semplicemente straordinaria:”Sa dottore,qui siamo a Bologna….non sono certo cose che possono interessare o essere capite dai suoi colleghi locali. Mi riservo di darne ampia documentazione in seguito a lei e alla ambasciata americana.”( Ovviamente io penso invece che la metà almeno dei colleghi emiliani siano più intelligenti di me.)
Durante un colloquio con me il giudice Gentili che conoscevo decantò le straordinarie qualità tecno-satellitari raggiunte dal nucleo dalla Chiesa.
“Lei si riferisce al nastro delle giornate di Marzo? Veramente a Dalla Chiesa il nastro gliel’ho dato io…”
“Ah.ecco….mi sembrava strano. Mamma mia Ravarino,meglio non averti come nemico!.”(mi si permetta un inciso: in mezzo ai dimostranti c’era mezza Bologna che contava :avvocati, ingegneri ,famosi cantanti,consiglieri comunali e regionali…non mi sentì affatto uno che spiava qualcosa, ma uno che dava un documento su quanto radicata socialmente fosse quella sollevazione…)
Bene,lo zio Igor sapeva.
A lui però delle giornate bolognesi suppongo non importasse nulla….importava quello che il satellite VEDEVA. Fu straordinario come riuscì a non insospettirmi (in realtà,temo,l’ultimo dei colleghi locali- per usare il distinguo di Di Pietro- si sarebbe insospettito e ci avrebbe fatto sopra uno scoop da far impallidre il Watergate ma allora a me,purtroppo ,interessava solo il tennis e corteggiare una leggiadra procace Lanza di Trabia figlia di amici del papà Gianni….alla faccia dell’agente segreto.)
“Ma zione, scusa, come fai a sapere di questa cosa?chi tel’ha detto?io credevo facessi il direttore d’orchestra…”sbottai nell’unico gracile soprassalto di perplessità che mi attraversò in quel momento.
“Ma no-mi rassicurò con un sorriso tale che in viso ad Adolf Hitler avrebbe rassicurato persino i detenuti di Auschvitz-non sono io che non sono musicista ,è il generale Dalla Chiesa che lo è,è lui che me lo ha detto-Pochi lo sanno ma il generale è un ottimo paroliere,ad esempio ha composto molti testi delle canzoni di Mina anche se per motivi di immagine lo nasconde(sconcertante secondo lavoro che in seguito mi fu confermato,ndr)”
“Una mia adorata nipote russa so che lavora al Cremlino ma siccome mi rifiuto di iscrivermi al partito non me la fanno vedere da anni, se è ancora viva-e non ne sono sicuro-ogni giorno attraversa la Piazza Rossa. Sarebbe così di conforto per me sapere che è ancora tra di noi. Ehm, che grado di risoluzione ha il satellite?”)
“Da quello che so riesce a leggere una targa ma non una lettera. E poi basta che uno indossi un cappello che essendo la visione perpendicolare il satellite già non vede più niente.”
“Davvero? straordinario” chiosò con una soddisfazione di cui tanto per cambiare mi sfuggì l’eccesso.
Ho sempre pensato,una volta riflettuto su tutto ciò con anni di ritardo, di essere stato involontariamente io una delle cause di uno dei misteri minori ma non per questo meno disorientanti del caso Moro: la divisa da piloti dell’Alitalia.
Che in un contesto omicida con fuga, dove essere anonimi è uno dei presupposti basilari, mettersi a far scorrazzare una squadra di piloti dell’Alitalia- quali facevano sembrare le divise i sequestratori – è semplicemente un non senso.Qualche dietrologo fuggito da qualche dossier psichiatrico ha illazionato che era un modo di riconoscersi…dato che fra di loro non si conoscevano,i sequestratori. Sì, e si conoscono in occasione di un tipo d’azione militare per cui una fiducia ferrea di anni è il presupposto minimo .Pazzesco.
La verità e che con quelle divise avevano il pretesto di mettere il berretto da pilota,così diventando invisibili al satellite.Era il berretto che contava,non la divisa.
E’ una ipotesi delirante?sempre meno di quelli che hanno ipotizzato che si erano messi una divisa così assurda perchè non si conoscevano.
Perche ,poi, appena un anno dopo il legame tra lo zio Igor me e l’omicidio Moro si fece strettissimo.
Perchè ci abbia messo anni per capirlo,a parte la scarsa perspicacia naturale,cercherò qua di spiegare.
Una delle incredibili coincidenze della mia vita è che la Lia Conte Micheli,la grafologa del caso Moro,era stata la compagna di banco di mia madre ,non solo, ma il suo legame con la mia famiglia era così stretto da aver affidato a un fratello della mamma gran parte dei suoi risparmi (con risultati non esaltanti, da quello che so).
Per me però tutto questo era sullo sfondo Allora soprattutto giocavo a tennis.
Chi invece vedeva benissimo quanto strategico-o pericoloso-potesse essere questo contatto era lo zio Igor.
Lo scopersi tornando a casa da via Bellombra da uno dei miei maestri di tennnis ,oggi affermato pittore, Franco
Corelli Paquali(sua madre,l’ultima discendente del Mozart italiano è una delle migliori amiche della mamma di Veronica Lario, la Flora Bartolini)e fermandomi atipicamente lì vicino nel bar ristorante Panoramica in via San Mamolo-il preferito a Bolologna da Umberto Ferderico d’Amato, ma questo è sicuramente un caso.
Entrando,con mio stupore sommo,vidi mia madre parlare con lo zio Igor. Non si era più fatto vivo da allora e venendo a Bologna parlava con MIA MADRE?di cui neanche pensavo conoscesse l’esistenza?
Ma quello che mi gelò il sangue fu….. qualcosa di inesprimibile.Era come se al posto di Igor Markevitch ci fosse un enorme ragno,un enorme terribile ragno indispettito che una mosca,nel mio caso la povera mamma,non sembrasse così disposta a farsi divorare. Lo stupore di vedermi fu a sua volta per lui talmente grande che come un ladro che non riesca a disfarsi subito della refurtiva per alcuni secondi quella terribile espressione famelica sanguinaria e indispettita assieme gli rimasi appiccicata sulla faccia come una maschera tumorale.Poi,con una acrobazia degna di un Oudinì della fisiognomica, riuscì non so come a convertire quel ghigno nel sorriso amoroso di un padre che riveda il figlio dopo venti anni e spalancando le braccia – forse farei meglio a dire le appiccicose chele-mi flautò:”Christian, how delighting to see you again!We were waiting for you!”
“Are you fucking me around? No habit to stay in this place.” “Mi prendi in giro?Qua non vengo quasi mai .”
Dopo un anno la ottusità era un pò meno granitica ma mi rassicurò la sguardo sereno della mamma -scopersi poi ottenuto con sforzo eroico – e per l’ennesima volta abboccai all’amo.
“Ma aspettavamo di trovarti telefonicamente a casa della nonna, se qualcuno del Comunale mi vede in centro….ci metto degli anni per sottrarmi alle loro richieste!E’ la mamma che mi ha telefonato,anzi mi ha fatto cercare dal papà Gianni per dei problemi con suo fratello Massimo che sembra stia dilapidando il patrimonio.”
Poi prendendomi un attimo da parte mi chiese”La mamma sa del pittore?” “No,la mamma non sa del pittore”.
Mi stava,in fondo,ricattando.Dovevo alla mamma l’invito di due anni prima al party di addio di Villa Medici di Balthus dove avevo conosciuto Francis Bacon ma la mamma sarebbe inorridita a sapere che lo frequentavo e lo”zio”ne era consapevole. Come dire, vedi di stare al tuo posto.
Ma che avesse anche saputo che la Lia Conte Micheli aveva consegnato a mia madre due lettere di Moro l’una per un verso l’altra per l’altro di cruciale importanza perchè io le consegnassi all’ambasciata americana e che mia madre capendo che per me forse i rischi sarebbero stati troppi le aveva trattenute senza dirmelo…. per me è qualcosa di talemente pazzesco da rendere non poco credibile un libro come quello di Fasanella e Rocca(volutamente non l’ho riletto,non sono qua per trovare incastri dietrologici a tutti i costi ma solo per ricordare) su cui con troppa precipitazione non addetti ai lavori come Stefano Malatesta e Roberto Cotroneo hanno creduto a suo tempo di poter ironizzare.
Lo zio aveva pensato di potermi inserire con le sue nere arti magiche come un piccolo dado in un complesso meccanismo internazionale di cui lui forse era il principale giunto cardanico ed ecco che-per una incredibile coincidenza, l’amicizia d’i nfanzia per mia madre di Lia Conte Micheli a cui probabilmente le BR fecero arrivare direttamente delle lettere non fidandosi più di altri intermediari – io mi ritrovavo in mano un accesso diretto al cuore del mistero del caso Moro ed ero collegato a Istituzioni Americane di certo agonistiche a quelle a cui lui faceva riferimento.
Era venuto per impedire che mia madre cambiasse idea,o forse era stato proprio lui a convincerla a non darmele.
Anzi, era venuto a riprendersele.
Quando anni dopo sentendosi vicino alla fine mia madre mi chiamò all’ Ospedal Maggiore di Bologna dove faceva finta di non saper di essere in metastasimi rivelò la storia ma non volle dirmi con quali argomenti lo zio l’aveva persuasa,suppongo fossero terribili perchè non era tipa da farsi coercire facilmente.
Era passato un anno dalla morte di Markevitch,questa la scadenza che Markevitich forse in un soprassalto di rimorso o di chissà quale calcolo le aveva imposto e mia madre aveva ,vergato sopra un foglietto consegnatole dalla”zio”, un numero di telefono a cui io dovevo telefonare.
A rispondermi fu la ambasciata Cecoslovacca.
La persona non lavorava più qui mi informarono seccamente,era in pensione ma mi dettero il numero di casa.
Come in un film di Hitckoch in un cecoslovacco collerico per quel poco che ne capivo venni invitato a non importunare ma appena feci il nome dello “zio”in un immediato buon italiano deferente mi si disse subito che si era a mia disposizione.
Tralascio il nome e l’indirizzo -che peraltro ho ampiamente scordato-della persona che mi aspettava a Roma per comnsegnarmi uno scatolone ricoperto di bolle d’umidità ma chiaramente intatto e dove come in un fetido vaso di Pandora l’introduzione era un bigliettino vergato suppongo con la sua grafia :”Al caro Christian,l’unico della famiglia che forse sarà un giorno in grado di capirmi .Sperando che la vita ti sia ricca e complessa,e non per colpa mia. Non c’è nulla di più terribile di un ideale. Lo”zio” Igor. ”
NON C’E’ NULLA DI PIU’ TERRIBILE DI UN IDEALE…..io non so che epitaffio abbia sulla sua tomba questo musicista così insondabile e manipolatorio da aver codificato per l’eternità la Nona di Beethoven trovandovi più di ottocento errori di trascrizione (uno così non c’è da meravigliarsi abbia voluto ,forse , anche ritrascrivere il mondo) ma credo che un graffito più adatto e forse rivelatorio di questo per lui sarebbe difficile trovarlo.
Quello che mi lasciò in eredità -se erano chiavi di lettura -io non le ho sapute,o volute,usare.
L’archivio completo (quasi 90.000 nomi)dei collaboratori dello STB, il servizio segreto cecoslovacco.
Le due lettere di Moro che si era fatta dare da mia madre(perlomeno sembravano tali,io però non sono un perito del tribunale)una indirizzata a una cantante abbastanza famosa all’epoca a cui Moro indirizzava parole per così dire di profonda amicizia,un’altra con i conti bancari per pagare la corrente di un suo famoso avversario politico che si trovavano in Canada .
Poi delle foto tanto affascinanti quanto per me enigmatiche. In esse venivano fatte delle indicazioni ma non avevo alcun miliardo per fare delle ricerche(a Claire Serling per fare le ricerche sull’attentato al Papa -con risultati medi- Riders Digest ne aveva concessi quattro…..)(a me in Italia prestigiosi pseudomaestri di giornalismo investigativo come Romano Cantore dopo enormi elogi,cioè sostanzialmente una presa per il culo,si limitavano a rubarmi lo spunto senza dirmi nenche grazie come nel caso dello studio avuto in anteprima del prof.Salvatore Sechi chedimostrava che per un attimo De Gasperi non escluse di passare dalla parte di Stalin(!) o che l’allora astro nascente PSI Franco Piro era indagato per collusioni mafiose .
Che io non abbia mai utilizzato questo materiale,di cui per la prima volta adesso faccio vedere alcune foto e parlo,può sembrare più che un gesto di rispetto verso dimensioni delicate e complesse una forma di senescenza precoce ma la banale e atroce verità e che già allora non mi fidavo più completamente del mondo del giornalismo e della magistratura ed essendo un lupo solitario-quindi senza una precisa struttura editoriale che mi avrebbe nel caso difeso- preferii non farne nulla.
Certo però……chi non ricorda Amendola che va a protestare alla Ambasciata Cecoslovacca perchè teme che i suoi servizi siano un raccordo internazionale delle br (ma mettiamo che le br abbiano ottenute armi dai cecoslovacchi: non significa mica che alla sera si riunissero in preghiera per recitare le giaculatorie dello STB!)
L’informativa del Sisde che la direttrice della libreria Interscambio di Milano Sandra Castelli nonchè redattrice di Controinformazione era amica dell’avv.Jacques Verges il quale in Cecoslovacchia avrebbe acquistato armi per l’ETA e per l’IRA(ma quando a Belfast al corpo armato più pericoloso e spietato dell’IRA stesso ,i Dubliners Voulunteers Fighting ,chiesi se era vero si misero a ridere) la preveggente relazione di minoranza di Leonardo Sciascia che già nell’82 segnalava indicazioni del Sismi-come al solito però generiche -sulla Cecoslovacchia come matrice internazionale, d’Alema che ammette in commissione Mitrokin che l’allora dirigente della Commissione Centrale di controllo
Cacciapuoti fu mandato in Cecoslovacchia per chiudere le coperture anche russe con le br,la Faranda e Morucci catturati con il mitra che uccise Moro in casa della superspia del KGB Giorgio Conforto(con tutto il rispetto non ho mai trovato una smentita risibile come quella della figlia Giuliana che ha rotto di recente del tutto inutilmente un silenzio di quasi trent’anni negando che il padre potesse essere un capozona del KGB perchè… scriveva” poesie” e lei e i suoi bambini la Stella Rossa al merito spionistico in casa dei suoi non l’hanno mai trovata (!)…sì ,magari mancava a discarico anche la ricetrasmittente…a proposito: per la Conforto anche in questo caso i veri colpevoli sono loschi figuri come Bush, e ti pareva…..)
Dicevo non sono qua per illudermi di poter trovare il grande incastro,ma solo per potervi riferire-sperando di non annoiarvi troppo-quanto sia traumatico che nonostante il Vento della Storia ti abbia alitato in gola
“La verità rimane sempre questa-come scriveva il grande Neruda-Che tutti avevano ragione.E io frattanto dormivo.”
Certo campassi mille anni alcune cose continuerò a non capirle.
Nel 98,credo fosse quello l’anno,Prospero Gallinari presentò in conferenza sempre nel capoluogo emiliano la sua riduzione teatrale del Caso Moro affidata teatralmente a un bravo attore come Sergio Fantoni.
Nella multisala di via Berti Pichet non venne accolto come un terrorista,venne accolto come un eroe.Corelatore un deputato di Democrazia Proletaria-mi sembra allora esistesse ancora-di cui non ricordo il nome con la faccia da tartaro che interloquiva con quello che a lungo,sbagliando,si pensò avesse materialmente ucciso Moro come se parlasse con uno statista. Era appena uscito un libro di non mi ricordo quale collega americano,di quelli che vengono in Italia e pensano in tre anni di capire tutto. Ovviamente le br erano state al soldo della Cia ,del Kgb, del Sismi ,dello Stb e probabilmente anche dei servizi di sicurezza della Repubblica di San Marino. Suscitando un muggito d’orrore nella platea tardo-radical- chich-autonomia operaia lo accostai assieme ad altri giornalisti locali per fargli qualche domanda.
Gli chiesi cosa pensasse del libro americano temendo mi prendesse alla gola.
“Davvero interessante ,interessantissimo” mi rispose lasciandomi di stucco.
“Ma come,non si incazza?non si infuria alla solita descrizione delle br telecomandate?”
“Ma,non so…comunque fa piacere che persino dall’America si interessino a noi.”
Ma il mio stupore raggiunse il culmine alla risposta successiva,che risbobino testualmente.
“So di essere banale,anzi me ne perdoNA (nel nastro mi esprimo proprio così, bè ero emozionato,non era facile fare certe domande a un mitico rappresentante delle BR storiche con attorno quasi cinquecento persone che fremevano come se stessi mettende le mie zampe nelle mutande della Madonna.) Scusi anzi la vieta storia,la storia che…insomma,
no, mi rendo conto che avrete avuto le vostre ragioni….”
“Se lei non mi fa la domanda io non capisco nè quali fossero le nostre ragioni , nè in cosa la devo scusare.”
“Troppo giusto. Perchè , la domanda è: avendo fatto la scoperta antiamericana del secolo,cioè la struttura di Gladio,confessatavi da Moro, avete speso centinaia migliaia di pagine per parlare dell’intero Universo ma non avete parlato,denunciato,QUESTA COSA?la più importante?”
Pensavo che Gallinari ormai fosse allenato e avesse una bruciante brillante rabbiosa risposta con cui incenerirmi.
Ma non fu così.Lo sguardo si abbassò come intristito ,ed inizio a balbettare.
“Sì dunque,ecco……dunque…….“(silenzio)
“Ma ha capito la domanda?”
“Certo che l’ho capita.” (Silenzio)
“E allora?”
“E allora la domanda la faccia A LORO!”
Nel dirlo di scatto colui che veniva allora definito un infartuato con pochi mesi di vita(credo,e mi fa piacere,stia ancora benissimo)mi saettò la morsa di ferro della sua mano attorno al polso con una tale forza che ne portai il livido senza esagerazione per alcuni giorni(contromugghìo della platea salottiera- eversiva che pensava finalmente iniziasse a darmele di santa ragione)e mi lanciò nello sguardo una vera e propria onda d’urto non capivo se per comunicarmi un messaggio o per sondare se per caso non fossi più idiota di quanto non si era augurato.
Che significano episodi questo?io non l’ho mai capito.
Aver appurato la loro sincera indole rivoluzionaria come abbia fatto chiunque li abbia accostati non significa che ognuno di loro avesse il controllo totale della situazione, mi chiedo anzi se mai qualcuno-lo stesso Moretti compreso-l’abbia mai avuta(in una mia intervista di anni fa il figlio di Dalla Chiesa Nando non esitò a definire in parte”eroica”la loro visione della società,ne ebbi tra l’altro un richiamo ufficiale,ma era interessante appurare quanto fossero entrati nell’inconscio anche dei figli di coloro che più li avevano combattuti.)
E’ anche vero,poi,che ogni volta che ho verificato un” mistero” esso non si è dimostrato tale.Credo che poche cose siano scioccanti come l’episodio riportato da mille cronache e mille libri di Renato Curcio e con lui la colonna storica delle brche cerca di verificare,forse appurandolo?che Mario Moretti era il grande infilitrato.
Di recente ho seguito una sua conferenza in una libreria della Riviera sul lavoro precario e interinale,devo dire dalla persuasività ipnotica.La migliore amica che personaggi come lui e persino all’opposto Giusva Fioravanti hanno avuto in carcere è stata la cappellana orsolina suor Maria Gervasia Asioli, mia ex insegnante alle elementari dai gesuiti a Roma(altra incredibile coincidenza,mi rendo conto,ma io non posso farci niente salvo si voglia pensare che abbia collegamenti con Matrix e rimodelli la realtà a mio piacimento.) Facendo il nome di suor Gervasia lo vedo subito disponibile, gli chiedo se veramente lui e il gruppo storico hanno fatto un controllo su Moretti infiltrato e cosa ,in caso, hanno scoperto.
“Io non credo che l’ultimo demente in Italia, a parte i giornalisti ,possa veramente pensare io abbia fatto o avvallato una cosa simile.” mi rispose. Quando l’indignazione supera certi livelli raffredda la sua lava in una sorta di serenità marmorea,la stessa con cui Curcio mi osservava da distanze siderali.
“Si ricordi che io sono americano!”balbettai sgaiattolando via goffamente dalla categoria.
E ci sarebbe tanto altro da dire.Di recente ho avuto una telefonata con Giovanni Senzani nella sua libereria di Firenze,forse spiazzato dal mio non essere italiano lui che non parla MAI con i giornalisti mi ha concesso non certo una intervista ma un colloquio di diversi minuti anche perchè lui e il generale depistatore Musumeci che colloquiano
di nascosto (lo zio Igor magari a controllarli di lontano) mi è sempre sembrata una grande stronzata ma,MA,anche questa fosse vera-e non lo credo-andrebbe concesso che la guerra tra i terroristi e i servizi è una guerra che a volte implica zona neutre,di confronto,come due belligeranti appunto a una trattativa,non significa che uno è al soldo di qualcun’altro.Adesso Senzani si dà molto da fare per l’antimafia Sicilia.
Un’ultima sonda però inutilmente lanciata nel rochi interminabili cosmi di quegli anni,di milioni di carte istruttorie,di terroristi,di “eroi”e macellai , fiancheggiatori oggi divenuti apprezzati top managerr od opinionisti di grido,la voglio descrivere:ed è quella diretta verso Paolo Baschieri.
Nelle br ci sono stati anche intellettuali di vaglia ma a differenza di molti di loro usciti distrutti o comunque depotenziati anche nella propria indole di studioso da quella esperienza come il prof.Enrico Fenzi
o il criminologo Giovanni Senzani il prof.Paolo Baschieri ,tra i capi della colonna Toscana,è oggi brillante cattedrattico di biofisica al Consiglio Nazionale delle Ricerche.Secondo il sen.Pellegrino i numeri delle banche svizzere trovatigli in tasca ai tempi del suo arresto custodirebbe ro i segreti più inconfessabili delle br tra cui persino le carte origimali mai trovate del memoriale Moro.
Siccome poi la colonna toscana si sarebbe riuntita dall’Anfitrione a Firenze,cioè mio zio,non posso non cercarlo.
Irrintracciabile all’Università lo cerco a casa dei suoi. La reazione della madre non posso,per rispetto di una persona anziana che deve comunque aver sofferto,riportarla.Diciamo che è stata graffiante,per usare un enorme eufemismo.
In ogni caso mi scuso e metto giù la cornetta in contemporanea alla- con ira sbattuta- cornetta della interlocutrice.Rialzo per fare un’altra telefonata e chi ti sento?sempre la signora Baschieri che si precipita a telefonare al figlio in preda al panico(“Dopo tutti questi anni ancora lo tormentate!vergognatevi!”)
Chiaramente il telefono è sotto controllo e una saturazione della linea ha dislocato sulla mia l’ascolto.Quale pulpito privilegiato per ascoltare,se ne hanno,le loro più complesse confidenze.E tra l’altro complimenti alla tenacia dei servizi italiani che dopo quasui trent’anni pensano,giustamente,che gli altri reputino impossibile di essere ancora intercettati. E invece….solo che non mi sono mai piaciuti i frutti di un agguato e per quanto a malincuore mi faccio sentire:”Signora,scusi,sono ancora in linea….””Ancora lei!?allora lei è veramente americano!maledetto!”
Quel “veramente” fu straordinario,quasi noi americani per certe persone si viaggi con il satellite al polso e i colleghi italiani scrivano ancora con l’Olivetti… (io ,poi, il computer ho imparato a usarlo bene solo in tempi abbastanza recenti).
Sarebbe forse interessante uno studio sui comportamenti eversivi dettati anche dalla struttura caratteriale della famiglia di riferimento.Baschieri non ha mai risposto alla mia cortesissima mail.
La conclusione è che non ne ho nessuna,tranne che questo righe mi sono venuto in mente leggendo su Dagospia che Moro in realtà forse fu nascosto a Palazzo LOVATELLI.
Mio zio fu così diabolico da suggerire come nascondiglio sicuro addirittura il palazzo dei parenti di sua moglie?
La risposta non credo si trovi nelle carte che mi lasciò e che in mille traslochi della mia vita ho in gran parte disperso.
Penso semmai che possa trovarsi dalle parti di Victoria, in Canada,dove la sua diabolica sottigliezza non escludo possa aver fatto finire il suo archivio segreto.
Le signore che lo stanno gestendo però, Karen Avery e Catherine Arding,non credo potranno mai capire cosa stanno veramenente compulsando.
Cristiano Lovatelli Ravarino.