Skip to content

Cristiano Lovatelli Ravarino

  • Chi sono
  • Video Interviste
  • Contatti

L’incredibile Gianfranco Farioli

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017
Sapevo che aveva pochi mesi-forse poche settimane-di vita quindi rimasi molto sorpreso quando notai la presenza di Mimmo Rotella all’inaugurazione ,due anni fa a Milano ,della Galleria- Cartoleria Fabriano. “Mi fa piacere vederla così in forma Maestro-“gli dissi augurale.
Come un fantasma che decida di spendere per pura cortesia le proprie ultime stille di sangue Mimmo Rorella mi posò sulla spalla una mano che più che appoggiarvisi sembrava ,diafana, traforarla e in mezzo a testimoni mi sussurrò: ” Tanto da vivere qualche altro giorno.. senz’altro.Ma non potevo mancare Gianfranco Farioli.E’ il nostro unico artista Rinascimentale.” (Rotella morirà tre mesi dopo,ndr)


 
Ci ho messo due anni di frequentazione per capire quanto fossero appropriate le parole del supremo esponente del decollage.Per trovare un file classificatorio che non stia stretto a Gianfarioli (il suo contrattivo nome d’artista)io davvero credo si possano inziare a fare paragoni ideali come quello di un moderno Leon Battista Alberti. Sono accusato di provare in genere una specie di sadico piacere nel trovare qualunque motivo con cui schernire l’arte moderna, la mia fascinazione,quindi, penso possa essere credibile.
Gianfarioli è un pittore?anche. Ma è anche tutto il resto.
Forse sarebbe più semplice cercare dicapire cosa non sa fare.Architetto,decoratore d’interni,scultore di gioielli,progettista di macchine,designer di mobili,re-designer di elettrodomestici,urbanista,fotografo, scrittore, alchimista d’eventi sociali e culturali….e anche sorta di spiazzante coronavirus creativo in grado di inseririsi in qualunque talento per divernirne il doppio speculare,il riemerso inconscio iconico , l’eterozigota gemello espressivo.
Ci vuole una immensa soave consapevolezza di sè per trasformare Francoise Sagan in creatrice di mobili,per proporre ad Anna Maria Calissoni Bulgari e Paolo Bulgari di disegnare assieme..gioielli Bulgari, per regalare a Gerald Malanga- il vero genio esecutivo di Andy Wharol- il suo ritratto definitivo,per fare il restyling delle più belle case italiane nonostante le firme storiche da cui vennero progettate…
Come ogni vero artista Rinascimentale Gianfarioli percepisce l’Italia come una immensa tavolozza dove non c’è monumento,dimora storica,cornicione,autovettura,ferro da stiro,volto,specchio d’acqua,stato d’animo,dna sociale che egli non amerebbe rimodellare,colorare,destrutturare, riconfigurare,….sembra il “Re Aedificatoria”di Leon Battista Alberti dei giorni nostri ed è invece soprattutto lo straordinario talento polifonico di un artista-forse sarebbe meglio dire progettista- fino ad oggi adorato da una cerchia di raffinatissimi intenditori ma che se la nostra editoria d’arte fosse meno lordata in gran parte solo da soffietti su ebeti di cui si nasconde la natura di inserzionisti gli dedicherebbe una copertina una settimana sì e una settimana no.(Non che qualche illuminata eccezione non ci sia stata come una,splendida,di House and Garden su un suo loft in piazza di Spagna a Roma)



E’ anche,bisogna dirlo,colpa di Gianfa. E’ troppo aristocratico per sottolinearsi, per citarsi. Io ci ho messo due anni per estragli- quasi ogni volta dolenti molari dalla memoria-notizie sulle sue creazioni,che pure sono così varie,o sulla sua vita, che pure è densa di innumerevoli incontri.Anche perchè un’altra sfaccettatura soprendente delle sua psicologia è quella di dimostrarsi un vero e proprio biografo dell’attualità. Di ogni persona che ha incontrato ricorda tutte le ramificazione parentali,le opere,gli amanti,gli scontri,i misteri,le ermeneutiche,i testi…e mai,mai,che un suo giudizio non sia – benchè puntualmente folgorante-privo di pietas per la persona o per l’opera rievocata…il colloquio a volte con Gianfa si fa pressochè telepatico.
Tu gli dici una cosa e lui già risponde alla terza sottoipotesi sottotraccia al tuo discorso. (L’unica persona che ho conosciuto dell’altro sesso in Italia con la stessa velocità mentale è la scrittrice Barbara Alberti, più che intuire lei preaffabulava i tuoi stessi discorsi,non a caso -per chi ne capisce qualcosa-la più bella intervista degli ultimi venti anni in un giornale italiano-sfido chiunque a smentirmi-è quella che le ha fatto per il Magazine del Corriere della Sera Claudio Sabelli Fioretti)

 

Ma questo creatore il cui terribile padre costruì i primi grandi supermagazzini a Milano che sa parlare imprevedibilmente dell’intero mondo e troppo poco vuol parlare di sè non è certo affiorato dal nulla….furono Renato Guttuso e Mino Maccari presentatigli da Francesco Waldner che ne intuirono il talento e gli suggerirono di iscriversi al Liceo artistico di Roma. Inizia subito a interagire con il gruppo più sovversivo esteticamente del 68 “Gli Uccelli” della Facoltà di Architettura di Valle Giulia (nidiata i cui pacificati detriti arrivano fino ai giorni nostri, l’ex ottimo inviato speciale oggi esperto soprattutto di pallone Paolo Liguori di Italia Uno ad esempio )Poi entra nella bottega di Gastone Novelli e di Afro (il padre dell’astrattismo italiano a cui,con lungimiranza,le istituzioni davano da insegnare Figurativo..)e sotto l’ala pedagogica di maestri come Bruno Zevi,Maurizio Sacripanti,Paolo Portoghesi.Entra in simbiosi con il grande pittore Lorenzo Tornabuoni grazie al quale diventa intimo di Alberto Moravia,Pier Paolo Pasolini,Fabrizio Clerici,Valerio Zurlini…io dico che con i suoi ricordi su ognuno di loro si potebbe fare un libro,considero un crimine da parte mia ogni volta che ho incontrato Gianfa senza portarmi un registratore appresso.Comunque a partire dai dai primi anni settanta la sua è un’ idra compositiva i cui trasfigurativi tentacoli non risparmiano nulla.
Arreda il residence Sottocatena di Taormina per lo Studio dell’architetto Giulio Minoletti di Milano,lavora a Roma con Tomaso Buzzi e Giorgio Pes- quest’ultimo scenografo di genio adorato da Luchino Visconti e architetto prediletto da Silvio Berlusconi-progetta elementi di illuminazione per la Ditta Sarfatti,vince il Premio Roma per la fotografia, disegna manufatti per Renè Podbielsky per Palazzo Taverna a Roma,diventa il corrispondente del Woman World Daily,contribuisce alla riprogettazione della casa di Brando e Cristiana Brandolini d’Adda,collabora con Bulgari, idea mobili con Francoise Sagan,produce punti luce in ottone e perspex per lo Studio Gieffediuno di Roma,rimodula assieme a Lauretta Benaglia della Polla il logo della Società Italiana Aeritalia,disegna tessuti per Alfredo Tedesco a Milano, insegna in Università di prestigio come quella per la terza età del Cardinale Colombo a Milano,cura con Carla Venosta le pubblicazioni e i premi della Fondazione Europea Guido Venosta e inizia letteralmente a ricoprire l’Italia di progettazione e ristrutturazione di case e negozi di prestigio in collaborazione con l’architetto Elena Cirincione……la catena dei negozi Gherardini ,la Villa di Umberto Ortolani, (!)la villa al Circeo di Giancesare e Alessandra Romagnoli, gli Uffici del Cavaliere Cosentino Puglisi,casa Giorgio e Rosanna Falk,casa di Massimo Garcia -il mitico play boy dell’high society-al Colosseo a Roma, sempre con Elena Cirincione la piscina il giardino e la casa di Ignazio de Luca a Catania, sempre a Catania la villa del Cavaliere del lavoro Ennio Virlinzi,lo studio e l’ufficio dell’ex ministro democristiano Tony Bisaglia e -spaziando nel mondo- la depandance per gli ospiti di ville come quella ad Acapulco del barone Ricky di Portanova talmente intriganti da fare da set per uno dei film di 007….. altre fulminanti progettazioni la City Car (1971!) che quasi trent’anni dopo come idea gli verrà chiaramente rubata dai progettisti della Smart Car…

 

Per non parlare di tutta l’attività pittorica o di quella di disegnatore di gioielli di cui sono rimasti memorabili quelli creati per Donina Cicogna come i ricordi che ha del suo apprendistato.Ad erudirlo ai misteri creativi della orificeria due personaggi che se non fossero veri sembrerebbero ognuno scaturiti dalla pagine balzacchiane di un romanzo.
Il primo Fulco Santostefano della Cerda,duca di Verdura,(l’apprendistato a Gianfarioli verrà fatto nella stupenda villa dei Pecci Blunt a Reale di Marnia) alla cui madre il cugino Tomasi di Lampedusa si ispirerà per creare la figura di Angelica. Introdotto da Cole Porter diventa in America il creatore di preziosi esclusivo per tutti i grandi di Holywood,Greta Garbo,Gary Cooper,Joan Crowford.Suoi saranno i temi delle corde e delle monete attribuite a Coco Chanel i cui preziosi famosi nel mondo erano in realtà opera sua…solo il racconto integrale con cui alchemicamente Fulco della Cerda viene rievocato dal suo allievo riempirebbe l’intero articolo.Ma solo su questo microsegmento della sua creatività Gianfarioli avrà anche un’altra maestra scivolata di netto dalle pagine della Storia,Lady Lidia Deterding,l’unica amante per cui Adolf Hitler stava per lasciare Eva Brau…è come se questo nostro singolare artista postrinascimentale avesse voluto succhiare-delicatamente riuscendoci- il sangue della cultura di un intero secolo.
Non a caso già ai primi anni settanta il mitico Moma si era accorto d lui immettendo nella collezione permanente alcuni suoi oggetti di disegni industriali.
Ma sembra giunta davvero l’ora che L’Italia si accorga definitivamente di lui,un personaggio che nel Rinascimento si sarebbe trovato completamente a suo agio mentre oggi molti dei nomi che vanno per la maggiore non vi avrebbero saputo fare, probabilmente,neanche i palafrenieri.(Rari preziosi oracoli delfici come Ferdinanda Pivano hanno per fortuna vaticinato anche nel nostro paese la inimparagonabile presenza di Gianfarioli presentando ad esempio in modo straordinario la sua mostra in onore di Gerald Malanga dove l’ho conosciuto…)
Ma c’è qualcosa di ancora più importante nella vita di Gianfa,perlomeno per chi come me pensa che l’amore per l’arte sia tutto ma comunque meno importante dell’amore per gli animali.Una volta lo incontrai in un lato periferico della Stazione Centrale del capoluogo lombardo-là dove Milano si trasforma di colpo in una sudicia Bagdad-emettere strani suoni rivolto verso l’alto.”Ti senti bene Gianfranco?”gli chiesi preoccupato.Stava cercando di dare da mangiare a delle piccole tortore del collare perchè si era accorto che ne avevano ucciso la madre…i tre piccoli volatili vennero poi portati a casa e con un alimentazione goccia goccia miracolosamente salvati. Se si ha la fortuna di sorseggiare del Perriere- Jouet nella casa francescana dove Gianfranco riceve splendidamente gli amici(come un vuoto nitido cristallo riempito solo dalla sua concentrazione) basta un suo fischio e due tortore si sistemano nel loro nido,cioè la testa di Farioli,e la terza sulla sua spalla e da lì non si spostano neanche a pregarle in ginocchio.

 

Se il nostro distrattissimo irraggiungibile snobistico Dio dai suoi innumerevoli giretti ai bordi dell’Universo un giorno dovesse rifare una capatina in questa nostro sperdutissimo mondo io so già a Milano in quale spazio francescano andarlo a trovare.
Cristiano Lovatelli Ravarino
READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Ustica. L’ultimo mistero.

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

In un mondo di nebbie avvelenate come quello della strage di Ustica da sempre avrebbe dovuto risplendere una verità elementare : tra tanti finti esperti tante finte rivelazioni tante finte testimonianze  l’unico che non poteva essere smentito, il primo nella lista degli interrogandi ,chi era ?ma è ovvio il colonnello Fattori colui che aveva costruito e ancora manutenzionava i radar che inquadrarono il DC 9 dell’Itavia prima che scomparisse nel nulla . Nessuno gli ha mai fatto neanche una telefonata. Un pò come se sulle Brigate Rosse si fossero interrogati tutti tranne Mario Moretti. Bene ho dovuto farlo io dopo quasi quarantanni…e credo che il colonnello di cose interessanti da dire ne abbia parecchie. Questa intervista è stata reoputata talmente importante che il mitico giudice Rosario Priore che già fu il titolare dell’inchiesta la giudicò degna di riaprire le indagini portandola personalmente ai colleghi che erano subentrati. Ma  l’unica conseguenza che ne scaturì fu che nel video scomparve improvvisamente ed inesplicabilmente il sonoro.  Dopo qualche tempo rimetto mano al mio journal on line riproponendovela  integralmente nella speranza…continui a sentirsi ! (Ringrazio -a proposito se noi americani siamo o meno collaborativi- il Regional Security Officer dell’Ambasciata Usa a Roma che mi fece il nome del colonnello Fattori  come colui che deteneva il fragile Graal della verità )

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Leonardo Cremonini

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

L’unica artista italiano su cui mi interrogava Francis Bacon era Leonardo Cremonini.
“What’s happ to Leonardo? “”Cosa combina Leonardo?”.
Ma non me lo chiedeva con un tono incuriosito-lui che pure sapeva essere così spietato con colleghi anche famosi. Me lo chiedeva con un tono preoccupato.
Era forse l’unico pittore nei cui confronti avesse una specie di complesso,o perlomeno una ammirazione quasi reverenziale.

Con Cremonini aveva esordito nella sua prima galleria inglese, la Hannover della Erica Brausen, sulla vespa di Cremonini aveva scorrazzato nella sua prima visita in Italia,e Cremonini nel 91 era andato a trovare in Italia, poco prima di morire -quasi un commiato dalla vita- nello stupendo studio(uno dei tanti nel mondo) che il pittore possiede alle Isole Eolie.

“Ma allora perché nel corso degli anni non mi ha cercato più spesso?” mi ha chiesto di recente con affettuosa perplessità il grande maestro di Bologna,città che nei suoi confronti si è comportata in modo orrendo,(si pensi alla inaugurazione del restaurato stupendo complesso museale di San Giorgio in Monte affidata a pittori cartolineschi o pittori della domenica ma,si sa,il capoluogo felsineo adora le mezze figure-forse perché ne è composta- e odia i geni).
La risposta era molto semplice.
Bacon era innamorato di Cremonini. E non solo della sua pittura.
Il maestro delle vertiginose spiagge lunari infatti non è solo un prodigio iconico,è anche un prodigio genetico.
Io non conosco pressoché nessuno che superati gli ottanta dimostri la metà dei propri anni.
Non altissimo ha mantenuto una chioma beethoveniana ,da ventenne,denti perfetti,una pelle adolescenziale e dei muscoli che sembrano ancora in grado di stritolare un toro.

E’ come se fosse una delle cinque sei persone al mondo a cui il Tempo non avesse il coraggio
Di riscuotere le tasse, forse perché sa che sulle sue tele scorrerà inutilmente.
” E poi deve possedere una energia sessuale spaventosa- chiosava di lui incuriosito Bacon -lo si
vede da come dipinge i seni e persino i peni,sicuramente i meglio dipinti dell’arte moderna. Solo
chi in questo ambito è insuperabilmente felice può dipingerli così. Mi ha sempre enormemente attratto ma se lo corteggiassi,lui che omosessuale non è, con cosa potrei cercare di fascinarlo?parlargli di pittura dove forse è lui a potermi dare dei suggerimenti?Se prendessi un mio quadro di cane e lo mettessi accanto a uno dei suoi cani dipinti non penso ne uscirei benissimo…
(per inciso,e a documentazione degli scettici ,tutto questo non lo diceva solo a me ma è confermato anche dalla più grande vivente fotografa d’arte inglese, Alyson Hunter, a cui lo riferiva Daniel Farson,il vero geniale biografo della vita di Francis Bacon)

Quest’ultima spiaggia della pittura come definivaCremonini Franco Solmi,o il più inconfondibile dei neofigurativi nell’accezione di Giuliano Briganti,o con sottile paradosso il pittore dell’astratto reale secondo Louis Althusser (nel senso che è tale la maestria compositiva dei suoi quadri che anche i rapporti fra le cose dipinte diventano”figura”) un pittore insomma come notava impressionato Umberto Eco che non ha eguali per le emozioni e le interpretazioni che ha saputo suscitare anche al di fuori dalla cerchia degli specialisti è però anche un maestro a cui l’Europa(ha studi a Parigi, Firenze ,Panarea ,Venezia…) non ha saputo ancora trovare a- della Cee perenne rossore- un editore per le migliaia di suoi disegni inediti che costituiscono un straordinario inedito corpus e di cui qualche fulminante frammento(assieme a diversi quadri) potrà essere visti da Domenica 11
Settembre dalle undici in poi nella mostra”Gli animali dell’uomo” sui Colli Alti di Monte Morello di Sesto Fiorentino in una chiesetta medievale riadibita a minuscolo ma prezioso spazio espositivo con catalogo curato da Antonio Natoli, il direttore del Museo degli Uffizi.”E’ anche un omaggio al Gruppo Gualdo -annota il pittore- un raro gruppo di persone di grande sensibilità culturale in grado di capirmi.”(oltre al Gruppo Gualdo,un gruppo di splendidi volontari che attua rare raffinate esposizioni anche nella scultura e opera anche nello sport la mostra è altresì sotto l’egida dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Firenze,il Comune di Sesto Fiorentino e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze).

Il video lettore potrà rimanere forse impressionato dalla terribile severità dei giudizi di Cremonini sull’Arte Moderna.
Ma come diceva Antonio di Pietro non eravamo noi dei pool ad essere dei sadici, erano i reati a
Essere gravi. Così non è colpa del pittore se il panorama dell’arte moderna assomiglia a un grottesco luna park pieno di arroganti scarabocchi,ferraglie,”installazioni” confondibili con quelle di un palco, lucine, bamboline,letterine,televisori rotti, sassetti riquadranti santini ,pupazzi impiccati di pelouche .…insomma spazzatura e ferrivecchi che non pochi ,anche coloro che credono di intendersene,scambiano per arte.

Che questo squallore non sia destinato ad accedere all’eterno lo pensiamo in molti. Ci voleva il genio e il coraggio di Leonardo Cremonini per ricordarcelo fino in fondo. .

Il suo sguardo sulla storia dell’arte gentile Maestro è talmente severo che lei trova da ridire persino sulla Cappella Sistina di Michelangelo. Non andrebbe bene. Il Buonarroti sbagliò?

” Potrebbe sembrare davvero presuntuoso pensare che Michelangelo sbagliasse qualcosa .Eppure
continuo a credere che la Cappella Sistina sia stato un errore,un meraviglioso sublime errore ovviamente. Ma come tutti sappiamo gli venne imposta,rischiò la prigionia e la vita pur di non farla.
E per quanto continui ad affascinare il mondo continuo a pensare che- se fosse stato libero- in quegli anni ci avrebbe regalato capolavori ancora più sublimi.”

Con un salto di cinque secoli arriviamo a un altro grandissimo, Picasso. A lei Picasso maestro ,diciamocelo, fa proprio schifo. Una sorta di grande bluff. Giudizio che nel mio contare assolutamente nulla condivido appieno.

“Sono sempre stato un osceno denigratore del mito di Picasso.”

Grandi idee,suppongo ne convenga,ma rozza esecutività:è così?”

“Nessuno ha mai negato le sue enormi potenzialità,ma Picasso le immolò….al mito del successo,il vero mito devastante del nostro tempo,un mito orribile proliferato su un vuoto:quello creato dalla scomparsa di ogni fede.Senza la fede,qualunque fede,l’uomo si sente solo e non lo sopporta…si abbarbica a questa fede deteriore,di quart’ordine,che è il successo.”

Burlington Magazine,mi sembra,scoperse anni fa che persino l’indubbia straordinaria maestrìa compositiva di Guernica- quella non poteva essere negata- era un calco da una rara litografia di tauromachia spagnola…comunque i falsi miti dei falsi grandi pittori dell’arte moderna potrebbero
Farci scrivere una enciclopedia…lei ad esempio so che non è mai stato supino,anzi non ha mai creduto,ad uno dei pochi grandi miti apparentemente inscalfiggibili dell’Arte Moderna Italiana:Lucio Fontana.

Esattamente.
Lucio Fontana è il simbolo di questa finta arte soltanto devoluta al mercato,di qualcosa
Cioè oscenamente privo di qualunque qualità creativa ma per ciò stesso concepibile come merce,come rozzo manufatto che -data la sua ridicola irrisoria esecutività- può rispettare la sacra regola dell’arte degradata a merce: l’iperproduzione, la quantità, u n capolavoro ogni dieci minuti….insomma l’arte seriale,il quadro e la scultura ridotte a fotocopie pronte all’uso….io sono sempre stato assediato dai grandi mercanti d’arte ma a parte pochi fuoriclasse del settore che mi hanno capito- come Claude Bernard- quando vedevano che per un quadro magari ci mettevo alcuni
mesi,che potevo garantirne dieci ,undici in un anno,forse…mi guardavano come un pazzo.”Ma a me ne servono cinquecento !Gliene garantisco la vendita!”guaivano come rapinatori increduli di fronte a qualcuno che possieda le chiavi d’accesso della Banca d’America.”Cinquecento quadri in un anno?Vada da qualcun altro!” rispondevo accompagnandoli senza salutare alla porta. E loro ci andavano. Di maestri dal capolavoro in dieci minuti….è piena la terra. Affollano i giornali e le mostre che si vedono in giro.”

All’Accademia di Firenze hanno fatto di recente una mostra “Omaggio a Michelangelo,Forme per il David “di Baselitz,Fabro,Kounellis,Morris,Struth che è emblematico del discorso ,gentile Maestro,che stiamo facendo sull’arte moderna. Da un lato le sculture più sublimi di tutti i tempi. Dall’altro un “omaggio” di alcuni cosiddetti grandi artisti contemporanei fatto di colate di cemento che parevano pronte all’uso, assemblaggi di legni sporchi…sembrava una puntata di “Scherzi a parte”il programma comico di Mediaset…lei che ne pensa?

“Che nulla al mondo,davvero nulla,potrebbe interessarmi meno degli informi agglomerati da cui è composto….quell'”omaggio”.

Ma ruotando la nostro attenzione verso pittori che pure sembrano mantenere qualche stilema formale cosa ne pensa ad esempio dell’astro della Transavanguardia ,Sandro Chia?

“Un deficiente.”

Un deficiente?!

“Meglio:IL deficiente .Il deficiente nel senso proprio etimologico del termine,deficiens, colui che manca,ecco Chia mi sembra un artista a cui manchi tutto per essere considerato tale.

Di recente sono stato a Cortina per i convegni del Palawolswagen. Le gallerie locali erano piene di
Autori come Francesco Clemente e Botero.Cosa ne pensa di uno come Clemente che non mi sembra per inciso abbai tratto a suo tempo molto arricchimento dalla sua intimità con personaggi come Wharol e Basquiat?(faccio forse un’unica eccezione per i suoi”incendi”).

“Di Clemente penso esattamente quello che penso di Chia.”

E dei mammozzi tipo omone Michelin di Botero?

“Bè con Botero è leggermente diverso,a Botero bisogna almeno riconoscere una certa accuratezza artigianale.”

In effetti anche a me i suoi gatti di bronzo piacciono,sarà che il gatto e il bronzo sono due cose talmente meravigliose che comunque ne viene fuori qualcosa di buono.Ma sono sicuro che nell’arte moderna ci saranno anche cose che lei ama….

“Bonnard, la qualità pittorica di Bonnard è straordinaria.Tra l’altro pochi ricordano che era contemporaneo di Picasso anche se quest’ultimo visse più a lungo…non solo straordinaria qualità pittorica ma anche concettuale…l’uomo solo ,disperato, dell’attuale condizione umana quasi
fossilizzato dalla sua rabbia di non saper reagire è perfettamente profetizzato nelle tele di Bonnard.”

A proposito di profezia e che nessuno è profeta in patria…la città di Bologna sembra essere l’unica al mondo a non accorgersi di avere avuto con lei dopo Morandi un altro grande maestro…due antologiche in qurant’anni e non organizzate dalla città…


“In effetti anche quella del sessantanove proveniva da un tour europeo…come quella recente all’Accademia delle Belle Arti..dove perlomeno ho potuto riincontrare un critico a me assai caro, Adriano Baccilieri…”

Sì è mai spiegata questa torva insensibilità?Forse non essere lei protetto da alcun partito politico?

“Più che altro Bologna è stata colonizzata a lungo e in parte lo è ancora dallo sguardo critico di Francesco Arcangeli il quale si spese per movimenti come l’informale…esattamente il contrario di ciò che io sono…solo la forma è significante…l’informale è l’angoscia di tutti…troppo facile…oggi la “forma” di successo è quella della pubblicità e del fumetto…questo annebbia una presenza come la mia che ne è agli antipodi,essendo totalmente anticonsumistica”.

Ma insomma Momi Arcangeli sempre a caccia di nuovi talenti non si accorse di una montagna come lei, per di più vicino casa?

“Amava la mia pittura ma non scrisse mai una riga,mai,a tanto può arrivare il fanatismo teoretico. Nel 1960 faccio una mostra di una qualche importanza alla galleria il Milione diretta allora dal famoso Ghiringhelli il quale il giorno prima dell’inaugurazione mi telefona e fa”Non sapevo Arcangeli amasse tanto la tua pittura,è tutta la mattina che la sta guardando abbacinato.””Se è per questo non lo sapevo neanch’io!”gli risposi .Mostrava deferenza,chiedeva rispettosamente il mio parere,stava ore di fronte ai miei quadri…ma non spese per me una sola riga,lui che ne spese anche per sconosciuti rimasti per sempre tali. Non rientravo ,pericolosamente,nei suoi schemi critici…fanatismo teorico. Un’altra volta nel 69 ai Musei Civici dove appunto approdò dall’Europa la mia prima antologica bolognese lo incontro che esce dalla mostra assieme a Giuseppe Raimondi,mi vede ed esclama:”Cremoniini,ma sutch!..”e sventola le mani a rotazione dall’alto in basso quasi a dire troppa grazie Santantonio…mi sembra significativo che un critico della sua levatura e della sua raffinatezza quasi costretto ad esprimere ammirazione si sia rifugiato in una esclamazione da birocciaio.”

Ma il mito Morandi,di cui alcune recenti acquisizioni Museo omonimo mi sembrano perlomeno imbarazzanti,lei lo condivide in toto?

“Nessun mito condivisibile in toto,in quanto alle acquisizioni alcune possono rivelare perlomeno il valore di reliquia…”

Dopo gli anni cinquanta la sua produzione mi sembra però crolli,diventi molto più insipida,tra l’altro chiude la fabbrichetta artigianale di colori ad olio inglese a cui era legatissimo…

“No,su questo non sono d’accordo,a me piace anche dopo gli anni cinquanta.”

Sempre a proposito di miti…e Maurizio Cattelan,che adesso vende a miliardi?lui tra l’altro si vanta di essere troppo raffinato per “spendersi” nella mera esecutività delle proprie opere…quello che però pochi sanno è che in realtà vengono quasi tutte fatte da un artigiano suo collaboratore austriaco…quindi in pratica lui è lo scaltrissimo vampiro di un altro..(un po’ come fece A.Wharol con il povero Gerald Malanga)

“Ma il problema non è Maurizio Cattelan e i suoi pupazzetti di stoffa. Il problema sono i cretini che glieli comprano.
Vede, è un problema molto semplice e molto drammatico al tempo stesso. In una società che fonda se stessa sui consumi l’inconscio collettivo ha ripreso a considerare l’arte-quella vera- il nemico,l’AntiCristo,il diverso assoluto. Oggi che si parla tanto di terrorismi la vera arte a mio avviso viene percepita dall’inconscio collettivo meno come una forma di estetica che come una forma di terrorismo,di pericolo .L’ arte- che è l’individuo portato alla sua massima intensità -viene detestata dal cosiddetto mondo democratico che fonda se stesso sui consumi,sulla ripetizione seriale,sull’annebbiamento, sulla tecnologia atrofizzante. Si è arrivati al punto che l'”Urinatoio”di Duchamp-da lui concepito come mera provocazione perché non si sentiva apprezzato come pittore-oggi è considerato il suo capolavoro. Questo è un mondo che apprezza soprattutto i pisciatoi e le merde d’artista…. sarà che la vera arte la considera ormai molto più oscena.

Si è tanto demonizzato uno Stalinismo che affollava ogni stanza dei ritratti del suo sanguinario tiranno.

Io tra quello stalinismo e un cosidetto Capitalismo democratico che affolla i musei dei pupazzetti di un Cattelan ,pagandoli miliardi, non vedo-lo dico con infinita amarezza-alcuna differenza.”

Cristiano Lovatelli Ravarino

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Igor Markevitch, il grande vecchio. mio zio

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

Il primo l’ho bruciato, il secondo no.

Ma procediamo per ordine,per quanto possa esserlo quello delle proprie emozioni. L’unico peraltro che nella mia vita sono sempre riuscito a rispettare.

L’archivio delle Brigate Rosse,intendo quello di corbara Azzaroni,non mi venne consegnato nè dal Pentagono, nè dal KGB, ma dal caso e da un senso di pena.

Stavo studiando tanto per cambiare i miei libri di politica internazionale alla Hopkins nella zona universitaria di Bologna quando notai due cose. La madre di Barbara Azzaroni seduta sulla panchina di un giardinetto limitrofo alla Università americana e il fatto che batteva i denti. Dal freddo. Aveva un liso cappottino ormai ridotto quasi a cartone e parlava. Parlava da sola. Inoltre piangeva, piangeva senza neanche nettarsi le lacrime come se in lei la sofferenza fosse ormai diventata un secondo sudore. In lei non trapelava alcun imbarazzo perchè ai piedi le dormivano due drogati russando e un signore dalla età millenaria si cucinava in maglietta traforata sotto una sorta di smokin trasparente di plastica una minestra dall’odore misterioso che veniva inalata con circospetta attenzione da alcuni piccioni soddisfatti,sembravano,di sentirisi finalmente superiori a qualcuno.

Non era facile andare a fare le condoglianza per una figlia che era stata non molto tempo prima esecutata dalla Digos in un bar di Torino-nonostante pare si fosse arresa-con quasi cento pallottole. Il che significa che all’autopsia non venne portato un corpo ma alcuni ,robusti ,brandelli di carne.Le uniche foto riconducibili a quel povero corpo smantellato che ho potuto vedere ma non riprodurre sono forse quelle dell’omicidio Pasolini (purtroppo quelle della Azzaroni sono assai piterribili) 

 

Ma io lo feci; anche perchè la Azzaroni era stata compagna di appartamento per un certo periodo di una mia ex fidanzata, la Silvia Z. (non voglio rovinarle del tutto la carriera oscillante tra i verdi e i ds)che se non avesse avuto un cattivo carattere avrebbe

probabilmente potuto sostituire la Silvia Bartolini nella sfida contro Guazzaloca e probabilmente avrebbe vinto.Insomma per me la Azzaroni non era una mera astrazione (adesso le rare volte che ci incontriamo la Silvia Z -nonostate un fidanzamento di quasi 3 anni- cambia repentinamente marciapiede diventando cianotica ,come se portasse in sè il peso di aver copulato con Satana:

è di quelle che se scrivono che dietro il 2 Agosto e l’11 Settembre ci sono io ci crede).

La mamma della Azzaroni (o era la mamma del compagno storico della figlia ,Bignami?chiedo scusa ma scrivo senza avere con me il carteggio di mriferimento)mi accolse come se ci conoscessimo e mi aspettasse da sempre. Forse la solitudine a volte raggiunge tali livelli che chiu nque ci rivolga la parola, anche un vigile urbano per farci una multa, diventa un nostro fratello.

Sono cresciuto più con i mei nonni con i miei genitori: non sopporto le persone anziane che soffrono.

Con la scusa che avevo gestito un magazzino di invenduti tornai il giorno dopo con u n pacco di abiti anche per la figlia di Barbara: non avevano riscaldamento in casa nè di che mangiare,nonostante il comune si fosse fatto bello di provvedere alla assisenza di queste povere sventurate.Ma, si sa,i politici una volta che l’assistenza l’hanno proclamata sui giornali si sentono esentati dal praticarla.

Devo aggiungere per onestà che a tanto mia sollecitudine mi spinse presto un motivo abbietto:la figlia della Azzaroni.

Aveva circa quattordici anni,uno scalino appena superiore al farti sentire pedofilo come rischiavo di essere avendone io già una trentina.Io non credo di riuscire a descriverla ma se la Madonna di Loreto potesse essersi confusa con una danzatrice di lap dance ibericodalmata con le labbra che parevano essudsare sangue fiottando ogni tanto un minuscolo rivolo di saliva quasi i suoi umori si accalcassero per uscire… quella era lei.

Chissà che la riconoscenza… (ma venni subito inquadrato da una sua amica più anziana-di cui intuivo di sicuro una sola cosa:che al mondo tutto le piaceva tranne che gli uomini)che ci stette addosso come una piovra isterica costringendomi ,dico con rammarico per fortuna,di essere cavaliere fino in fondo.Dopo settimane di attenzioni,di cene in ristoranti caldi e confortevoli,di un lavoro trovatole in gelateria(modesto ma importante per la figlia di Barbara che credo si chiamasse Monica )la madre mi condusse in uno scantinato.”Noi abbiamo nulla per ringraziarla Cristiano,ma vorrei darle almeno questo.” Mentre mi schermivo come da una involontaria lampada di Aladino uscirono dallo scatolone materiale che al generale Dalla Chiesa se fosse stato presente avrebbe di sicuro procurato l’infarto.Risoluzioni strategiche,agendine con centinaia di numeri -tra l’altro ingenuamente crittati- (per capirne l’algoritmo ci misi alcuni minuti, crittografia io l’ho studiata) tecniche per la costruzione di materiale esplosivo devo dire queste per nulla ingenue ma che rivelavano una seria preparazione militare(mi colpì come sapesse che la comunissima aspirina unita ad acido idrocloridrico ,potassio clorato, e mannitolo e scaldata a fasi alterne(prima 80° poi 200°)portasse al nitrocloranile,cioè l’antisoglia della nitroglicerina: non so se mi spiego).Ma soprattutto il quasi introvabile tartufo eversivo erano le agende,anzi le date. Le brigate rosse sapendo come da classico manuale della guerriglia che non tutto poteva andare sempre liscio programmavano incontri anche a mesi, a volte addirittura anni di distanza. Sempre ingenuamente crittati nelle agende c’erano ,con date e luoghi ,quattro mesi ancora operativi per sette incontri in cinque città diverse.

Il videolettore scettico potrà obbiettare che era molto strano nessuno dei suoi compagni di lotta fosse andato a riprendersi quel materiale., o non fosse stato trovato dagli inquirenti. Il fatto è che era sepolto sotto montagne di materiale innocuo,ricordo le foto del suo matrimonio in Comune con un abito chiaramente firmato e un Renato Zangheri che offficiava festante.

Io presi quel materiale,salì sulle colline vicino Pianoro e ne feci un falò (conservando solo il materiale innocuo,tipo le foto del matrimonio e alcuni libri di poesie di carattere insurrezionalistico,alcune anche belle.) Alla faccia di chi insinua che appena vedo una spia mi metto tutto beato sull’attenti. Mi dispiace se per caso consegnarlo ai magistrati avrebbe magari potuto impedire dei morti ma anche l’avessi spedito per anonimo plico sarebbero risaliti a me ,e non stava certo in me sostituirmi a loro ,nè tanto meno diventare un loro informatore.Su di una ragazza ribelle all’ordine costituito, d’accordo, ma lirica e sognatrice e pronta a dare qualunque cosa di prezioso avesse a chiunque glielo chiedesse,fosse anche un clochard di passaggio.Forse l’unico comunismo in cui ho sempre creduto-io che di certo marxsista non sono-è quello dei gesti,non certo quello degli statuti. E poi la Azzaroni non era stata uccisa in un conflitto a fuoco,in un conflitto a fuoco,pur arresasi,era stata polverizzata. Con tutto il rispetto non so quanto mi innamorasse diventare il segucio di simili metodi.

Mentre salivano le spire delle braci proprio vicino al campetto di calcio a Gaibola, che ha ispirato a Lucio Dalla forse il suo primo e miglior capolavoro mi chiedevo se non stesse andando in fumo anche la mia carriera di giornalista investigativo.Ma ,questo troncò i miei dubbi, la madre della Azzaroni non si era affatto resa conto di ciò che mi stava consegnando.

Più che autore di uno scoop mi sarei sentito autore di un colpo alla nuca.

L’archivio del mio prozio Igor Markevitch quello no, non l’ho bruciato, anche perchè a lui sarebbe dispiaciuto… però ci ho messo degli anni sia a capire chi fosse veramente lui, sia che l’archivio me l’avesse consegnato.

Può sembrare incredibile ma cosa non lo è nella vita di questo incredibile personaggio? persino il tono di voce con cui il mio vero padre naturale Gianni Lovatelli della famiglia Chigi (ramificata nei millenni anche ai Caetani) me lo annunciò era inusuale, nonostante i suoi modi di perfetto aristocratico avessero come dogma centrale rimanere imperturbabile, sempre.

Quella volta invece era sbalordito, mentre mi telefonava da una villetta all’Olgiata dove suo fratello lo zio Bibi

 ZIO BIBI LOVATELLI CON PRINCIPESSA VITTORIA ODESCALCHI

gli aveva procurato un forno per seguire la sua grande passione: le fusioni in ceramica. “Crìstian,dunque…non ho cap…, è che… Igor ti vuole vedere.” “Chi è Igor?” chiesi disorientato. “E’ un famoso direttore d’orchestra che ha sposato una zia Caetani, Topazia ,incrociata ai Lovatelli, sai come la famosa zia Ersilia…” “E perchè è strano mi voglia conoscere?”

“Bè, è da venti anni che non si fa vivo con nessuno di noi.”

Ma siccome attorno al soprendente naturale figlio di Gianni Lovatelli Caetani (c’eravamo conociuti che io avevo diciassette anni e lui più di sessanta)

c’era una curiosità quasi morbosa da parte di un certo ambiente romano io allora ero talmente presuntuoso da pensare di poter interessare persino un personaggio imperscrutabile coma lo”zio”Igor.

Ma la verità è che sapeva.

Non potrò mai scordare la naturalezza con cui dopo dieci minuti sembrava ci fossimo frequentati ogni giorno della nostra vita e con cui introdusse, incenerendomi, l’argomento.

Parliamo,interessante data,del dicembre dell’77,lo ricordo perchè c’erano stati i fatti di Marzo a Bologna e il grande musicista aveva portato al papà regali natalizi.

Dopo essersi interessato del mio nascente interessamento per il giornalismo,della mamma Mariacarla, della mia fidanzata (a quei tempi proprio la Silvia Z.) di come andava lo sci, il tennis ,il gatto e il voto all’Università un velo nero gli attraversò all’improvviso lo sguardo (è una sensazione indescrivibile quella che provai,come se il riscaldamento in casa si fosse spento di colpo)e finalmente me lo chiese. 

Mi chiese del satellite.

Un parente del papà Ravarino americano(che fu per più di venti anni il direttore della Chase Manhattan Bank in Italia con il merito storico di aver fatto fallire Sindona: ma questo è un altro discorso) era il coordinatore tra il National Security Council e il Foreign Satellite Collection,in pratica la copertura satellitare di tutti i punti caldi del mondo.

Il Dipartimento di Stato si rifiuta di fornire il film di ciò che succede -dall’attentato di Sadat a Ustica-perchè se no farebbe solo quello,perchè non sempre le trasmissioni riescono e poi perchè il segreto,una volta svelato,non ha più alcun valore.Aveva fatto una eccezione.

Il parente diretto del papà Ravarino,il cui nome qui è superfluo ricordare-ma gli debbo ahimè quasi tutti i miei più o meno rimarchevoli scoop-mi era venuto a trovare nell’Ames Building North Fort Meyer drive a Rosslyn,uno dei luoghi più chiusi per l’addestramento diplomatico in America,ed era un pò come se il Re Sole fosse andato a trovare in una stalla il nipote aspirante archibugista. 

Era banale incontrarlo, che so a ,Saint Louis dallo zio Albert Ravarino

(grande pastaro, persino Barilla nel privato mangiava pasta Ravarino e Freschi) ma non aveva senso a North Fort Meyer. “Dalla Chiesa mi sta addosso-mi aggiornò venendo subito al sodo-ma noi non possiamo certo dargli le nostre trasmissioni satellitari,però non vogliamo neanche offenderlo.Siccome tra i desiderata ci sono anche le giornate di Marzo e tu da quello che so eri i n mezzo alla mischia dagli tu il nastro,digli che l’hai fatto tu.””IO?? Ma,sir -risposi gerarchicamente rispettoso- dall’alto di quale aereo personale?””Certo,digli che l’hai ricevuto per plico anonimo.

Ora,qui si impone una precisazione.Citando fonti anonime o persone morte-come molti cosidetti giornalisti investigativi peraltro fanno- io potrei anche dire che il mio parente americano mi presentò gentilmente Gesù Cristo e che io mi faccio garante con il Papa che esso è risorto e compie di nuovo miracoli in mezzo a noi.

Un pò troppo facile, forse.

Posso,per fortuna,citare un testimone.

E’ il giudice Aldo Gentili di Bologna. (quello che nelle sue memorie Pazienza sostiene voleva farlo più o meno eliminare dai servizi segreti e che nelle Isole Seychelles ,dove sarebbe dovuto avvenire il tutto, come collaboratore volontario dei servizi militari c’era….il futuro giudice Antonio Di Pietro!che tempo dopo da responsabile del pool di Milano si sarebbe scusato con lo stesso Pazienza del tutto!E la Madonna! 

Durante una conferenza stampa di alcuni anni fa a Bologna durante una delle sua prime uscite per l’italia dei Valori chiesi a Di Pietro come mai non avesse querelato Pazienza (scopersi poi che non sapeva neanche che nel suo libro- intervista con Massimo Franco Craxi lo aveva definito un agente della Cia -anche lui!-:il pool di Milano non era poi così onnisc iente…) La sua risposta fu semplicemente straordinaria:”Sa dottore,qui siamo a Bologna….non sono certo cose che possono interessare o essere capite dai suoi colleghi locali. Mi riservo di darne ampia documentazione in seguito a lei e alla ambasciata americana.”( Ovviamente io penso invece che la metà almeno dei colleghi emiliani siano più intelligenti di me.)

Durante un colloquio con me il giudice Gentili che conoscevo decantò le straordinarie qualità tecno-satellitari raggiunte dal nucleo dalla Chiesa.

“Lei si riferisce al nastro delle giornate di Marzo? Veramente a Dalla Chiesa il nastro gliel’ho dato io…”

“Ah.ecco….mi sembrava strano. Mamma mia Ravarino,meglio non averti come nemico!.”(mi si permetta un inciso: in mezzo ai dimostranti c’era mezza Bologna che contava :avvocati, ingegneri ,famosi cantanti,consiglieri comunali e regionali…non mi sentì affatto uno che spiava qualcosa, ma uno che dava un documento su quanto radicata socialmente fosse quella sollevazione…)

Bene,lo zio Igor sapeva.

A lui però delle giornate bolognesi suppongo non importasse nulla….importava quello che il satellite VEDEVA. Fu straordinario come riuscì a non insospettirmi (in realtà,temo,l’ultimo dei colleghi locali- per usare il distinguo di Di Pietro- si sarebbe insospettito e ci avrebbe fatto sopra uno scoop da far impallidre il Watergate ma allora a me,purtroppo ,interessava solo il tennis e corteggiare una leggiadra procace Lanza di Trabia figlia di amici del papà Gianni….alla faccia dell’agente segreto.)

“Ma zione, scusa, come fai a sapere di questa cosa?chi tel’ha detto?io credevo facessi il direttore d’orchestra…”sbottai nell’unico gracile soprassalto di perplessità che mi attraversò in quel momento.

“Ma no-mi rassicurò con un sorriso tale che in viso ad Adolf Hitler avrebbe rassicurato persino i detenuti di Auschvitz-non sono io che non sono musicista ,è il generale Dalla Chiesa che lo è,è lui che me lo ha detto-Pochi lo sanno ma il generale è un ottimo paroliere,ad esempio ha composto molti testi delle canzoni di Mina anche se per motivi di immagine lo nasconde(sconcertante secondo lavoro che in seguito mi fu confermato,ndr)”

“Una mia adorata nipote russa so che lavora al Cremlino ma siccome mi rifiuto di iscrivermi al partito non me la fanno vedere da anni, se è ancora viva-e non ne sono sicuro-ogni giorno attraversa la Piazza Rossa. Sarebbe così di conforto per me sapere che è ancora tra di noi. Ehm, che grado di risoluzione ha il satellite?”)

“Da quello che so riesce a leggere una targa ma non una lettera. E poi basta che uno indossi un cappello che essendo la visione perpendicolare il satellite già non vede più niente.”

“Davvero? straordinario” chiosò con una soddisfazione di cui tanto per cambiare mi sfuggì l’eccesso.

Ho sempre pensato,una volta riflettuto su tutto ciò con anni di ritardo, di essere stato involontariamente io una delle cause di uno dei misteri minori ma non per questo meno disorientanti del caso Moro: la divisa da piloti dell’Alitalia.

Che in un contesto omicida con fuga, dove essere anonimi è uno dei presupposti basilari, mettersi a far scorrazzare una squadra di piloti dell’Alitalia- quali facevano sembrare le divise i sequestratori – è semplicemente un non senso.Qualche dietrologo fuggito da qualche dossier psichiatrico ha illazionato che era un modo di riconoscersi…dato che fra di loro non si conoscevano,i sequestratori. Sì, e si conoscono in occasione di un tipo d’azione militare per cui una fiducia ferrea di anni è il presupposto minimo .Pazzesco.

La verità e che con quelle divise avevano il pretesto di mettere il berretto da pilota,così diventando invisibili al satellite.Era il berretto che contava,non la divisa.

E’ una ipotesi delirante?sempre meno di quelli che hanno ipotizzato che si erano messi una divisa così assurda perchè non si conoscevano.

Perche ,poi, appena un anno dopo il legame tra lo zio Igor me e l’omicidio Moro si fece strettissimo.

Perchè ci abbia messo anni per capirlo,a parte la scarsa perspicacia naturale,cercherò qua di spiegare.

Una delle incredibili coincidenze della mia vita è che la Lia Conte Micheli,la grafologa del caso Moro,era stata la compagna di banco di mia madre ,non solo, ma il suo legame con la mia famiglia era così stretto da aver affidato a un fratello della mamma gran parte dei suoi risparmi (con risultati non esaltanti, da quello che so).

Per me però tutto questo era sullo sfondo Allora soprattutto giocavo a tennis.

Chi invece vedeva benissimo quanto strategico-o pericoloso-potesse essere questo contatto era lo zio Igor.

Lo scopersi tornando a casa da via Bellombra da uno dei miei maestri di tennnis ,oggi affermato pittore, Franco

Corelli Paquali(sua madre,l’ultima discendente del Mozart italiano è una delle migliori amiche della mamma di Veronica Lario, la Flora Bartolini)e fermandomi atipicamente lì vicino nel bar ristorante Panoramica in via San Mamolo-il preferito a Bolologna da Umberto Ferderico d’Amato, ma questo è sicuramente un caso.
Entrando,con mio stupore sommo,vidi mia madre parlare con lo zio Igor. Non si era più fatto vivo da allora e venendo a Bologna parlava con MIA MADRE?di cui neanche pensavo conoscesse l’esistenza?

Ma quello che mi gelò il sangue fu….. qualcosa di inesprimibile.Era come se al posto di Igor Markevitch ci fosse un enorme ragno,un enorme terribile ragno indispettito che una mosca,nel mio caso la povera mamma,non sembrasse così disposta a farsi divorare. Lo stupore di vedermi fu a sua volta per lui talmente grande che come un ladro che non riesca a disfarsi subito della refurtiva per alcuni secondi quella terribile espressione famelica sanguinaria e indispettita assieme gli rimasi appiccicata sulla faccia come una maschera tumorale.Poi,con una acrobazia degna di un Oudinì della fisiognomica, riuscì non so come a convertire quel ghigno nel sorriso amoroso di un padre che riveda il figlio dopo venti anni e spalancando le braccia – forse farei meglio a dire le appiccicose chele-mi flautò:”Christian, how delighting to see you again!We were waiting for you!”
“Are you fucking me around? No habit to stay in this place.” “Mi prendi in giro?Qua non vengo quasi mai .”
Dopo un anno la ottusità era un pò meno granitica ma mi rassicurò la sguardo sereno della mamma -scopersi poi ottenuto con sforzo eroico – e per l’ennesima volta abboccai all’amo.
“Ma aspettavamo di trovarti telefonicamente a casa della nonna, se qualcuno del Comunale mi vede in centro….ci metto degli anni per sottrarmi alle loro richieste!E’ la mamma che mi ha telefonato,anzi mi ha fatto cercare dal papà Gianni per dei problemi con suo fratello Massimo che sembra stia dilapidando il patrimonio.”
Poi prendendomi un attimo da parte mi chiese”La mamma sa del pittore?” “No,la mamma non sa del pittore”.

Mi stava,in fondo,ricattando.Dovevo alla mamma l’invito di due anni prima al party di addio di Villa Medici di Balthus dove avevo conosciuto Francis Bacon ma la mamma sarebbe inorridita a sapere che lo frequentavo e lo”zio”ne era consapevole. Come dire, vedi di stare al tuo posto.

Ma che avesse anche saputo che la Lia Conte Micheli aveva consegnato a mia madre due lettere di Moro l’una per un verso l’altra per l’altro di cruciale importanza perchè io le consegnassi all’ambasciata americana e che mia madre capendo che per me forse i rischi sarebbero stati troppi le aveva trattenute senza dirmelo…. per me è qualcosa di talemente pazzesco da rendere non poco credibile un libro come quello di Fasanella e Rocca(volutamente non l’ho riletto,non sono qua per trovare incastri dietrologici a tutti i costi ma solo per ricordare) su cui con troppa precipitazione non addetti ai lavori come Stefano Malatesta e Roberto Cotroneo hanno creduto a suo tempo di poter ironizzare.

Lo zio aveva pensato di potermi inserire con le sue nere arti magiche come un piccolo dado in un complesso meccanismo internazionale di cui lui forse era il principale giunto cardanico ed ecco che-per una incredibile coincidenza, l’amicizia d’i nfanzia per mia madre di Lia Conte Micheli a cui probabilmente le BR fecero arrivare direttamente delle lettere non fidandosi più di altri intermediari – io mi ritrovavo in mano un accesso diretto al cuore del mistero del caso Moro ed ero collegato a Istituzioni Americane di certo agonistiche a quelle a cui lui faceva riferimento.

Era venuto per impedire che mia madre cambiasse idea,o forse era stato proprio lui a convincerla a non darmele.

Anzi, era venuto a riprendersele.
Quando anni dopo sentendosi vicino alla fine mia madre mi chiamò all’ Ospedal Maggiore di Bologna dove faceva finta di non saper di essere in metastasimi rivelò la storia ma non volle dirmi con quali argomenti lo zio l’aveva persuasa,suppongo fossero terribili perchè non era tipa da farsi coercire facilmente.

Era passato un anno dalla morte di Markevitch,questa la scadenza che Markevitich forse in un soprassalto di rimorso o di chissà quale calcolo le aveva imposto e mia madre aveva ,vergato sopra un foglietto consegnatole dalla”zio”, un numero di telefono a cui io dovevo telefonare.

A rispondermi fu la ambasciata Cecoslovacca.

La persona non lavorava più qui mi informarono seccamente,era in pensione ma mi dettero il numero di casa.
Come in un film di Hitckoch in un cecoslovacco collerico per quel poco che ne capivo venni invitato a non importunare ma appena feci il nome dello “zio”in un immediato buon italiano deferente mi si disse subito che si era a mia disposizione.
Tralascio il nome e l’indirizzo -che peraltro ho ampiamente scordato-della persona che mi aspettava a Roma per comnsegnarmi uno scatolone ricoperto di bolle d’umidità ma chiaramente intatto e dove come in un fetido vaso di Pandora l’introduzione era un bigliettino vergato suppongo con la sua grafia :”Al caro Christian,l’unico della famiglia che forse sarà un giorno in grado di capirmi .Sperando che la vita ti sia ricca e complessa,e non per colpa mia. Non c’è nulla di più terribile di un ideale. Lo”zio” Igor. ”

NON C’E’ NULLA DI PIU’ TERRIBILE DI UN IDEALE…..io non so che epitaffio abbia sulla sua tomba questo musicista così insondabile e manipolatorio da aver codificato per l’eternità la Nona di Beethoven trovandovi più di ottocento errori di trascrizione (uno così non c’è da meravigliarsi abbia voluto ,forse , anche ritrascrivere il mondo) ma credo che un graffito più adatto e forse rivelatorio di questo per lui sarebbe difficile trovarlo.
Quello che mi lasciò in eredità -se erano chiavi di lettura -io non le ho sapute,o volute,usare.

L’archivio completo (quasi 90.000 nomi)dei collaboratori dello STB, il servizio segreto cecoslovacco.
Le due lettere di Moro che si era fatta dare da mia madre(perlomeno sembravano tali,io però non sono un perito del tribunale)una indirizzata a una cantante abbastanza famosa all’epoca a cui Moro indirizzava parole per così dire di profonda amicizia,un’altra con i conti bancari per pagare la corrente di un suo famoso avversario politico che si trovavano in Canada .

Poi delle foto tanto affascinanti quanto per me enigmatiche. In esse venivano fatte delle indicazioni ma non avevo alcun miliardo per fare delle ricerche(a Claire Serling per fare le ricerche sull’attentato al Papa -con risultati medi- Riders Digest ne aveva concessi quattro…..)(a me in Italia prestigiosi pseudomaestri di giornalismo investigativo come Romano Cantore dopo enormi elogi,cioè sostanzialmente una presa per il culo,si limitavano a rubarmi lo spunto senza dirmi nenche grazie come nel caso dello studio avuto in anteprima del prof.Salvatore Sechi chedimostrava che per un attimo De Gasperi non escluse di passare dalla parte di Stalin(!) o che l’allora astro nascente PSI Franco Piro era indagato per collusioni mafiose .

Che io non abbia mai utilizzato questo materiale,di cui per la prima volta adesso faccio vedere alcune foto e parlo,può sembrare più che un gesto di rispetto verso dimensioni delicate e complesse una forma di senescenza precoce ma la banale e atroce verità e che già allora non mi fidavo più completamente del mondo del giornalismo e della magistratura ed essendo un lupo solitario-quindi senza una precisa struttura editoriale che mi avrebbe nel caso difeso- preferii non farne nulla.
Certo però……chi non ricorda Amendola che va a protestare alla Ambasciata Cecoslovacca perchè teme che i suoi servizi siano un raccordo internazionale delle br (ma mettiamo che le br abbiano ottenute armi dai cecoslovacchi: non significa mica che alla sera si riunissero in preghiera per recitare le giaculatorie dello STB!)

L’informativa del Sisde che la direttrice della libreria Interscambio di Milano Sandra Castelli nonchè redattrice di Controinformazione era amica dell’avv.Jacques Verges il quale in Cecoslovacchia avrebbe acquistato armi per l’ETA e per l’IRA(ma quando a Belfast al corpo armato più pericoloso e spietato dell’IRA stesso ,i Dubliners Voulunteers Fighting ,chiesi se era vero si misero a ridere) la preveggente relazione di minoranza di Leonardo Sciascia che già nell’82 segnalava indicazioni del Sismi-come al solito però generiche -sulla Cecoslovacchia come matrice internazionale, d’Alema che ammette in commissione Mitrokin che l’allora dirigente della Commissione Centrale di controllo

Cacciapuoti fu mandato in Cecoslovacchia per chiudere le coperture anche russe con le br,la Faranda e Morucci catturati con il mitra che uccise Moro in casa della superspia del KGB Giorgio Conforto(con tutto il rispetto non ho mai trovato una smentita risibile come quella della figlia Giuliana che ha rotto di recente del tutto inutilmente un silenzio di quasi trent’anni negando che il padre potesse essere un capozona del KGB perchè… scriveva” poesie” e lei e i suoi bambini la Stella Rossa al merito spionistico in casa dei suoi non l’hanno mai trovata (!)…sì ,magari mancava a discarico anche la ricetrasmittente…a proposito: per la Conforto anche in questo caso i veri colpevoli sono loschi figuri come Bush, e ti pareva…..)

 

Dicevo non sono qua per illudermi di poter trovare il grande incastro,ma solo per potervi riferire-sperando di non annoiarvi troppo-quanto sia traumatico che nonostante il Vento della Storia ti abbia alitato in gola

“La verità rimane sempre questa-come scriveva il grande Neruda-Che tutti avevano ragione.E io frattanto dormivo.”
Certo campassi mille anni alcune cose continuerò a non capirle.
Nel 98,credo fosse quello l’anno,Prospero Gallinari presentò in conferenza sempre nel capoluogo emiliano la sua riduzione teatrale del Caso Moro affidata teatralmente a un bravo attore come Sergio Fantoni.

 

Nella multisala di via Berti Pichet non venne accolto come un terrorista,venne accolto come un eroe.Corelatore un deputato di Democrazia Proletaria-mi sembra allora esistesse ancora-di cui non ricordo il nome con la faccia da tartaro che interloquiva con quello che a lungo,sbagliando,si pensò avesse materialmente ucciso Moro come se parlasse con uno statista. Era appena uscito un libro di non mi ricordo quale collega americano,di quelli che vengono in Italia e pensano in tre anni di capire tutto. Ovviamente le br erano state al soldo della Cia ,del Kgb, del Sismi ,dello Stb e probabilmente anche dei servizi di sicurezza della Repubblica di San Marino. Suscitando un muggito d’orrore nella platea tardo-radical- chich-autonomia operaia lo accostai assieme ad altri giornalisti locali per fargli qualche domanda.

 

Gli chiesi cosa pensasse del libro americano temendo mi prendesse alla gola.
“Davvero interessante ,interessantissimo” mi rispose lasciandomi di stucco.
“Ma come,non si incazza?non si infuria alla solita descrizione delle br telecomandate?”
“Ma,non so…comunque fa piacere che persino dall’America si interessino a noi.”
Ma il mio stupore raggiunse il culmine alla risposta successiva,che risbobino testualmente.
“So di essere banale,anzi me ne perdoNA (nel nastro mi esprimo proprio così, bè ero emozionato,non era facile fare certe domande a un mitico rappresentante delle BR storiche con attorno quasi cinquecento persone che fremevano come se stessi mettende le mie zampe nelle mutande della Madonna.) Scusi anzi la vieta storia,la storia che…insomma,
no, mi rendo conto che avrete avuto le vostre ragioni….”
“Se lei non mi fa la domanda io non capisco nè quali fossero le nostre ragioni , nè in cosa la devo scusare.”
“Troppo giusto. Perchè , la domanda è: avendo fatto la scoperta antiamericana del secolo,cioè la struttura di Gladio,confessatavi da Moro, avete speso centinaia migliaia di pagine per parlare dell’intero Universo ma non avete parlato,denunciato,QUESTA COSA?la più importante?”
Pensavo che Gallinari ormai fosse allenato e avesse una bruciante brillante rabbiosa risposta con cui incenerirmi.
Ma non fu così.Lo sguardo si abbassò come intristito ,ed inizio a balbettare.
“Sì dunque,ecco……dunque…….“(silenzio)
“Ma ha capito la domanda?”
“Certo che l’ho capita.” (Silenzio)
“E allora?”
“E allora la domanda la faccia A LORO!”

Nel dirlo di scatto colui che veniva allora definito un infartuato con pochi mesi di vita(credo,e mi fa piacere,stia ancora benissimo)mi saettò la morsa di ferro della sua mano attorno al polso con una tale forza che ne portai il livido senza esagerazione per alcuni giorni(contromugghìo della platea salottiera- eversiva che pensava finalmente iniziasse a darmele di santa ragione)e mi lanciò nello sguardo una vera e propria onda d’urto non capivo se per comunicarmi un messaggio o per sondare se per caso non fossi più idiota di quanto non si era augurato.
Che significano episodi questo?io non l’ho mai capito.
Aver appurato la loro sincera indole rivoluzionaria come abbia fatto chiunque li abbia accostati non significa che ognuno di loro avesse il controllo totale della situazione, mi chiedo anzi se mai qualcuno-lo stesso Moretti compreso-l’abbia mai avuta(in una mia intervista di anni fa il figlio di Dalla Chiesa Nando non esitò a definire in parte”eroica”la loro visione della società,ne ebbi tra l’altro un richiamo ufficiale,ma era interessante appurare quanto fossero entrati nell’inconscio anche dei figli di coloro che più li avevano combattuti.)
E’ anche vero,poi,che ogni volta che ho verificato un” mistero” esso non si è dimostrato tale.Credo che poche cose siano scioccanti come l’episodio riportato da mille cronache e mille libri di Renato Curcio e con lui la colonna storica delle brche cerca di verificare,forse appurandolo?che Mario Moretti era il grande infilitrato.

Di recente ho seguito una sua conferenza in una libreria della Riviera sul lavoro precario e interinale,devo dire dalla persuasività ipnotica.La migliore amica che personaggi come lui e persino all’opposto Giusva Fioravanti hanno avuto in carcere è stata la cappellana orsolina suor Maria Gervasia Asioli, mia ex insegnante alle elementari dai gesuiti a Roma(altra incredibile coincidenza,mi rendo conto,ma io non posso farci niente salvo si voglia pensare che abbia collegamenti con Matrix e rimodelli la realtà a mio piacimento.) Facendo il nome di suor Gervasia lo vedo subito disponibile, gli chiedo se veramente lui e il gruppo storico hanno fatto un controllo su Moretti infiltrato e cosa ,in caso, hanno scoperto.
“Io non credo che l’ultimo demente in Italia, a parte i giornalisti ,possa veramente pensare io abbia fatto o avvallato una cosa simile.” mi rispose. Quando l’indignazione supera certi livelli raffredda la sua lava in una sorta di serenità marmorea,la stessa con cui Curcio mi osservava da distanze siderali.
“Si ricordi che io sono americano!”balbettai sgaiattolando via goffamente dalla categoria.

E ci sarebbe tanto altro da dire.Di recente ho avuto una telefonata con Giovanni Senzani nella sua libereria di Firenze,forse spiazzato dal mio non essere italiano lui che non parla MAI con i giornalisti mi ha concesso non certo una intervista ma un colloquio di diversi minuti anche perchè lui e il generale depistatore Musumeci che colloquiano
di nascosto (lo zio Igor magari a controllarli di lontano) mi è sempre sembrata una grande stronzata ma,MA,anche questa fosse vera-e non lo credo-andrebbe concesso che la guerra tra i terroristi e i servizi è una guerra che a volte implica zona neutre,di confronto,come due belligeranti appunto a una trattativa,non significa che uno è al soldo di qualcun’altro.Adesso Senzani si dà molto da fare per l’antimafia Sicilia.
Un’ultima sonda però inutilmente lanciata nel rochi interminabili cosmi di quegli anni,di milioni di carte istruttorie,di terroristi,di “eroi”e macellai , fiancheggiatori oggi divenuti apprezzati top managerr od opinionisti di grido,la voglio descrivere:ed è quella diretta verso Paolo Baschieri.
Nelle br ci sono stati anche intellettuali di vaglia ma a differenza di molti di loro usciti distrutti o comunque depotenziati anche nella propria indole di studioso da quella esperienza come il prof.Enrico Fenzi

o il criminologo Giovanni Senzani il prof.Paolo Baschieri ,tra i capi della colonna Toscana,è oggi brillante cattedrattico di biofisica al Consiglio Nazionale delle Ricerche.Secondo il sen.Pellegrino i numeri delle banche svizzere trovatigli in tasca ai tempi del suo arresto custodirebbe ro i segreti più inconfessabili delle br tra cui persino le carte origimali mai trovate del memoriale Moro.

Siccome poi la colonna toscana si sarebbe riuntita dall’Anfitrione a Firenze,cioè mio zio,non posso non cercarlo.
Irrintracciabile all’Università lo cerco a casa dei suoi. La reazione della madre non posso,per rispetto di una persona anziana che deve comunque aver sofferto,riportarla.Diciamo che è stata graffiante,per usare un enorme eufemismo.
In ogni caso mi scuso e metto giù la cornetta in contemporanea alla- con ira sbattuta- cornetta della interlocutrice.Rialzo per fare un’altra telefonata e chi ti sento?sempre la signora Baschieri che si precipita a telefonare al figlio in preda al panico(“Dopo tutti questi anni ancora lo tormentate!vergognatevi!”)
Chiaramente il telefono è sotto controllo e una saturazione della linea ha dislocato sulla mia l’ascolto.Quale pulpito privilegiato per ascoltare,se ne hanno,le loro più complesse confidenze.E tra l’altro complimenti alla tenacia dei servizi italiani che dopo quasui trent’anni pensano,giustamente,che gli altri reputino impossibile di essere ancora intercettati. E invece….solo che non mi sono mai piaciuti i frutti di un agguato e per quanto a malincuore mi faccio sentire:”Signora,scusi,sono ancora in linea….””Ancora lei!?allora lei è veramente americano!maledetto!”
Quel “veramente” fu straordinario,quasi noi americani per certe persone si viaggi con il satellite al polso e i colleghi italiani scrivano ancora con l’Olivetti… (io ,poi, il computer ho imparato a usarlo bene solo in tempi abbastanza recenti).
Sarebbe forse interessante uno studio sui comportamenti eversivi dettati anche dalla struttura caratteriale della famiglia di riferimento.Baschieri non ha mai risposto alla mia cortesissima mail.

La conclusione è che non ne ho nessuna,tranne che questo righe mi sono venuto in mente leggendo su Dagospia che Moro in realtà forse fu nascosto a Palazzo LOVATELLI.

 

Mio zio fu così diabolico da suggerire come nascondiglio sicuro addirittura il palazzo dei parenti di sua moglie?

La risposta non credo si trovi nelle carte che mi lasciò e che in mille traslochi della mia vita ho in gran parte disperso.

Penso semmai che possa trovarsi dalle parti di Victoria, in Canada,dove la sua diabolica sottigliezza non escludo possa aver fatto finire il suo archivio segreto.

Le signore che lo stanno gestendo però, Karen Avery e Catherine Arding,non credo potranno mai capire cosa stanno veramenente compulsando.

Cristiano Lovatelli Ravarino.

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Ricordo di Giorgio Soavi …i geni dell’arte lo consideravano uno di loro. Salvò la mia collezione di disegni e pastelli ad olio di Francis Bacon.

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

Gli angeli custodi esistono io ne ho conosciuti alcuni e il più imprevedibile e simpatico si chiamava Giorgio Soavi. Eravamo a fine anni novanta ed io ero sull’orlo dell’annientamento… mi ero divorziato da non molto e mi ero messo con una graziosa ragazza di buona famiglia che scopersi essere una ninfomane che invitava i  bigliettai del treno a verificare il pagamento e non solo quello dentro la toilette dei treni. Francis Bacon mi aveva lasciato da non moltissimo- nel senso he was gone – io m’ero messo accanto una signorina dall’aspetto botticelliano che però al posto del pube aveva una  articolata latrina il Dipartimento di Stato mi aveva sospeso dal collaborare (motivi troppo complicati qui da spiegare ) i giornali mi avevano rotto il cazzo perchè pagavano un cazzo i miei scoop…. io non sono mai stato capace di far carriera…per la prima  volta in vita mia avevo iniziato a usare l’alcool non come un cibo ma come una medicina demente  o una droga per timidi e  me n’ ero andato d’estate  a Cortina d’ Ampezzo con la  psicologia del malato terminale o del suicida vigliacco,nel senso ma chi mai avrà mai il coraggio ma forse buttarsi dalle Tofane non è poi cosi brutto. Ero coerente , mi addormentavo tracannando gin tonic e mi svegliavo sostituendo sempre il gin tonic al caffe…..la schiera dei Cherubini volle che quella settimana andassi  a iniziare la mia inquietante terapia al Caffè Royal vicino alla storica libreria Ghedina misi subito a fuoco seduti vicini all’interno l’Almerina Buzzati assieme a Giorgio. Dopo tre o quattro torcibudella già ubriaco uscendo mi rivolgo  alla Almerina in questo modo insensato : ” Cara Buzzati suo marito per me è stato il modello perfetto di scrittore giornalista ma lei da ragazzino era ancora più importante…mi chiudevo nel bagno guardando le sue foto…” ” Ma grazie !! ” -mi rispose l Almerina mentre uno sciame di pianeti di compiaciuta sorpresa le esplodevano negli occhi…”Ah e lei è Giorgio Soavi…”annotai distrattamente con molto minor interesse. “Se lei è un pittore non sono Giorgio Soavi -rispose folgorante –  Se lei è un essere normale.. forse. ” “Non sono un pittore ma ero molto amico del pittore Francis Bacon..sono qui per presentare un libro sui disegni che mi ha regalato e altro..” replicai accomiatandomi…ma non avevo fatto cinque metri che Soavi mi si materializzò  di fronte come un fulmine ” Ma lei…è pazzo ?? – mi gridò contro tra l’incredulo e lo sbigottito – Lei parla di possedere i disegni del più grande pittore del secolo di cui scarsamente si sapeva l’esistenza…così???” Mi invitò immediatamente nella sua stupenda villa dalle parti dell Hotel Corona e dopo averli studiati per almeno mezzora in assoluto silenzio e terreo in viso se ne uscì con un altra delle sue frasi incredibili : ” Mi scusi giovanotto : lei ha un martello ??” ” Chee ? perchè ?” seppi solo balbettare…” Per darglielo in testa e rubarle i disegni…non avrò mai i soldi per comprarglieli tutti !” 

Monte Marcello
The great art writer Giorgio Soavi in a press conference in MI about my drawings

Di colpo nella notte squallida della diffidenza o incredulità del mondo rispetto questo inaudito  lascito anche perchè allora non aveva ancora recuperato numerose prove documentali a favore dello stesso andandole a cercare in Inghilterra (ma anche in Sicilia per esempio ) la luce siderale di un angelo custode si posò sulle stesse nella figura di Giorgio : intaccò i suoi risparmi per comprarmene ,scrisse articoli  in loro favore ,libri addirittura,fece conferenze convertì alla loro causa tutti coloro che incontrava persino monumenti giornalistici distanti dall’arte, Indro Montanelli compreso , di cui in modo impareggiabile mi descrisse gli occhi azzurri sgranati dallo stupore e dalla curiosità quando lo portò a Cortina da Beppe Sello a mangiare e si fece raccontare dalla proprietaria la mitica Elisa Menardi quando io e Francis Bacon anni prima ubriachi fradici distruggemmo il locale ( e lei fu talmente meravigliosa  invece di denunciarci da “sentirsene onorata ” e comprarmi un disegnetto piccolo a dieci milioni che nei primi anni novanta erano soldi….)

Poco prima della fine. Con il poliedrico creativo Gianfranco Farioli e la sessuologa Karin de Vit
Giorgio Soavi a Monte Marcello

Giorgio era bellissimo e lo era anche a settantanni inoltrati…ma era piccolo e questo lo aiutò perchè era abbastanza stupendo da fascinare le mogli dei grandi artisti ma non così aitante o perfetto da spaventare i maestri….Balthus Giacometti Sutherland non lo consideravano un bravo critico d’arte lo consideravano uno di loro e i suoi libri su di loro parte della loro stessa vita al punto che gli regalarono straordinari ritratti…quello di Giacometti è uno dei pochissimi dove sia netta la somiglianza (spesso i visi in Giacometti sono degli archetipi ) ….certo fu scioccante quando dopo la sua morte  i suoi familiari -che egli protesse tutta la vita -se lo svendettero a poche centinaia di migliaia di  euro  quando in due mesi -come conferma il mio eccellente art dealer svizzero lars Malmberg – “chiunque di noi avrebbe potuto venderlo a cento volte tanto..”…Cose queste comunque ,l’ammirazione dei geni dell’ arte nei suoi confronti, incomprensibili a grigi contabili dell’informazione come l’ex critico d’arte del Corriere della Sera  Sebastiano Grasso che alla sua morte gli dedicò un coccodrillo che definire infame è poco. 

L’ultimo vero Casanova
Giacometti portrait of Giorgio Soavi

Giorgio nella sua vita concesse innumerevoli interviste ma questo mio video credo sia un unicum nel ritrarlo nell’intimità della sua giornata nella sua adorata Monte  Marcello in Liguria una delle sue tante scoperte e che molti  considerano più bella di Portofino.Ne aveva anzi due una l’aveva regalata a una delle sue innumerevoli fidanzate l’allora moglie di Rolly Marchi il quale a tutti con eleganza latrava : “Non capisco perchè mia moglie mi metta le corna  con un simile nanetto di merda ..” Bè Giorgio non era uno e novanta come lui ma a differenza di lui oltre ad averle regalato  dozzine di Sutherlands le aveva regalato non solo questa villa da sogno ma ricompratala da lei stessa quando la dinamica signora voleva cederla a una schiamazzante famiglia siciliana….santo nel Paradiso della signorilità.

Giorgio Soavi under his Sutherland’s portrait with a drawing of Francis Bacon
Giorgio soavi and his Sutherland’s portrait

Il vero Paradiso non esiste e ce ne dispiace ma se mai esistesse la Madonna sono certo che Giorgio timido ma inarginabile l’avrebbe persuasa di quanto sia noiosa la divinità e l’avrebbe convinta a una cenetta romantica a due in quel di Montecarlo…o nella loro Galassia preferita.

cristiano lovatelli ravarino 

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Interview about my”Francis Bacon drawings affair” made me by a remarkable Irish Magazine.

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

 

.:: Intervista fattami da una prestigiosa rivista irlandese sulla vicenda

.:: dei disegni regalatimi da Francis Bacon.

.:: Il più importante sito di controllo inglese al mondo su Francis Bacon 

.:: “School of Francis Bacon”intervistandomi ricostruisce in modo scientifico

.:: e fulminante la vicenda dei disegni regalatimi dal pittore e la sua stessa vita.

Inside Francis Bacon: the mystery of his drawings

Interview with Cristiano Lovatelli Ravarino, by Andrea Varacalli

 
A never seen photo, F. Bacon with the Spanish Lover in Sicily Il mistero di Francis Bacon disegnatore eccelso, lui che si pensava non disegnasse, rievoca anche altri enigmi, primo fra tutti quello biografico di un Bacon sinistramente interessato al terrorismo irlandese, proprio lui che non tornò mai a vivere nella sua città natale, Dublino. Parleremo in seguito dei disegni. Ma che fosse ossessionato da tutto ciò che era militare, terroristico, spionistico, bellico, non sono soltanto io a ipotizzarlo in modo stravagante, magari per amore d’originalità, ma lo testimoniano le sue innumerevoli biografie. La guerriglia dell’IRA, secondo il biografo Michael Peppiatt, sarebbe addirittura alla base dei suoi dipinti. Si legge infatti in Francis Bacon: Anatomy of an Enigma: “later in life, when asked about the violence in his paintings he would often recall the civil tension had plagued Ireland throughout his childhood”(1).
L’Ira cercava di rubare i cavalli dell’allevamento di suo padre per usarli durante le fughe e il terribile Anthony Edward Mortimer, con spaventoso cinismo, metteva Francis e i suoi fratelli a sentinella degli stessi noncurante del rischio che correvano. Il marito della nonna materna era sceriffo della contea e la loro casa a Abbeilex era rinforzata con sacchetti di sabbia contro le fucilate. Spesso, durante le visite di Francis, capitava che dovessero interrompere di colpo la cena per rinchiudersi in cantina quando la gragnola dei colpi si faceva troppo fitta.

John Minham Photo

Espresse mai esplicitamente il proprio appoggio a uno dei gruppi in lotta?
I suoi genitori erano protestanti inglesi come pure la sua adorata tata Jessie Lightfoot, mentre la servitù era cattolica irlandese, ma questo non creò mai alcun problema. Da adulto, durante le conversazioni in cui cercavo d’illustrargli le caratteristiche dei vari gruppi in lotta, chiarimenti che non era stato in grado di ottenere da evanescenti e alticci amici inglesi, Francis non sembrava interessato a determinare per chi propendere. L’unico aspetto della discussione che lo seduceva era cercare di individuare quali fossero i più sanguinari (era molto affascinato dagli squadroni della morte dell’Ulster Freedom Fighters) o i più aitanti, gradazioni estetiche che io aggiungevo per amore di affabulazione. Quando citai l’episodio di un atto punitivo di sodomia tra gruppi antagonisti ne fu rapito e commentò: “E poi dicono che il terrorismo irlandese non serve a nulla. È una cosa serissima!”
Era entusiasticamente incuriosito dalla figura di Seamus O’Donovan, principale collegamento durante la seconda guerra mondiale tra L’IRA e i nazisti, individuo che avrebbe ritratto volontieri se non fossimo riusciti a dissuaderlo, come pure la bellissima spia tedesca, il capitano Herman Goertz, che negli anni quaranta scorazzò in lungo e in largo nella Lega Gaelica. A tal proposito Francis chiese all’Irish Times – senza ottenere risposta – le copie degli articoli pubblicati dopo il conflitto in cui Goertz rievocava provocatoriamente le capacità strategiche dell’IRA.
Essere riuscito a procurargli le fotocopie degli articoli attraverso il Dipartimento di Stato è una dei piccoli gesti con cui, con tutto il rispetto per il suo coivolgimento affettivo, volli dimostrargli di essere diverso dalla pletora di parassiti da cui fu soffocato tutta la vita. La sua passione riguardo queste tematiche era in grado coinvolgere anche i suoi interlocutori. Da quanto mi risulta, fu lo stesso Bacon a regalare all’adorato Giacometti il bestseller di Le Carrè “La spia che venne dal freddo” che, come ricorda James Lord nel suo “A Giacometti Portrait”(2), lo avvinse a tal punto da fargli smettere di lavorare fino a lettura ultimata e arrivare a pensare di riscriverlo, almeno in parte.

Me with Michael Wojas at Colony

Ritornando a Bacon, accennavi ad alcune tematiche che sono state fonte di costante ispirazione. Quale fu la cifra dell’influenza irlandese nel suo immaginario estetico?
L’irishness gli entrò per sempre nel sangue non solo per questo costante, e visionario, senso di minaccia, che lo assillava soprattutto quando si recava all’estero (durante i suoi soggiorni in Italia era angosciato dalla paura di essere vittima di un’azione delle Brigate Rosse), ma anche nelle vena creativa. La sua famosa ossessione per le strutture curvilinee, mi confidava, era il frutto di ricordi e impressioni infantili, come la visita a Newgrange, famosa per le sue spirali, o l’osservazione di famosi tesori celtici, come la gorgiera d’oro di Gleninsheen, il cui andamento curvilineo interrotto all’improvviso da ovali ricorda quasi uno stilema baconiano. Le fascinazioni di natura militaristica, manifeste solo a chi riusciva a coinvolgerlo emotivamente su questi argomenti di discussione, e difficilmente colte in interviste ufficiali come quella concessa al gionalista BBC David Sylvester in cui Francis commenta in sottofondo con un “all bullshits”, sono tramandate ad esempio dall’editore Sir Peregrine Worthorne che, in occasione d’un incontro a Colchester, nell’Essex, dove il pittore possedeva una delle sue tante dimore poco conosciute, rimase impressionato da come Bacon apparisse un sostenitore di nuovi Vietnam. Era orgogliosissimo del fatto che il suo bisnonno paterno, il Generale Anthony Bacon, fosse stato il più giovane ufficiale decorato da Wellington nella battaglia di Waterloo o che il prozio, il maggiore Herbert H.Bacon, fosse stato uno dei creatori della sezione di controspionaggio dell’agenzia MI5. Molti pensano che l’aver donato al suo erede lo Studio a Dublino sia una specie di ripicca contro l’Inghilterra, e magari in parte lo è, ma tradisce anche l’amore per le sue origini. Durante uno dei nostri ultimi incontri rimasi stupito nel vederlo leggere “The Captive Voice” che credo fosse la rivista dei prigionieri di guerra irlandesi, un foglio affatto facile da reperire a Londra.

Harry Diamond Photo

Accenni al risentimento dell’artista nei confronti dell’Inghilterra, terra in cui Bacon fu osannato…
Osannato fino a un certo punto. Il successo non arrivò prestissimo e dovette persino subire un processo per possesso di stupefacenti quando era palese, essendo lui asmatico, che fu incastrato da una mossa di vendetta dall’allora suo amante George Dyer. L’allora primo Ministro Margaret Thatcher, alla domanda se fosse orgogliosa di essere connazionale del più grande pittore del secolo insieme a Picasso reagì con un lamento di disgusto “Not that dreadful man who paints those horrible pictures!” Nessuno si permise di ricordare alla Lady di ferro che di molti politici dopo pochi mesi si dimentica persino l’esistenza mentre è probabile che tra cinquecento anni ci sarà chi continuerà ad interessarsi all’opera di Bacon. Anche in quell’occasione fui l’unico a confortarlo rivelandogli attraverso una fonte americana che la Thatcher era segretamente sotto indagine per la devastante ipotesi di aver deciso l’ingresso nella guerra delle Falkland con lo scopo di favorire la fabbrica di munizioni belliche della sua città natale, Grantham (dati che troverebbero conferma nel libro di memorie dell’agente sotto copertura dell’MI5, Gary Murray “Enemies of the State”).

Di tanti aspetti imprevedibili del carattere di Bacon il più sorprendente rimane questa vicenda di un’ingente produzione grafica, i famosi disegni, di cui non solo s’ignorava l’esistenza ma che risulta esserle stata completamente donata. Può raccontare i dettagli e le motivazioni di un tale lascito?

Ritratto dello Spanish Lover

Per quanto mi riguarda l’occasione rappresenta un ricordo per il quale trovo difficile, se non inutile, dare una motivazione razionale. Per chi conosceva veramente la sua indole non c’è nulla d’inaudito o incredibile in questo gesto e le cose in realtà furono molto meno misteriose di quanto si possa scetticamente pensare. Nel 1977, quando lo conobbi a Roma in occasione della festa di addio di Balthus a Villa Medici, Francis mi propose di trasferirmi da lui a Londra. Non so se avesse già incontrato John Edward, ma il fatto che questi fosse già fidanzato con un bullo a cui sarebbe sempre rimasto fedele, tale Phil the Till, non credo lo entusiasmasse. Ad ogni modo io non ero né un dislessico quasi incapace di scrivere o leggere come John, né un criminale balbuziente come George Dyer, né un elettricista tutto fare come sarebbe poi stato Barry Joule. Il mio padre ufficiale Ravarino era il braccio destro di David Rockefeller in Italia e il mio padre naturale, Gianni Lovatelli  del Colombo,  discendeva da una delle più antiche famiglie d’Europa. Soprattutto, io volevo fare il giornalista e non il mantenuto. Come gli ripetei diverse volte “Sono innamorato del tuo genio ma non al punto d’accettare di diventare una rotellina del tuo meccanismo”. Fu questo, tra le altre cose, ad affascinarlo ma anche a segnare la clandestinità del nostro rapporto. Se avesse rivelato che mi aveva regalato tutti i suoi più straordinari disegni sarebbe incorso in problemi legali con la Marlborough, che dimostrò la propria ferocia nel tutelare la propria esclusiva con il pittore durante la guerra giudiziaria intentatele dall’Estate, ma avrebbe anche ferito irreparabilmente chi gli dedicava la vita. Per chi si chiede come mai non abbia lasciato tutto a me o al bellissimo e ricchissimo amante spagnolo Pablo (di cui viene pubblicata per la prima volta una foto e la cui generosità lo portò a coprire Francis di regali, e non il contrario) l’unica risposta possibile è che lui ci percepisse come persone diverse, e per questo lo affascinavamo anche più di John o degli altri individui derelitti a cui si era accompagnato nel corso degli anni e che, in fondo, si vergognavano di lui. Che noi fossimo diversi lo dimostrava il fatto che io mi ero rifiutato d’andarci a vivere mentre Pablo aveva paura si sapesse delle sua omosessualità.

Self portrait

Quando, procurando il riso dei disinformati, nell’introduzione al catalogo della Shafrazy Gallery, ben curato dalla torinese Paola Gribaudo, John scrisse “Anche se non siamo mai stati amanti Francis mi ha lasciato tutto perché io sviluppai in lui il senso paterno”(3) alludeva, per quanto possa sembrare incredibile, a qualcosa di vero. Riassaporare il senso della famiglia, quella da cui era stato cacciato come un cane rognoso a neanche sedici anni solo perché non voleva fare il fantino e quella che, come omosessuale ossessionato dal lavoro, non avrebbe mai potuto permettersi in senso tradizionale, era forse per Bacon un’aspirazione segreta ancora più urgente dell’amore. Fu per questo che lasciò quasi tutto a un analfabeta, come la stampa inglese definì impietosmente il povero Edward. Analfabeta, forse sì, ma ogni giorno con lui, mentre lo splendido amante spagnolo e il sottoscritto erano orgogliosi di questo legame fintanto restava nascosto. È per questo che in un famoso articolo del 1998 uno dei corrispondenti dall’Italia dell’Indipendent, Lee Marshall, mette in bocca all’attuale direttrice della Marlborough, Kate Austin questa affermazione?

“Il pittore sapeva di questa favola dei disegni e ne era stravolto. È persino opinabile si siano mai incontrati.”

 

Ho sempre pensato che uno dei più formidabili avalli all’autenticità di questi disegni, a parte l’eccelsa qualità degli stessi, sia la grottesca demenzialità delle obiezioni postume che alcune fonti mi fanno. Prendiamo la dichiarazione della Austin. Allora: a) io e il pittore non ci eravamo mai incontrati b) nondimeno avevo pubblicato in Italia molte interviste dove facevo intendere che il pittore mi regalava i suoi disegni e avevo persino, non autorizzato, organizzato una mostra in una delle più famose gallerie di Bologna – parliamo del 1980 – vista e ammirata da alcuni dei più famosi pittori italiani (tra cui Publio Mandelli, Tano Festa, Sergio Romiti, Pirro Cuniberti), esibizione di cui si parlò anche in Inghilterra. c) addirittura la filiale italiana della Marlborough scrisse una lettera insinuando che io li avessi rubati. d) la Marlborough di Londra, che ebbe tredici anni di tempo per verificare se i disegni fossero autentici o meno (il pittore morirà alla fine del 1992) decise di NON FARE NULLA e) epilogo: dopo quasi vent’anni il famoso articolo del 1998 sull’Indipendent insinua che la storia è “opinabile”!!??
Parliamo di persone spietate, che ti querelavano se in un’esibizione incorniciavi un quadro del pittore non secondo i loro dettami o se non gli sottoponevi uno scritto sullo stesso per averne il regale imprimatur. Queste stesse persone se ne sarebbero rimaste in silenzio senza mai reagire in un contesto che se non fosse stato vero avrei rischiato la reclusione nella Torre di Londra per vent’anni? Cerchiamo di essere un minimo seri! Non solo, ma prendendo ancora lo stesso esempio, anche se potrei divertirmi con altri, io conservo accuratamente la documentazione di quando, più di dieci anni fa, la stessa Kate Austin avallò, di fatto, perlomeno la possibilità che fossero veri. Il pittore era morto da poco e io ero andato in un mesto pellegrinaggio a Londra. Ero talmente ubriaco che mi presentai alla Marlborough. Allora la Austen era assistente della mitica, non in senso positivo,Valerie Beston e io la sfidai dicendo che ero collegato ai disegni “Italiani” di Francis e che se avevano dei problemi potevano rivolgersi a Scotland Yard.

Study for a portrait Gentilissima, ma con un lampo d’enorme sopresa negli occhi, la Austin mi replicò in tono del tutto conciliante: “Sappiamo di questi disegni del pittore e saremmo assai interessati a vederli”. A dimostrazione delle loro buone intenzioni, dopo essersi consultata con “Miss B”, mi scrisse su un foglio quadrettato il telefono della Beston e mi regalò, a suo nome, due rari cataloghi del pittore. Io ricambiai la cortesia segnalando che avevo visto in Italia quello che mi sembrava un quadro molto strano di Francis, il famoso “Uomo che mangia una coscia di pollo” pubblicato in un catalogo con uno sfondo del tutto diverso da quello conosciuto (scoprii in seguito che era solo un problema di pessima stampa). Conservo tra l’altro non solo il famoso biglietto e i due cataloghi ma anche il nastro della nostra conversazione dal momento che, sia per il fatto di essere piuttosto alticcio sia perchè non mi fidavo molto, registrai di nascosto lo scambio (malizia di cui mi scuso, ma che sono ben contento di aver avuto). Study of a FigureCosa successe dopo?
Nulla, perché io assolutamente non credevo nella loro buona fede e anche nella peregrina ipotesi di dar loro diritto di vita o di morte sui disegni pensando l’esito fosse positivo non l’avrei comunque mai fatto perché avrebbe tradito uno dei motivi profondi per cui Francis me li aveva dati. Fu per lui una silenziosa vendetta contro il suo ambiente, contro la stolidità dei suoi fidanzati ufficiali che gli minarono alla lunga il talento, contro la stessa Marlborough che, se anche occorre riconoscere che fu molto abile nel creare il suo mito, è anche vero, come dimostra il processo subìto per il pittore e che costrinse il terrificante (anche d’aspetto) propietario J.F. Loyd a fuggire alle Bahamas per evitare di pagarne le spese, in pratica abusò del disinteresse di Bacon per il denaro, lo recluse dal mondo (centinaia di giornalisti furono respinti al mittente sempre con la stessa formuletta “il pittore era tanto grato ma purtroppo non poteva concedere l’intervista perché completamente ubriaco sotto un tavolo”, evento strano visto che durante tutti gli anni della nostra conoscenza non mi è mai capitato di vedere Francis nè completamente ubriaco, né sotto un tavolo) e di fatto minò il completo sviluppo del suo talento pittorico i cui capolavori non sono certo quegli degli ultimi vent’anni. Prova ne sia il senso di disagio che si prova guardando le sue seconde tarde versioni di capolavori giovanili come “Peinture, 1946” o “Tre studi alla base della Crocifissione”.
Certo, forse ho sbagliato. Forse avrei dovuto mettermi d’accordo canagliescamente con la Galleria, fare i miliardi e infischiarmene di tutto. Ma avrei tradito la sua memoria e non mi sarebbe rimasto, ogni mattina, che sputarmi in faccia.Vista poi la fine che hanno fatto forse non è stato un così grande errore.

 

Qual è la situazione con le attuali autorità di riferimento?
“Migliore, anche se il problema è proprio capire se esistano ancora delle autorità di riferimento, o una in assoluto. Mi permetto di dubitarne. Apparentemente esse oggi sono l’Estate e le Galleria Shafrazy- Faggionato. Alla prima all’inizio del 2000, quando la Marlborough perse ignominiosamente i diritti e le subentrò l’Estate (apparentemente diretta dal progettista in vetro Brian Clarke, buon amico di John Edward) spedii una dozzina di disegni per dimostrare che di loro non avevo timore, non dico assoluta fiducia. Mi accolsero con mille salamelecchi e si profusero in mille moine quando li autorizzai potenzialmente a vendere alcuni disegni per pagare le faraoniche spese della guerra legale contro la Marlborough. Mi chiesero, ma nonostante la promessa mai restituirono, la lettera d’accusa al suo entourage da lui firmata e da me battuta a macchina, in cui Francis mi lasciava i disegni. Mi domandarono di testimoniare contro la Marlborough nel processo facendomi addiritttura andare a Londra presso i loro avvocati, lo Studio Freshfields Bruckaus Deringer al 65 di Fleet Street. Infine, a processo concluso, e soprattutto a causa della precoce morte di J.Edward, si congedarono dicendo che in fondo non c’erano poi queste prove documentali che li avesse effettivamente realizzati Bacon. Il tutto genericamente, senza un solo spunto critico, alludendo grottescamente a due vaghi “resposabili” che si sarebbero occupati della perizia. E mi restituirono quindici disegni firmati!! Ma se dubitavano veramente dell’autenticità non avrebbero dovuto come minimo distruggerli e magari anche denunciarmi? Non che da persone che avevano dapprima asserito urbi et orbi che i disegni di Francis trovati da Barry Joule erano falsi, salvo poi subire quegli sgorbi senza concludere nulla, ci si potesse aspettare molto di più. Brian Clarke, definito dal grande critico Brian Sewell un “artista risibile”, benchè la diriga non ha un peso decisionale rilevante nella stessa Fondazione, che è piuttosto gestita da un’ignota ex maestra di scuola, certa Elizabeth Beatty, persona deliziosa per carità, ma che stento a definire l’erede morale e normativa della memoria di Bacon.

 

In quanto ai due galleristi outsider che si sono rifatti una nomea subentrando alla Marlborough perché amici dell’ingenuo “analfabeta” John Edward, sono l’iraniano Tony Shafrazy, che passerà alla storia per aver fatto la galera da giovane avendo cercato di distruggere Guernica; l’altro, Faggionato, ha rilasciato di recente un’intervista a Alain Elkan della stampa di Torino in cui si permette di definire Francis una persona “amorale e cinica”. A questo si aggiunge che in una bella ricostruzione della vita di Bacon nella seguitissima trasmissione inglese d’arte “Arena”, il fratello di J.Edward asserisce che la sua famiglia non si riconosce più negli organismi che lo rappresentavano. Considerato però che si rifiuta di dire quante opere siano ancora in loro possesso, nonostante sembri che John abbia lasciato tutto al suo fidanzato che vive a Pattaya, una delle capitali mondiali della pedofilia, e che questa volontà paia non trovare alcun appoggio, c’è veramente da chiedersi se questa gente non resti zitta spartendo il bottino, per non dire il cadavere, in una situazione di legalità che definirei evanescente.

 
Eddie Gray watching the drawings Mi sembra di capire che lei non riconosca alcuna autorità normativa su Bacon, un giudizio alquanto drastico…
Abbiamo parlato delle autorità presunte. Io mi inchino solo a quelle sostanziali.
Parlo, ad esempio, del suo coerede , Eddie Gray, un grande musicista che è stato probabilmente il vero uomo di fiducia di Francis, al punto da custodire le chiavi di tutte le sue proprietà durante le assenze dell’artista e di essere colui al quale John Edward si rivolgeva quando voleva staccare i fili col pittore. Nessuno conosce la vita di Bacon in tutti i suoi intimi dettagli quanto Gray. Quando di recente l’ho conosciuto a Londra era sospettoso nei miei riguardi. Dopo avermi accuratemente vagliato e aver preso visione dei disegni, che gli hanno causato una tale emozione da procurargli una cristi d’asma (curandosi questa malattia conobbe il pittore che era asmatico) è rimasto talmente colpito da decidere di regalarmi la giacca preferita di Francis (Gray ha infatti ereditato dal pittore tutta la mobilia e tutti i suoi vestiti). Si tratta dello stesso capo che indossava durante il suo ultimo viaggio in Sicilia, poco prima di morire, soggiorno che rimase assolutamente ignoto a tutti prima che io autorizzassi il vostro magazine a pubblicarne le relative foto: questo proprio a proposito di quanto fosse abile a rendere invisibile ciò che non reputava utile far saper.

 
Francis in Sicily with the jacket E. Gray gave me Un’altra vera autorità che non ho avuto paura ad affrontare in un mio recente viaggio a Londra è stato Michael Wojas, l’attuale proprietario del Colony Room, l’esclusivo club che è stata la sua autentica casa per quarant’anni, vero tempio della memoria del pittore. Dopo aver visto i disegni non solo mi ha abbracciato e baciato con trasporto ma mi ha anche chiesto di esporne uno per sempre, che per chi conosca la vicenda del pittore è quasi come se il Papa ti chiedesse di esporre in San Pietro un pezzo di legno della tua famiglia riconoscendolo come croce di Cristo. Tra l’altro il Colony è uno spazio ristretto, completamente ricoperto dai cimeli del pittore e del suo ambiente rimasto immutato da quarantanni. Purtroppo ho sbagliato la scelta e gliene ho mandato uno troppo grande. Un’altra persona straordinaria è stata Alyson Hunter, forse la più grande fotografa d’arte inglese e migliore amica di Daniel Farson (il cui libro rievocativo sul pittore è il più insuperabile capolavoro su Francis che io abbia mai letto) che mi ha introdotto a queste persone altrimenti inavvicinabili.

 
C. Lovatelli Ravarino with FB’s preferite jacket Qual è stato l’atteggiamento degli storici dell’arte?

Non è facile oggi individuare chi sia il maggiore baconologo di riferimento tra gli storici dell’arte. Probabilmente David Alan Mellor, che dirige un’intera Università e il cui parere possibilista sui peraltro affrettati, tirati via, schizzi che Barry Joule dichiarò essergli stati consegnati dal pittore ha avuto l’immediato effetto di dissolvere la querela dell’Estate. Devo dire che è stato gentilissimo e molto interessato quando gli ho spedito l’enorme documentazione sul mio corpus, e anche se non siamo ancora riusciti ad incontrarci durante il mio ultimo viaggio a Londra confido di farlo alla prima occasione. Un altro grande storico dell’arte inglese è Edward Lucie Smith (che detiene il primato mondiale nella vendita di libri d’arte) che conosceva benissimo Bacon e che sicuramente, qualora ci fosse stata qualche anomalia, manipolazione o addirittira falsificazione della vicenda, l’avrebbe saputo dire in una recente edizione di Arte Fiera a Bologna durante la quale ho avuto modo d’incontrarlo. In quell’occasione abbiamo trascorso insieme tutta la giornata e credo che i nastri della mia intervista, durata diverse ore, testimonino il rispetto e la viva curiosità con cui si è interessato della mia storia. Per non parlare poi della gratitudine che debbo a baconologi come Margarita Cappock, responsabile della ricostruzione dello Studio del pittore alla Hugh Lane Gallery di Dublino, la quale, senza chiedere nulla in cambio, ha spontaneamente riconosciuto l’importanza del mio corpus nel numero del centenario della prestigiosa rivista Berlington Magazin in gran parte dedicata alle opere su carta del pittore. Come non menzionare poi la significativa, squisita affabilità e l’interesse con cui Nicholas Serota, potentissimo direttore della Tate Gallery (l’unica istituzione al mondo a cui Francis abbia donato un Trittico) ha reagito alla mia provocazione: gli inviai infatti due disegni dicendo che, anche in qualità di responsabile dell’Istituto per il controllo della autenticità delle opere d’arte in Inghilterra, se avesse dubitato della loro autenticità avrebbe dovuto denunciarmi. Quello che vorrei fosse recepito anche dal più scettico dei lettori è che non c’è stato un solo esperto, specialista, o anche solo intimo della vita o dell’arte di Bacon con cui io mi sia confrontato, che non solo abbia potuto trovare un appiglio con cui smentirmi ma che non sia rimasto, almeno all’apparenza, profondamente impressionato dai disegni. Dall’ex direttore del British Museum, Robert Anderson, all’attuale Director of Group Exhibitions della Christie’s di Londra Anke Adler-Slottke, fino al più grande collezionista europeo Ernest Beyeler (eccellente il modo in cui nel suo straordinario libro/intervista “La Passion de l’art. Entretiens avec Christhope Mory” lumeggia il modo criminoso con cui la Marlborough legava a sè gli artisti senza un contratto, come avvenne per Bacon) il quale ha avuto l’umiltà di scrivermi una lettera in cui, accanto agli auguri di buon esito, si definisce non abbastanza colto per poter decidere sulla mia vicenda.

 

Fino ad arrivare Nicholas Turner, temutissimo dai falsari, verosimilmente il maggior esperto vivente di disegni antichi, che riununciò ai miliardi del Getty perché vi scovò una selva di falsi e che volle incontrarmi in Italia presso un suo collaboratore a Massa Lombarda. Fui avvisato che se avesse ravvisato la mano di qualche falsario mi avrebbe denunciato, ma la cosa non mi procurò ansia alcuna. Dopo averne esaminato una selezione per circa mezz’ora (la sua concentrazione trapanava i muri) si alzò per abbracciarmi, regalandomi un’osservazione straordinaria: “Io non conosco, nell’arte moderna, segni così immensamente violenti e al tempo stesso così immensamente accurati”.
Non potrei non menzionare anche il gallerista di Bacon per la Francia, il mitico Claude Bernard, che mi ha recentemente permesso di organizzare una cena in onore suo e del Maestro Leonardo Cremonini presso il castello dei principi Arone Di Bertolino. In conclusione, per chi abbia un minimo di buona fede e di conoscenza dell’arte e di Bacon, dovrebbe bastare la visione di uno dei miei disegni per crollare in ginocchio piangendo dall’emozione (e c’è chi l’ha fatto). Se invece l’osservatore è in malafede, anche davanti all’evidenza di un video in cui Bacon li sta realizzando dicendosi felice di regalarli a quel pazzo, una volta persino bello, del giornalista italoamaericano, direbbe che è un videomontaggio della Cia. With Nicholas TurnerIn Italia che tipo di attenzione e di seguito ha avuto la vicenda dei disegni di Bacon?
Che dire, non escludo che a Zagarolo ci siano dei corniciai pronti a smentirmi, forse perché hanno orecchiato di una mia lontana e insensata controversia legale assurdamente nata, cito dati processuali “per una vendetta dei servizi segreti” (ma non ne ero un segretissimo esponente?), ignorando del tutto che la causa, per quel poco che poteva contare a livello mondiale, l’ho ampliamente vinta. Facezie a parte sono invece molto grato a tante persone meravigliose che, specialmente in periodi in cui la storia documentale non era ancora così articolata, hanno creduto all’autenticità delle opere e si sono appassionati alla vicenda. Embraced with Michael WojasPrimi fra tutti alcuni dei più grandi pittori italiani, al cui sguardo suppongo fosse assai arduo raccontare delle balle, che mi hanno dimostrato il loro entusiasmo scambiando quadri importanti anche solo per un piccolo disegno di Bacon. Mi riferisco a nomi come Wolfango, Pirro Cuniberti, Concetto Pozzati, Giorgio Tonelli, Antonio Saliola. Parlo soprattutto di un eccelso maestro come Leonardo Cremonini, con il quale Francis esordì alla Hanoover Gallery di Londra, che portò il pittore a scorazzare in Vespa per Roma durante la sua prima visita in Italia e che non a caso Bacon andò a trovare alle Isole Eolie poco prima di morire.Si può davvero credere che a un genio come Cremonini, considerato da molti il più grande figurativo vivente assieme a Lucian Freud, nonchè amico intimo di Bacon per tutta la vita, fosse possibile raccontare delle fanfaluche? Quando li vide ebbe un gesto semplicemente sublime e mi chiese: “Posso abbracciarli?” ” Chi?” risposi ottusamente. “I disegni. Voglio loro già bene.”

 

Cito poi critiche serissime e incorruttibili come Rossana Bossaglia, che li difese pubblicamente durante una conferenza, così come il più importante produttore vinicolo dell’Emilia Romagna, Carlo Gaggioli, che ospitò me e Francis per un’oceanica bevuta e che non si è mai fatto intimidire da chi, con metodi discutibili, credeva di opinare la sua testimonianza, fino al più raffinato e onesto corniciaio antiquario lombardo, Lillo Bolzani, che si è sempre generosamente offerto di esporli per la sua clientela internazionale nel suo stupendo show room. Ma parlo soprattutto di colui che ha reso possibili molti di questi contatti: Giorgio Soavi.
Giorgio, per Giacometti, Sutherland, Balthus, considerati i maggiori geni d’arte di questo secolo, è stato non solo lo scrittore d’arte preferito ma anche un amico prezioso e un punto di riferimento senza il cui appoggio in Italia non si muovevano (tutti ovviamente tranne Bacon: anche a Soavi infatti Valerie Beston raccontò la favola che era ubriaco fradicio sotto un tavolo).

 

Un loro pari insomma. Il livello raggiunto dagli artisti nella propria opera era eguagliato dal livello delle sue critiche, anche nella sola descrizione di come si aggiustavano la sciarpa o si commuovevano salutando un amico in partenza. Una sorta di Mida narrativo, in grado di glorificare con la sua scrittura anche i particolari più umili della vita di questi pittori. Chiaramente oltre a tanta poesia c’era anche il suo occhio infallibile. Davanti a una risma di cinquanta disegni di Francis lui istintivamente fu in grado di selezionare i cinque che io sapevo i preferiti del pittore. Quando lo andai a trovare nella sua splendida villa di Cortina, tappezzata con i ritratti che gli avevano fatto personaggi del calibro di Sutherland e Giacometti, e nondimeno lo vidi emozionarsi davanti ai disegni fu per me un momento indimenticabile. La Marlborough non aveva ancora perso i diritti e io ero stremato. Lui invece giocò la sua credibilità e tutti i suoi molteplici contatti di altissimo livello per spalleggiarmi.

 

Non riuscirò mai a ringraziarlo sufficientemente. Come vorresti si concludesse la vicenda dei dipinti e l’impegno profuso in questi anni per il loro riconoscimento?
“Questi disegni non solo sono veri ma ambiscono ad essere uno dei più grandi, se non il più grande, corpus di disegni di tutti i tempi. Per chi pensa che io soffra di mitomania o sia già troppo ubriaco mi piacerebbe fare un piccolo esperimento. Prendere venti dei disegni in mio possesso del grande maestro angloirlandese e venti selezionati tra i più grandi artisti di tutti i tempi, che so, Michelangelo, Seurat e Picasso, e metterli gli uni accanto agli altri e quindi vedere chi ne esce sconfitto.

  Giorgio Soavi under his

Sutherland’s portrait

with a drawing

C’è ancora molta gente nel mondo dell’arte che pensa che Bacon non disegnasse.
Io penso che molta gente nel mondo dell’arte si dovrebbe vergognare.

To get in touch with Cristiano Lovatelli Ravarino for any information: info@cristianolovatelliravarinonews.com

(1) “Francis Bacon:Anatomy of an Enigma” Weidenfeld & Nicolson,1996, pag. 13
(2) Farrar, Strauss and Giroux, New York
(3) “Eggs Was a Diamond” pag. 

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Valerio, Francesca e Cristiano. Radiografia di un processo di Stato

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

Cristiano Lovatelli Ravarino

…considerato il più sofisticato e pericoloso giornalista di riferimento della Cia per l’Italia Cristiano Lovatelli Ravarino si schermisce sorridendo e rivendicando l’originalità delle proprie ricerche, anche se è orgoglioso delle proprie origini americane…

Valerio e Francesca

Ma se un occulto file del Pentagono riafforando come un fossile sanguinario dal tempo dimostrasse che nonostante tutto sono stati proprio loro a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro l’ho giurato:”Scendo a Roma e vi strozzo con le mie mani”. “E noi faremo lo stesso con te – mi ha risposto imperturbabile Giusva – se da qualche sdrucito dossier saltasse fuori – come dicono i comunisti – che hai partecipato a dei Golpe”.

Il più terribile Lord Fenner e la più traumatica Erinni Tisifone della passata eversione di questi anni oggi rivendicano in modo pacifico l’origine solidale delle proprie tragiche gesta…Valerio uno jedy Anakyn che vedeva cadere attorno a sé i propri amici come mosche – mattanza che come nella saga mitologica finirà egli stesso per allargare – e così Francesca,tanto colta da ricordare che nell’Areopago greco le terribili Furie però uccidevano chi nascondeva la verità, non chi la perseguiva.

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro

È forse interessante notare che tra migliaia di giornalisti e centinaia di emittenze televisive nessuno ha mai concesso a questa coppia il cui amore è sopravvissuto a qualunque terribile abisso la possibilità di spiegarsi fino in fondo,a parte qualche battuta. In questa video intervista di quasi due ore (mi scuso delle immagini ogni tanto poco ferme ma non avevo punti di appoggio) invece si anatomizzano per la prima volta punto per punto,dettaglio per dettaglio, labirinto per labirinto,gli elementi per cui sono stati condannati – qualcuno direbbe incastrati – e i tantissimi a loro favore, sempre curiosamente sottovalutati. E dal fiuto della stampa che non vedeva, non sentiva, non parlava, – a un centimetro dal naso – mai notati.

Francesca Mambro

Non ho evitato, come al solito, di far trasparire l’amichevole dimestichezza che ho nei confronti di Valerio e Francesca perché era l’unico modo che avevo di essere intellettualmente onesto verso il videolettore,non certo per ferire le vittime delle tragedie di cui sono stati protagonisti (non la strage di Bologna però, a cui non credo) ma perché non conosco nessun terrorista che abbia saputo mettere tanta distanza e lealtà intellettuale tra sé e le proprie gesta eschilee. E poi se con una persona ci hai giocato a palletta da ragazzino – come probabilmente ci accadde a Piazzale delle Muse a Roma – o per entrambi noi figure sublimi come suor Maria Gervasia Asioli sono state una specie di seconda madre a fare il cancellierino stalinista con venticinque anni di ritardo nel Tribunale dell’Inquisizione mi sarei sentito non giusto, ma grottesco.

Francesca custodisce gelosamente la lettera di Papa Woitila in risposta alla sua dove deve aver espresso ravvedimenti autentici se il Papa testualmente scrisse loro: “Pregherò per voi”.

Valerio Giusva Fioravanti

Se il Papa ha speso parole di pìetas non si capisce perché dovrei esibirne io di inclementi.

È significativo notare poi che in questi anni molti testimoni li hanno visti venire salutati con estrema cordialità e rispetto da diversi protagonisti del giornalismo sinistra, da Paolo Mieli a Furio Colombo a Gad Ledner.

“Quelli di destra invece – vertici politici compresi – quando ci incrociano scendono dall’ammiraglia e ci abbracciano.
Ma dopo essersi accuratamente guardati attorno e di nascosto”.

Francesca Mambro

Anche perché Valerio e Francesca non si sono assolti e la straodinaria organizzazione dove lavorano Nessuno Tocchi Caino dove hanno contribuito a salvare non poche vite e a ritardare le esecuzioni capitali di centinaia di altre (ponendosi quindi agli antipodi cosmici del proprio passato). Li vede non solo lavorare in un loculo più ristretto di una singola cella (devono poi tornare a casa entro le nove, i brigatisti in semilibertà come loro invece – quasi fossero di una casta privilegiata – entro mezzanotte) ma addirittura volutamente mortificarsi in molti aspetti del quotidiano.

Lasciandomi di stucco, nell’Enoteca Ristorante Corsi in via del Gesù dove forse ho mangiato le migliori salsiccie ai broccoli della mia vita circondato da una scelta di vini da esposizione a Wine Spectator, li ho sentiti francescani ordinare “Riso in bianco ed acqua naturale: abbiamo problemi di colesterolo” ma ho poi saputo che questo fa parte di una sorta di supplemento di pena silenziosamente autoinflitta.

È facile versare lacrime o parole da coccodrillo, molto meno facile – per quanto possa sembrare risibile rispetto ai delitti commessi – ad esempio privarsi dei piaceri della tavola per tutta la vita essendo ancora giovani e di sana costituzione, ed è una scena comunque meno imbarazzante di un Mario Moretti – riportano le cronache – elegantissimo alla prima della scala di Milano.
Pochi lo sanno ma vivendo di uno stipendio modestissimo hanno rifiutato miliardi non solo per i diritti della propria storia ma soprattutto Valerio – in una platea massmediatica assetata di sangue – proprio come attore. Dalla Famiglia Benvenuti a Terminator, Quello Vero.

Francesca al telefono

“Posso cercare di fare un libro sulla nostra storia, questo sì – annota sommessamente – ma guadagnare miliardi sul sangue versato questo davvero non ne avrei il diritto”.
Miliardi che già rifiutarono (per l’esattezza due) quando un magistrato inquirente venticinque anni fa glieli offerse assieme ai passaporti e all’impunità se confessavano i mandanti internazionali…

“Sarebbe stato facile inventarceli fumosamente dato che a un certo punto venivo considerato il sicario prediletto dalla Cia, dalla Mafia, e dalla P2 (- Nessun’altro? mi veniva spesso da chiedere -) Ma abbiamo preferito fare vent’anni di galera piuttosto che venire a patti con la nostra coscienza.
Perché – per quanto possa sembrare strano – anche chi le circostanze della Storia ha reso criminale può possederne una.”

Come forse anche questa straordinaria intervista che segue può contribuire a dimostrare.

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Eddie Gray – the famous jazz violinist

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

Eddie Gray- the famous jazz violinist-was so close to the painter Francis Bacon that the artist relied to him all the keys of his properties when he was far from Great Britain. Colony Room ,the real home of Francis Bacon,was so selective that to be a member  they use to say you should be  a billionaire, a royal highess, or a genius.

I suppouse is meaningful of my relationship with the inner circle if the painter that Eddie Gray gave me the longest interview of his life on the artist  (after seeing the drawings the artist gave me was so shocked to have an asthmatic crisis )and the Colony Room liked I made a video of a party in my honour after the owner at that time Michael  Wojas  saw the drawings, an honoure never given for what I know to anyone else.

The video begins with the official photographer of Colony Room -the also remarkable poet  Alyson Hunter- (but we are at French Bar one of the favorite drinking place of the painter ) than we have the interview to Eddie Gray and than the party in Colony Room.

All this disappeared and symbols of unbridled vitality have become ghosts of memory but the one whose references were important,Francis Bacon,will always feed the life of art and never become a ghost of it.

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Il mistero, falso, dei veri disegni di Francis Bacon

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

Quando più di venti anni fa iniziai a parlare dei disegni di Francis Bacon ( la mia intuizione si basava su di un dato piuttosto elementare: me li regalava) non furono pochi a domandarsi se in ubriachezza non fossi ormai arrivato a surclassare quella del maestro angloirlandese.
Oggi che la Tate Gallery può trionfalmente annunciare di aver accettato il munifico dono di ben 1200 disegni di Bacon appartenenti al suo vicino di casa Barry Joule (si tratta in realtà in gran parte di foto ritoccate o pagine di libri arabescate con qualche linea) forse,come di consueto,la saggezza del tempo ha dimostrato che non ero poi così affetto da delirio alcoolico o da ambigua malafede.

Francis

Per raccontare una storia si può impiegare la Bibbia o il distillato di una battuta: la mia- che neanche lo splendido libro di Giorgio Soavi è riuscito ad abbozzare- (“Francis Bacon:Viaggio in Italia”) la posso comunque così riassumere all’osso: nel 76,quando lo conobbi alla festa d’addio di Balthus a Villa Medici a Roma, mi chiese di andare a vivere con lui a Londra. Io gli risposi che ero innamorato del suo genio, ma non al punto da diventare una rotellina del suo meccanismo .E che di mestiere facevo il giornalista,non il mantenuto-Sono grato ai subentrati che gli hanno voluto bene,i vari John Edwards,Barry Joule,il mitico “Spanish Lover”(di cui non esiste-a parte quelle in mio possesso che visualizzerò piuù avanti – una sola foto, parola, elemento biografico sospiro che lo documenti vicino a Bacon: a proposito di quanto fosse bravo Francis a rendere invisibile ciò che voleva mantenere discreto.,..) ma,con tutto il rispetto,parliamo -nel caso di J.Edawrds – di un giovane delizioso oste analfabeta affetto da dislessia integrale per cui non sapeva quasi leggere nè scrivere,con Barry Joule di un tuttofare il cui massimo vanto culturale è stato aver fatto da autista al ballerino Nurajev,e nel caso del fidanzato spagnolo di un ipocrita che-come documentarono i quotidiani madrileni di allora-nonostante Francis fosse andato a trovarlo a Madrid in precarie condizioni di salute in concomitanza di una sua mostra- infatti dopo pochi giorni vi crepò solo come un cane- non credette di sprecare ,per assisterlo ,neanche mezzo minuto- (ve detto però che Pablo,che era ricchissimo e bellissimo ,aveva giusti motivi di risentimento nei confronti di Francis: ma questo è un altro libro.) 

A letter by Francis Bacon

A parte la fenomenologia sentimentale,su cui non annoierò il lettore,con Francis invece io sapevo distinguere tra IRA, Dubliners Fighting, Irish Volounteers (era ossessionato dal terrorismo) .Quando la M.Tatcher lo definì “Più mostruoso dei suoi stessi orrendi quadrI” fui l’unico a saperlo confortare rivelandogli che era sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato. Sì,certo,si ubriacava e si innamorava persino dei ladri(vedi G.Dyer)ma quello che lo appassionava era l’abisso da cui vedeva incoronati i serial-killers,i mafiosi,i sanguinolenti stragisti-Che io intervistavo e di cui a volte sono diventato amico.Con suo sommo godimento,tra gli altri,nel sentirsi da me raccontare-certo non minimizzando-il tutto. Per non parlare delle feste in palazzi rinascimentali veneziani dove lo portavo come quello,sublime,della contessa pittrice Orietta Rangoni Macchiavelli in cui lo vedevi indeciso se reputare più sublimi i suoi Tintoretto o il suo fragolino.

 

(Non è un caso che usasse sconcertare chi gli magnificava la pittura italiana proclamando sornione:”Morandi,Burri?Sarà.Certo sono assi meno importanti della Orietta Rangoni.”) In realtà l’unico genio che reputasse suo pari in Italia era Leonardo Cremonini conosciuto fin dai tempi in cui esponevano entrambi nella galleria della Erica Brausen e sulla cui vespa, non a caso ,si fece scorrazzare per Roma la prima volta che venne in Italia e che,sempre non a caso, andò a trovare in Sicilia poco prima di morire .

“If I would have lived with you I would have done my Sixtine Chapel, apart your awfully preference for women….I will never do my Sixtine Chapel among the silly people I’m contact with here in London”.

“Se fossi vissuto con te-a parte la tua esecrabile prefernza per le donne-avrei dipinto la mia Cappella Sistina.Qui a Londra,in mezzo alle fatue persone da cui sono circondato,non la farà mai.”

Se ho contribuito a un crimine culturale però ,con le centinaia di disegni che gli ho ispirato, in parte ,credo ,di essermene emendato- Disegni a volte migliori degli stessi quadri, fatti anzi -tra gli altri innumerevoli motivi-proprio perchè non era non era soddisfatto degli originali su tela(è il caso ,notorio,delle Crocifissioni e dei Papi- )Capisco che il non aver mai blandito il sistema formale(di allora)delle autenticazioni inglesi abbia creato diffidenza e sconcerto ma se si osservano i ridicoli sgorbi che oggi gli vengono attribuiti si può forse capire perchè di quel sistema io non mi sia mai fidato.

A parte l’ineffabile Malborough che di me diceva-significativamente senza mai denunciarmi però-: “Il signor Ravarino è un povero pazzo. Bacon non ha mai fatto un solo disegno in vita sua.” Soltanto nello Studio ne hanno trovati …novanta.( Alcuni geniali,benchè tirati via) Il suo propietario F.Lloyd è do- vuto fuggire alle Bahamas per non finire in galera, la Valerie Beston è fuggita in Francia simulando- prima di finirvi davvero-la demenza senile-e l’Estate Bacon li ha trascinati in tribunale con l’accusa di averlo truffato,derubato,ricattato.E’ poi finita pari e patta,ma tanto per dire della cristallinità di coloro che sulla mia vicenda erano scettici. Altri vermi,altri sciacalli ,hanno cercato-come si sa-di azzannare la storia, ma io preferisco ricordarne il lato solare.

A never seen photo of Francis Bacon David Boxer immagine

L’assoluto disinteresse con cui la prestigiosa Burlington Magazine nel numero del centenario di qualche mese fa ha riconosciuto il corpus dei miei disegni(Io straordinario saggio è della Margarita Cappock che ha curato la ricostruzione del suo Studio a Dublino) La gentilezza con cui sir Nicholas Serota-direttore della Tate Gallery-mi ringraziava per lettera per aver sottoposto alla sua attenzione due originali a me che -essendo lui responsabile anche dell’Istituto Inglese per il controllo sulle opere d’arte-lo invitavo a denunciarmi se li avesse reputati potenzialmente falsi.

afp in the name of father d.hirst

Il felice sbigottimento con cui Marlene Dumas-un pò una Francis Bacon al femminile-mi dichiarava in una videointervista:”Sono molto più belli dei quadri dell’ultimo periodo.”

Il rincrescimento folgorante di un collezionista come Vittorio Olcese: “che peccato siano veri.Fossero falsi avremmo un genio più grande di Bacon.

“O Giorgio Soavi che quando li vide per la prima volta tirò fuori uno dei suoi understatement in cui è pressochè un genio.Dopo averli osservati in assoluto cianotico silenzio per quasi mezz’ora mi chiese:”Scusi, lei ha un martello?”

Centenary year of Burlington Magazine dedicatet to works on paper of Francis Bacon

“Martello?Che martello?”-replicai esterrefatto.”Quello con cui darglielo in testa-Non avrò mai i soldi per comprarli tutti “.

At Colony L “interesse e l”emozione provata nei confronti degli stessi,mentre li sfogliava accanto alla Cappella Sistina,dal direttore dei Musei Vaticani Francesco Buranelli.La vorace saturnina curiosità del grande regista inglese Peter Greenway che a tutti i costi-suppongo per concepirci un film- voleva lo dettagliassi se per Bacon era più appassionante venire strangolato o accoltellato leggermente- O la sbigottita incredulità a poco a poco trasformatasi in sbigottita ammirazione con cui il maestro Leonardo Cremonini-l’unico genio che Bacon reputasse alla sua altezza al punto di firmarmi la foto di un suo quadro perchè voleva che glielo comprassi-quando li vide nella sua stupenda villa rinascimentale vicino Firenze dopo averli osservata con una tale intensità che la carta sembrava bruciare sotto il suo sguardo si mise,lasciandomi commosso ed esterrefatto,letteralmente ad abbracciarli.”Voglio loro già bene”mi sussurrò con la voce incrinata e poi li abbracciò-un gesto che nessun orrendo gallerista di questo mondo potrebbe mai avere-come se fossero creature viventi,quali in effetti forse erano.

Bacon’s home in Paris

In quanto a quello di buono che pensano dei disegni i più titolato storici dell’arte o baconologi viventi ne farò oggetto di una futura puntata perchè lo squallido mare del mondo dell’arte è talmente ripullulante di vermi che non ne farebbero di certo buon uso.

Ormai tanti anni fa il povero Francis moriva a Madrid senza avere nessuno accanto a sè che gli desse una sola piccola goccia di conforto,me compreso a cui peraltro aveva telefonato dall’ospedale(telefonata unica,da quello che mi disse ilpersonale)e che non andai a trovarlo perchè mi annoiava troppo dover cambiare due aerei per raggiungerlo, pigrizia di cui mi vergognerò ogni secondo di tutti i giorni che mi rimangono da vivere.

Bacon Beaton – May 1951

Il personale paramedico da me intervistato mi ha confidato che lanciò un unico urlo ma talmente terribile che si slogò la mascella.
Nulla era stato tanto distante dai suoi quadri come la sua vita. Con la sua morte forse dipinse,suo malgrado,il più spaventoso.

Cristiano Lovatelli Ravarino

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Talking with Edward Lucie Smith

  • 30 Gennaio 2022
  • by
  • Cristiano2017

elsmith at work

.::

 Talking with Edward Lucie Smith, the greatest omniscient lyrical merciless

.:: unforeseable codifyng living modern art historian. 

.:: Sometimes bloodstained Arena, sometimes puppett Theatre:

.:: the backstage intrigues in modern art.

If you think that the most world travelling man is the President of the United States George Bush or President Vladimir Putin or Microsoft Corp. Chairman and Chief Software Architec Bill Gates you simply are wrong.Maybe not in its nucler weapons or in trans-national terrorist attacks but in a so much more fundamental dimension- like beauty and creativity- the world it’s under control of a man called Edward Lucie Smith.

Regarded as the most prolific and the most widely published writer on art(with sales for some titles over 300.000 copies)with a number of his books- among them “Movement in Art since 1945””Visual Arty of the 20th Century””A Dictionary of Art Terms and Art Today”used as standard texts through the world,curator of a innumerable series of exhibitions and retrospectives,jury member of an endless numer of Biennals and Prize exhibition among which Liverpool,Cairo,Sharjah,Alexandria,Belgrad,but also famous poet and great photographer,you cand run into him in conference at the Macedonian Museum of Contemporary art presented as the”most distinguished name on the world of art stage”,the day after in China to glimpse a new talent and the next week at dinner in the delightful roman countryside at Alberto Abate’s home,one of his favourite italian painters,with Arnaldo Romano Brizzi and Massimo Caggiano the distinguished owners of Polittico,his reference Italian Gallery, so remarkable in publishing many books with which he takes italian creativity-as in the rest of the world-under control.

In a art world full of creeps and bigheads sometimes his opinions could appear merciless.

Edward is not merciless,it’s only realistic.The (a little bit)sorrofowl realism you have when you are omniscient.

The most famous english art historian of our recent time,David Sylvester, in reality was -I think-only a journalist.And not so indipendent and clayrvoiant as his legend claims,I’m afraid.

“David Sylvester was brought up in a tradition that thought France and French art was the be-all and end-all, Paris provided all the answers etc. He was never very good on American art, which was the dominant force through most of his career as a critic.

Maybe good on artist like Magritte,certainly good on Soutine, who was, like David, Jewish. He could never make up his mind about new stuff and frightened to be wrong, or to be contradicted, by people he was afraid of [like Francis]. Greedy. “

And his mythological relationship with Bacon-Marlborough?(very overvalued,with all my respect.In a enlightening interview with Francis made by Sylvester for BBC at a certain point you can hear the painter , speacking softly ,(but not enough)confess”All bullshits..” (we are sayng..)

“I think he probably had a corrupt relationship with Marlborough. A lot of the interviews were heavily corrected and rewritten by Valerie Beston, who looked after Francis at Marlborough. In other words, if the interviews are his most celebrated work Sylvester was nevertheless only a ventriloquist’s puppet for Bacon and Beston, writing what they wanted him to write. These aren’t the ingredients that make a great critic. “

It’s a little funny, and sometimes incomprehnsible, english art critic scenary.A famous art critic like Brian Sewell use to try the most famous and powerfull art english leading figure, Sir Nicholas Serota,(called ”The Pharaon “) like a dement.You can say what you want about Serota but the new Tate Modern it’s so mearvellous to became the unvoluntary greatest Cathedral-sculpture of our age, even competitive with its own items……besides he had been the only londoner authority to show the sensitivity to go to the funeral of the poor Bacon’s long companion,John Edward.

“Brian comes from the Courtauld, was a pupil of Anthony Blunt, then a cataloguer at Christie’s, then a dealer in Old Master drawings. He thinks a great deal of contemporary art is rubbish, and that Serota is a charlatan for promoting it. He has written well about Bacon – look it up. He wrote a good essay on Carl Andre – big surprise there.

He is incorruptible as a critic I think. I used to do a lot of business with him when he was at Christie’s. In other words I knew him well before he was the Sewell we now know. That makes him uncomfortable nowadays with me. Also he knows I know about his dealings with the client [in his Old Master drawing days].

Thanks for the scoop…we have also to say that thoungh even him was fooloned by the famous master drawings faker Hebborn he was the only one,at that time,who immediately had some doubts…amazing the connection with Anythony Blunt;Francis was bewitched by the connection art- and -spyng which emerged in Blunt’s life…when I presented him the catalogue produced by an idea of Anthony Blunt about the “Bolognese drawings in the collection of her Majesty the Queen” he was stunned by the scream of”Head of Marsyas”by Guido Reni and exhilarated that nothwistanding all the celebities who cooperated to the work -a part Anthony Blunth himself (Otto Kurtz,Denis Mahon,Rudolf Wittkower..)the title was wrong.In italian you must write BolognesI drawings,not BolognesE,referred to the cultural enviroment,if anything.

I forgotten to ask you what do you think about Serota’s Turner Prize.

“Serota used it to offer recognition to a new generation of artists and at the same time generate publicity for the Tate. They’ve now made their way through the A List – the big names of the 90s, and everyone is getting bored. One problem is that it’s impossible to shock the audience any more – ‘shocking art’ has become at convention in itself. The same thing happened in Italy in the 1570s/1580s, as Mannerism came to an end. The only shock left was extreme Realism, hence Caravaggio and the young Annibale Carracci. Do you know Annibale’s wonderful ‘The Butcher’s Shop’ in the gallery at ChristChurch, Oxford? But even that has a precedent – in Passerotti, from your own Bologna.”

Was one of the preferite Bacon’s italian painting……In a legendary art essay about Francis works on paper you wrote: “This fact in itself rather puts paid to the argument I have heard put forward by Michael Peppiatt, one of Bacon’s biographers, that the Joule archive can’t be genuine because Bacon was careless with possessions, and would certainly not have hung on to items of this sort as he moved restlessly from studio to studio before finally settling in Reece Mews in 1961. “

I was surprised how much his famous “Anatomy of Enigma “ was traced on Farson’s and Sinclair’s Bacon biographys (a part very moving and original sections where ,for instance, Francis confessed his powerless desperation in George Dyer’s suicide) and stunned by a grotesque fake showed inside (a suppoused portrait of Apollinaire) given by Marlborough and finded by the two years in prison sentenced for forgeries italian art critic Maurizio Fagiolo dell’Arco who, in a taped interview that still I conserve , even didn’t remembered where he finded the drawing… (if in Spanish or in Switzerland…and it would have been the first Bacon’s officialy finded sketch out of the Studio! ) and was so frightened by my questions to promised me any authenthications free I neeeded…if I didn’t quote him !Anyway, the Peppiatt’s bioghrapy it’s the most complete about Francis. So how could he made a mistake about Barry Joule ?

“Don’t understand about Peppiatt. He got it wrong, that’s all. The Joule material came from Francis’s studio without a doubt. Which means that Francis had saved it till the moment – very late – when he handed it over to Joule. Careless? All the evidence points the other way – he hung on to things, rather than chucking them out. Peppiatt bought the ‘public Francis’ – the carefully constructed myth. I suppose one problem is that Peppiatt is straight.”

I cannot hint to Barry Joule Archive for obvious reasons.. given my personal case about painter’s drawings it would turn in another interview…let me only say that his canadian handyman flattered himself to fascinate Francis with his intellectualisms(that Francis disliked,as his blond toupee)but his real chance was………he was REAL madly in love with the painter.

Wasn’t Jhon Edward,who loved his boyfriend Phil Morgue(still now handsome,I have to say,and unjustly criminalized by english press)wasn’t George Dyer who loved above all the bottle,wasn’t the Spanish Lover JOSè who was ashamed to be omosexual..in passim I don’t believe rumours he had stolen the drawings by the Studio when Francis suddenly died in Madrid……well, he had the key of the Studio and nobody at that time could control what his neighbor was doing………but what matters is underline that even if all the perfectionist cretive life of the painter lead us to think that the famous words of Bacon ”You know what to do” were in distructive sense Joule maybe had been right in not respecting his will……you would be pleased to have also discarded, smaller, hurried papers, occasional scrowls by Velasquez and Michelangelo?I think yes,like we all. Turning back to art critic scene nowaday…… what about Robert Hughes,the long-time celebrated Time magazine art critic,I think his “Frank Auerbach” with brilliant flashes like :”He could do things with line that he could not manage in paint.Drawing is a more experimental medium than painting” was cool.

“ Bob Hughes is a bit like Brian Sewell, who writes for the Evening Standard here in London – better on negative judgments than on positive ones. Bob’s great personal favorite, the Israeli painter Avigdor Arikha, is really too lightweight to count for much when put in the scales against currently fashionable avant-garde figures like Damien Hirst or Jeff Koons. I hear Arikha talks very seductively about art – but talk isn’t the same thing as painting. Bob uses researchers, who sometimes let him down. There is some surprising factual slips in his much-praised book ‘Nothing If Not Critical’. Brian Sewell, on the contrary, is invariably extremely well-informed, with real depth of information. Whether or not one agrees with his conclusions. It is unwise to argue with him about the facts. And the research is all his own.As for Hughes’s other favorites, I think Auerbach has become very mannered, and Freud is also in decline. “

Lucien Freud in decline? Sacrilege!

“ Well…all too often he overworks his paintings. One oddity with Freud is his insecure sense of composition. The big pictures, till recently, were often strong compositions, but the little ones usually don’t work – all those miniature portrait heads wobbling about in a pictorial space to which the form of the head is quite unrelated. He has little sense of the importance of the edge: the place where the picture stops. “

Last on David Sylvester…he become the reference journalist of Francis Bacon. Very bad. I think Jeffrey Bernard was much more better.

“Years ago I used to work in an advertising agency with Oliver Bernard, Jeffrey Bernard’s brother, and I also knew the other brother, Bruce Bernard, though not well. Oliver and Bruce always treated me with a degree of ill-concealed condecension [I can’t spell this word!] – I think because they thought I was terminally bourgeois. Naturally I didn’t like it. I never knew Jeffrey but I suspect we would not have been friends had we met. I don’t believe that the fact that you live a bohemian life-style confers automatic superiority to the values and opinions of the rest of the world.”

The only thing I don’t understand between you and Francis was…more than why you didn’t became mearvellous lovers (sorry for my impudence) why you moved out of his life…why –such a great sensitive omniscient art historian like you – left all the space to such an awful mediocre kack (radio- cultural-controlled) like Sylvester….(again..I apologize with his ghost…)

“I avoided Francis, whom I only ever saw at parties given by the Gimpel family, for several reasons:
1. I am not good with great celebrities. They seem to me encased in their fame, like Barbie dolls in their plastic coffins, and I never know what to say to them. Praise sounds sycophantic, criticism, sounds impertinent. In other words, I got to FB too late to make any kind of human contact with him.
2. Rather like the aging Picasso, Francis in London had what the Spaniards call a tertulia, a band of dependents and clients [clients in the Ancient Roman sense], whom he indulged but also tortured…

I deeply understand what you mean….

…. “I really had no wish to become part of that circle and to have a forced association with that particular group of people.
3. Whenever I had even the briefest exchange with Francis, the form it took was that I would incautiously mention some other artist, or some writer, and Francis would say something cutting about them. One gets tired of that very quickly.
4. I am not a big drinker, and in particular I have an allergy to wine. More than three glasses of most wines [not champagne for some reason] and I start sneezing uncontrollably. Too much alcohol of any kind plunges me instantly into depression, with no intervening period of euphoria – the more I drink the less I want to talk to people. At the end of a long party I’m generally sitting in a corner, completely mute, and aware that I have to drink several liters of water immediately if I am going to function at all the next day. In other words I’m a classic party pooper, with a very limited tolerance for people in large groups. I used, when I was young, to have a very hard head, as we say in English – an ability to drink a lot without much apparent outward effect – but I lost this after a bout of hepatitis in the early 1970s. Even in the days when I did drink, I never got much out of it.
5. During most of the period when I had the possibility of access to Francis [we lived quite close to one another] I was an extremely closeted homosexual. I found Francis alarming – he freaked me out.

6. I thought he probably disliked my reviews of two big retrospective shows of his work that I covered as a journalist [in ‘The Listener’]. Basically I compared him to Fuseli, a key figure in the late 18th/early 19th century sturm und drang, who wasn’t as much respected in those days as he is now.
It is true that I don’t like a good deal of the very late work, particularly the series showing dwarfish figures dressed for the game of cricket. It was only after FB’s death that I learned that these were supposedly inspired by Francis’s fascination with the swaggering, ultimately butch cricket hero of that period, Ian Botham. Well I suppose I can’t blame him for lusting after Botham, who when young was testosterone on two legs, and very much aware of the fact. “

There had been a period in which Kitay was believed to became Francis successor. How far is that time. He made you a famous portrait.Was a painting or a drawing?

“A drawing. Unfortunately I had to sell it to pay a tax bill – I never thought it was a good likeness but it was a pretty good drawing .I have been painted or drawn by all sorts of people – most recently by Philip Pearlstein, also by Tom Phillips and a number of times [a painting and some drawings] by my friend Michael Leonard, who is a classical realist. His painting of me is the likeness I prefer. Maybe too conservative for you. I don’t think I have a scan, but can ask Michael, who is coming to lunch today.
Where Kitaj is concerned I think the work has degenerated terribly in recent years. He had a period when he was good, but pretty long ago now. His big retrospective in London was a disaster as you perhaps know. I was so happy I didn’t have to review it. Since then things have got worse, with his rage about the bad reviews and his conviction [absurdly egotistical] that the anti-Semitic malice of the English critics was the cause of the death of his wife Sandra, from a brain embolism. He is now living in California and painting crap.”

The emerging, famous, Sarah Lucas. I’ve seen some pretty trinkets in Colony Room by her.You told me once:”Famous?The only thing she is.”

“ I certainly didn’t say that Sarah Lucas is the only famous YBA. I said that very likely she wouldn’t be famous for long. “

And what about Damien Hirst?he is the new number one of the creative scene(a fact that Francis perfectly perceived in his last days )

“Damien has a lot more substance – but it’s a essentially a literary talent – more about making metaphors than making what we recognize as art. Jeanette Winterson said in print the other day that D Hirst’s work always reminded her of Webster’s play ‘The Duchess of Malfi’. Smart girl. I was quite cross – I’ve been saying the same thing for some time, but I don’t generate as much publicity as she does.His recent reconstruction of Bacon’s triptych about George Dyer’s suicide…Ican’t see the point,myself.”

For what my opinion mean…nothing respect you…I the same believe that still now nobody strike world- imagination like him………and that his dialogue on art with Gordon Burn ”On the way to work” it’s the most extraordinary exciting amazing book written in the last years…… And the italians? If you have someone,what are your preferite italian living painters?and among.. the historical?

“Among Italians [the great dead]: Morandi most of all. De Chirico, including some late work. [Gladiators, Bagni Misteriosi]. Casorati, Carrà. Among the living: Paola Gandolfi [feminist and surrealist – quite unlike any other Italian artist], di Stasio, Paolo Borghi [sculptor], Carlo-Maria Mariani [quite a lot!], Alberto Abate (I wrote about him) Carlo Bertocci, Ubaldo Bartolini. See the various books I’ve written for the artists represented by Il Polittico,the roman Gallery whith which I published many books. Martinelli……who is a formidably good draughtsman. “

And the so american- succesfull Francesco Clemente ?(except his”Incendi “…quite horrible,in my humble opinion)

“Clemente is essentially a New York ‘high society’ artist, with a charming, well-connected wife who helps his career. However his watercolors can be surprisingly good. Paladino once did some very strong paintings of witches etc., based on primitive early medieval church frescos from the Basilicata, which is where he comes from. I don’t feel much enthusiasm for his sculptures. “

With all my respect. Clemente is like Sandro Chia.(and the most of modern paintings).Late picassian clumsy scrowls who claims to be modern and colours at random.Any how about …the best of all,if you have one?

“On the whole I find it very difficult to swallow any artist ‘complete’. I admire individual works, not the whole oeuvre.”

Thanks Edward,so much.

More than for the huge cultural treasures you gave me for the hours we spent together.Art is important.But friendship-as Francis(Bacon)would have said-is more important than art.

Cristiano Lovatelli Ravarino

READ MORE
  • news
  •  
  • Uncategorized

Navigazione articoli

Precedenti 1 2 3 Successivi

Contatto

mailto:info@cristianolovatelliravarinonews.com

Invio cartaceo

Casella Postale n° 962 Poste Italiane® Indirizzo: Piazza Minghetti, Bologna.
© 2025Cristiano Lovatelli Ravarino | Proudly powered by WordPress | Theme by Theme Farmer.
By continuing to browse this site, you agree to our use of cookies.