Cristiano Lovatelli Ravarino
…considerato il più sofisticato e pericoloso giornalista di riferimento della Cia per l’Italia Cristiano Lovatelli Ravarino si schermisce sorridendo e rivendicando l’originalità delle proprie ricerche, anche se è orgoglioso delle proprie origini americane…
Ma se un occulto file del Pentagono riafforando come un fossile sanguinario dal tempo dimostrasse che nonostante tutto sono stati proprio loro a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro l’ho giurato:”Scendo a Roma e vi strozzo con le mie mani”. “E noi faremo lo stesso con te – mi ha risposto imperturbabile Giusva – se da qualche sdrucito dossier saltasse fuori – come dicono i comunisti – che hai partecipato a dei Golpe”.
Il più terribile Lord Fenner e la più traumatica Erinni Tisifone della passata eversione di questi anni oggi rivendicano in modo pacifico l’origine solidale delle proprie tragiche gesta…Valerio uno jedy Anakyn che vedeva cadere attorno a sé i propri amici come mosche – mattanza che come nella saga mitologica finirà egli stesso per allargare – e così Francesca,tanto colta da ricordare che nell’Areopago greco le terribili Furie però uccidevano chi nascondeva la verità, non chi la perseguiva.
È forse interessante notare che tra migliaia di giornalisti e centinaia di emittenze televisive nessuno ha mai concesso a questa coppia il cui amore è sopravvissuto a qualunque terribile abisso la possibilità di spiegarsi fino in fondo,a parte qualche battuta. In questa video intervista di quasi due ore (mi scuso delle immagini ogni tanto poco ferme ma non avevo punti di appoggio) invece si anatomizzano per la prima volta punto per punto,dettaglio per dettaglio, labirinto per labirinto,gli elementi per cui sono stati condannati – qualcuno direbbe incastrati – e i tantissimi a loro favore, sempre curiosamente sottovalutati. E dal fiuto della stampa che non vedeva, non sentiva, non parlava, – a un centimetro dal naso – mai notati.
Non ho evitato, come al solito, di far trasparire l’amichevole dimestichezza che ho nei confronti di Valerio e Francesca perché era l’unico modo che avevo di essere intellettualmente onesto verso il videolettore,non certo per ferire le vittime delle tragedie di cui sono stati protagonisti (non la strage di Bologna però, a cui non credo) ma perché non conosco nessun terrorista che abbia saputo mettere tanta distanza e lealtà intellettuale tra sé e le proprie gesta eschilee. E poi se con una persona ci hai giocato a palletta da ragazzino – come probabilmente ci accadde a Piazzale delle Muse a Roma – o per entrambi noi figure sublimi come suor Maria Gervasia Asioli sono state una specie di seconda madre a fare il cancellierino stalinista con venticinque anni di ritardo nel Tribunale dell’Inquisizione mi sarei sentito non giusto, ma grottesco.
Francesca custodisce gelosamente la lettera di Papa Woitila in risposta alla sua dove deve aver espresso ravvedimenti autentici se il Papa testualmente scrisse loro: “Pregherò per voi”.
Se il Papa ha speso parole di pìetas non si capisce perché dovrei esibirne io di inclementi.
È significativo notare poi che in questi anni molti testimoni li hanno visti venire salutati con estrema cordialità e rispetto da diversi protagonisti del giornalismo sinistra, da Paolo Mieli a Furio Colombo a Gad Ledner.
“Quelli di destra invece – vertici politici compresi – quando ci incrociano scendono dall’ammiraglia e ci abbracciano.
Ma dopo essersi accuratamente guardati attorno e di nascosto”.
Anche perché Valerio e Francesca non si sono assolti e la straodinaria organizzazione dove lavorano Nessuno Tocchi Caino dove hanno contribuito a salvare non poche vite e a ritardare le esecuzioni capitali di centinaia di altre (ponendosi quindi agli antipodi cosmici del proprio passato). Li vede non solo lavorare in un loculo più ristretto di una singola cella (devono poi tornare a casa entro le nove, i brigatisti in semilibertà come loro invece – quasi fossero di una casta privilegiata – entro mezzanotte) ma addirittura volutamente mortificarsi in molti aspetti del quotidiano.
Lasciandomi di stucco, nell’Enoteca Ristorante Corsi in via del Gesù dove forse ho mangiato le migliori salsiccie ai broccoli della mia vita circondato da una scelta di vini da esposizione a Wine Spectator, li ho sentiti francescani ordinare “Riso in bianco ed acqua naturale: abbiamo problemi di colesterolo” ma ho poi saputo che questo fa parte di una sorta di supplemento di pena silenziosamente autoinflitta.
È facile versare lacrime o parole da coccodrillo, molto meno facile – per quanto possa sembrare risibile rispetto ai delitti commessi – ad esempio privarsi dei piaceri della tavola per tutta la vita essendo ancora giovani e di sana costituzione, ed è una scena comunque meno imbarazzante di un Mario Moretti – riportano le cronache – elegantissimo alla prima della scala di Milano.
Pochi lo sanno ma vivendo di uno stipendio modestissimo hanno rifiutato miliardi non solo per i diritti della propria storia ma soprattutto Valerio – in una platea massmediatica assetata di sangue – proprio come attore. Dalla Famiglia Benvenuti a Terminator, Quello Vero.
“Posso cercare di fare un libro sulla nostra storia, questo sì – annota sommessamente – ma guadagnare miliardi sul sangue versato questo davvero non ne avrei il diritto”.
Miliardi che già rifiutarono (per l’esattezza due) quando un magistrato inquirente venticinque anni fa glieli offerse assieme ai passaporti e all’impunità se confessavano i mandanti internazionali…
“Sarebbe stato facile inventarceli fumosamente dato che a un certo punto venivo considerato il sicario prediletto dalla Cia, dalla Mafia, e dalla P2 (- Nessun’altro? mi veniva spesso da chiedere -) Ma abbiamo preferito fare vent’anni di galera piuttosto che venire a patti con la nostra coscienza.
Perché – per quanto possa sembrare strano – anche chi le circostanze della Storia ha reso criminale può possederne una.”
Come forse anche questa straordinaria intervista che segue può contribuire a dimostrare.Guarda l’intervista a Mambro e Fioravanti
Ringraziamento
Si ringrazia Cristiano Lovatelli Ravarino per aver autorizzato la pubblicazione dell’intervista a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti