Proventi da 10 a 30 milioni di euro
Oggigiorno si può vendere tutto ciò che ha avuto, in un certo qual modo, un collegamento con Bacon: un artista inglese lo scorso marzo ha tagliato in due una tela di Bacon, l’ha capovolta e l’ha dipinta con dei paesaggi, un lavoro fruttato 434.500 sterline, una cifra ben 15 volte superiore al prezzo che la casa d’asta si sarebbe aspettata. Persino i due guanti sinistri, probabilmente utilizzati da Bacon durante la pittura, sono stati venduti a circa 7000 sterline.
Spesso i dipinti di Bacon generano proventi dalle vendite da 10 a 30 milioni di euro. Con i 100 nuovi dipinti di Bacon il mercato dell’arte cresce per un potenziale di centinaia di milioni. Creare opportunità di mercato per queste opere è compito del Bacon Estate. Solamente loro sanno infatti chi si nasconde dietro la dicitura “collezionisti privati”, dai quali l’Estate ha pescato le nuove opere.
Ma da chi è composto o che cosa è esattamente il Bacon Estate? Le richieste di informazioni da parte di Stern riguardo la forma organizzativa e la funzione dell’Estate da quest’ultimo sono state respinte . L’unico erede di Bacon, John Edwards, un bel giovane privo di studi che lavorò come cameriere a Londra nel bar dei suoi fratelli e che fu vicino a Bacon negli ultimi 18 anni della sua vita, fu responsabile, con grande sorpresa da parte di tutti i conoscenti di Bacon, della cessione del patrimonio ereditario avvenuta nel 1998 a favore di Brian Clarke, designer del vetro, concedendogli così ampio potere sulle opere.
Clarke sapeva di avere tra le mani un tesoro che poteva crescere e per questo motivo incaricò il fotografo e curatore di moda, Martin Harrison, di fare il catalogo delle opere. Quest’ultimo mise nel catalogo tutto ciò che la mano di Francis Bacon aveva lasciato: perfino le opere che l’artista aveva gettato per collera nell’immondizia e che sono miracolosamente sopravvissute. Con i 100 scarti recuperati dell’artista così come tutto ciò che Bacon in vita riconobbe come opere, il numero delle stesse aumentò da 221 (documentate nel primo catalogo di opere del 1964) a 584 (numero attuale).
Una persona che conosceva molto bene Bacon e che fu in gran parte biografo dell’artista mise all’asta lo scorso febbraio un’opera custodita per tantissimo tempo. Forse perché sapeva che un mare di opere inferiori sarebbe apparsa sul mercato?
Parigi, Boulevard Saint-Germain, Café de Flore. Michael Peppiatt, 76 anni, scuote la testa. “Il dipinto era il mio fondo per la pensione. A causa del grande aumento del valore dell’opera riscontrato negli scorsi anni, non mi potevo più permettere l’assicurazione, per questo motivo l’ho sempre data in prestito a musei e mostre, almeno era al sicuro.”
Il regalo dell’amico avrebbe potuto fruttare circa cinque milioni di sterline, tuttavia Peppiatt lo diede in cambio di una casa in Costa Azzurra.
Scelse questo caffè di Parigi come luogo di incontro perché esso rappresenta un’epoca in cui la città era meta ambita dagli artisti e intellettuali di tutto il mondo. E proprio qui i dipinti di Francis Bacon furono motivo di dibattiti esistenziali. Peppiatt aveva 21 anni ed era uno studente di Cambridge quando intervistò nel 1963 l’allora 53enne Francis Bacon. In quell’occasione iniziò un discorso che si sarebbe concluso solamente 30 anni dopo, con la morte di Bacon.
Bacon era all’inizio del suo decennio di successo, nel 1958 sottoscrisse un contratto con la principale galleria d’arte di Londra la Marlborough. Il suo trionfo nei musei di tutto il mondo, tuttavia, fu accompagnato da drammi legati alla sua vita privata: poco prima dell’apertura della Tate Gallery di Londra nel 1962, il compagno di Bacon, Peter Lacy, morì per abuso di alcool e,nel 1971, alla vigilia del Vernissage presso il Grand Palais di Parigi, il partner di Bacon, George Dyer si suicidò.
Sia nella vita sia nell’arte, Bacon anelava incontentabilmente l’assoluto. Fino all’anno 1949 si dice che l’artista abbia distrutto circa 700 dipinti. Tuttavia, Bacon non distruggeva tutto ciò che scartava. “Nel suo studio sono accatastati moltissimi dipinti scartati” afferma Peppiatt. Tutte le volte saltano fuori dei lavori-scarto negli studi abbandonati scoperti da vecchi compagni o persone che avevano accesso all’atelier.
Con la pubblicazione del nuovo catalogo delle opere è stato istituito un comitato per poterle quantificare monetariamente. Una forma di furto d’arte al contrario. “Dobbiamo controllare accuratamente questo catalogo” dice Peppiatt il quale rifiutò una collaborazione con il Bacon-Estate.
ORRORE E TRIONFO – NEI DIPINTI COSÌ COME NELLA VITA
Bacon su cravatte e buste
Didascalia pag.51: il caos nell’atelier è leggendario. Bacon lo definiva “il compost dal quale nascono i miei dipinti”
Il rapido sviluppo del mercato dell’arte dalla fine del vecchio millennio diede agli storici dell’arte un potere quasi magico. In quest’ambito “il denaro passa di mano in mano”afferma un curatore di Londra. Il presidente dell’Estate, Brian Clarke,lo sapeva già da prima: nel 1999 privò la Galleria Marlborough del diritto di esporre il patrimonio delle opere di Bacon, diventando così l’unico guardiano dei lavori del pittore. Da quel momento in poi sfruttò in maniera sistematica l’eredità dell’artista: riproduzioni di dipinti di Bacon in 500 copie messe nei negozi dei musei a 3000 euro a dipinto. Per il pubblico meno abbiente si offriva invece una vasta scelta di poster, cravatte stampate, T-Shirts e Shopping Bags. Il colpo grosso lo fece invece con il catalogo delle opere in concomitanza con le grandi esposizioni di Bacon, sostenute da Sotheby’s, che fecero del “Ristampe” di Bacon un affare milionario.
Per la ricostruzione storico-artistica Clarke trovò un front-man ben felice di stare sotto i riflettori: l’autore del catalogo, ex fotografo di moda, Martin Harrison, al quale venne attribuito dalla casa editrice l’appellativo di “esperto straordinario” delle opere di Bacon. Il fatto che Harrison presentasse le 100 nuove opere scoperte di Bacon meravigliò i veri esperti di arte: “dopo tutte le esperienze dell’ultimo periodo tutto ciò è molto strano” afferma Armin Zweite, ex direttore della collezione d’arte di Nordrhein-Westfalen. Zweite aveva curato una mostra di Bacon nel 2006 a Düsseldorf. Inserire nelle opere dell’artista i suoi dipinti scartati è un’azione molto discutibile per lo storico d’arte: “quando un artista afferma di avere scartato dei dipinti bisogna rispettare la sua decisione”.
I dipinti ritrovati furono venduti da Harrison e l’Estate da come “sensazioni”.Alla fine di maggio fu organizzata una presentazione del catalogo in occasione di una mostra dedicata a Bacon. Riguardo l’origine dei dipinti Harrison disse a bassa voce che essi provenivano “da una collezione molto, molto privata”. Altri dipinti invece erano stati rinvenuti in un magazzino chiuso nel Chelsea, insieme a diversi altri dipinti i quali erano stati precedentemente scartati, messi da parte e probabilmente anche dimenticati da Bacon. Harrison, in giacca blu con sotto un gilet verde, disse al microfono davanti al pubblico invitato: “questo è l’inizio di un qualcosa”.
Successivamente nel discorso non seppe dare delle risposte né in merito a chi fosse spettata, dopo la morte di John Edwards, l’eredità, né chi fosse il presidente dell’Estate: “non ho idea della situazione giuridica. Ci sono i Trustees o come diavolo si chiamano. Ad oggi non so ancora chi siano.” Per sapere chi fossero chiese informazioni al figlio che lavora presso l’Estate.
Le opere ritrovate sono state presentate a un Comitato il quale doveva approvare se inserirle o meno nel catalogo. “A volte ho fatto una gran fatica a convincerli che fossero veramente di Bacon!” racconta Martin Harrison.
Esistono circa 20 opere nel catalogo che sono state distrutte. “Tuttavia esse sono venute al mondo in qualche modo soprattutto perché qualcuno le ha rubate. Ma io non sono Dio, se esiste lo devo accettare. Un catalogo di opere non è un’hit parade.”
In merito al ripristino nella lista delle opere distrutte nel catalogo del 1964 Harrison dichiara: “Bacon non se ne curava veramente. Non era un contabile. Io ho visto la maggior parte dei dipinti distrutti. E come avrei potuto vederli se nel 1964 erano distrutti? Fine della discussione!”
Quest’uomo è molto controverso e chiunque lo incontra capisce anche il perché.
Edward Lucie-Smith, poeta, autore, esperto di arte, fotografo e grande conoscitore della scena artistica londinese vive nel suo appartamento nel quartiere di Kensington. Arte asiatica antica, fotografie di nudi e libri d’arte sullo sfondo di pareti rosa: un eremo intellettuale alla luce del tramonto.
Lucie-Smith non ha mai avuto troppi peli sulla lingua. Harrison lo descrive come una persona “estremamente avventata”. Va in giro come si fosse attribuito il nome di “Re Bacon”. Lucie Smith ha dichiarato che Bacon sarebbe molto insoddisfatto delle opere presenti nel catalogo.
L’attenzione che il mercato rivolge a Bacon eccita ancora l’Estate. Harrison curò una mostra di Bacon a Monaco che poi venne spostata al Guggenheim di Bilbao. Così i “trofei”potevano accogliere più richieste dai musei.
Che Bacon, il grande distruttore, avesse approvato anche solo una di queste azioni ne dubitano i suoi compagni e tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui. Addirittura Harrison dichiara di essere d’accordo con coloro che gli muovono le critiche: “per fortuna che Bacon non è qui. Un uomo disgustoso, un rompicoglioni. Non avrebbe mai approvato che tutto ciò sarebbe accaduto”.