.:: .:: Tifeoweb mi intervista sui cosidetti misteri della mia vita. Ustica,il 2 agosto,la Mafia, la Cia… e chi più mostri ha più ne metta. Ma se ci vai a pranzo Satana spesso è assai diverso di come lo descrivono.
Una volta tanto, forse, sono riuscito a spiegarmi.
All’ emergente rivista www.tifeoweb.it aveva postato una mail di protesta per come avevano trattato Michael Ledeen talmente sgarbata da essere quasi provocatoria (chiunque conosca davvero Michael sa che è un grande uomo ma la rivista si era prodotta – peraltro brillantemente – nel solito compitino dietriologico in cui credere di poterlo trattare come un bandito internazionale).
Invece di prendersela, intelligentemente, il direttore Andrea Doi mi ha dato la possibilià di spiegarmi in questa approfondita intervista(va in onda in più puntate) dove proprio perchè le domande ricalcano le consuete leggende metropolitane che negli anni si sono accalcate come piragna noiosi sulle mie spalle spero mi abbiano anche dato modo di spiegarmi una volta per tutte.
La mia speranza è di non essere scaduto in un comizio autodifensivo ma di aver prodotto almeno qualche piccolo fonema riflessivo su quanto demenziale ,affascinante, impossibile sia il mestiere del giornalista.
Post Scriptum. Benchè la rivista abbia correttamente e scrupolosamente riportato le mie risposte nel suo editorialetto di commento l’ articolista Guarnieri si è prodotto in un serie di elucubrazioni dietrologiche simpaticamente insensate….
Tranne me stesso io non provengo da nessun ambiente (notata la genericità mafiosetta con cui si allude a “un certo ambiente” ).
Io non odio una certa magistratura , sono arrivato persino a difendere le ragioni di magistrati come Libero Mancuso o Claudio Nunziata le cui tesi sono lo zenit opposto a ciò che penso,rimango semplicemente esterrefatto ed indignato di magistrati come Priore( di cui pure ho ammirato le deposizioni nella Commissione Stragi)che mi hanno implicato in Ustica per ragioni grottesche e senza avere neanche la decenza di interrogarmi. Io non ho ricavato nulla da personaggi come Gelli tranne dieci anni di aggressioni anche fisiche in città come Bologna dove la analfabetica base tardoleninistaromagnola ignorava che i cosidetti colleghi dell’Unità a villa Wanda le interviste le imploravano.Dal prozio Igor Markvitch ho ricavato meno di quanto mi sarebbe piaciuto,ma solo retroattivamente ho capito che non era solo uno straordinario direttore d’orchestra.E non ho mai usato una delle poche gemme che mi sono arrivate,l’archivio integrale delle spie saltuarie italiane per i servizi segreti cecoslovacchi,(un modo di servire venendo ricevuti solo in anticamera IL KGB) da parte di persone della sinistra che poi hanno fatto anche carriera. Molta carriera. Perchè mi sembrava squallido escludere che sebbene fossero avversari potevano aver fatto da informatori per ragioni ideali.Su centinaia di interviste spesso proibitive con cui ho messo sotto pressione mezzo globo terracqueo Guarnieri ritaglia-senza sottolineare quanto fosse uno scoop unico -quella a Riina(oggi usata dalla Università di Siena nel corso del prof.Roberto Bartali come documento di studio sulla Mafia per gli studenti stranieiri) come se io fossi l’addetto stampa del Demonio,o almeno di alcuni suoi affiliati terreni. Poi però aggiunge tutte”dicerie”…come dire, sai mai che Lovatelli Ravarino magari nel negativo si riveli troppo bravo.
Poi un’ulteriore cambiamento radicale di rotta,il più esilarante-e talmente demenziale che se non fossi legato da stima personale al Direttore di Tifeoweb Andrea Doi(che mi ha scritto una mail di solidarietà ) – reagirei per carta bollata.
“Se già non regnano sull’ Italia come vorrebbero comunque tentano…” Ma di che delìra Guarnieri?è facile scrivere sul Bolero Hotel della dietrologia fino a descrivere -invece di capire che è un grande uomo- un Michael Ledeen come un bandito internazionale….detto tutto ciò ringrazio la bella rivista on line Tifeoweb per avermi permesso di spiegarmi, come raramente mi era accaduto.
Giudicherà il videolettore.
Intervista a Cristiano Lovatelli Ravarino
D: Cristiano Lovatelli Ravarino, giornalista italoamericano collegato anche alle riviste del Dipartimento di Stato americano. E’ giusta questa definizione?
R: Definisce una parte della mia vita.
D: Ci racconti un pò della sua famiglia che sembra ben ambientata nell’aristocrazia.
Sembra altresì che da parte della madre Lei sia discendente delle famiglie Caetani e Lovatelli, mentre il padre sarebbe stato americano…
R: No, è diverso. Il mio padre formale è stato Mario Ravarino, americano, a lungo direttore della Chase Manhattan Bank in Italia. Fu il primo a rendersi conto che Sindona era un criminale e fu lui a chiudergli l’accesso al garnde sistema bancario americano che l’illusionista di Patti cercò di violare attraverso il mio primo padre ma, evidentemente, babbo Mario non cascò nel tranello. Un suo fratello Ugo Robert Ravarino che era nella sezione Ricerche del Pentagono, è stato molto importante per i miei futuri destini giornalistici, pessimi o buoni che si siano rivelati. Mi ha permesso di capire cioè quanta falsificazione, a volte, ci fosse nelle fonti informative italiane. Non che quelle americane fossero il Graal, ovviamente.
D: Perché parla del Suo “primo” padre?
R: Poco prima dei miei venti anni, mia madre mi rivelò che ero figlio di un’altra persona, Gianni Lovatelli del Colombo. Qualche araldista mi dice che il vero sottonome sarebbe del Corno, ma sinceramente di queste cose mi interesso assai poco. Famiglia, tra le altre, imparentata con i Caetani e con il famoso Igor Markevitch che sposò una mia prozia, Topazia Lovatelli Caetani.
Papà Gianni era un tipo avventuroso, un antesignano alla Indiana Jones, rifiutò tutti i riti dell’aristocrazia e con uno dei suoi cinque fratelli, lo zio Bibi ancora in vita, se ne andò ad aprire piantagioni nel cuore delle foreste del Perù quando ancora non lo faceva nessuno. Prima di tornare in Italia dopo quarant’anni, divenne un ottimo scultore ceramista, in Sudamerica prese lezioni persino da Lucio Fontana, quellodei tagli alle tele. Non c’è artista sudamericano che non ricordi ancor’oggi il suo splendido fregio per la sede dell’Alitalia a Buenos Aires.
Papà Gianni era un tipo avventuroso, un antesignano alla Indiana Jones, rifiutò tutti i riti dell’aristocrazia e con uno dei suoi cinque fratelli, lo zio Bibi ancora in vita, se ne andò ad aprire piantagioni nel cuore delle foreste del Perù quando ancora non lo faceva nessuno. Prima di tornare in Italia dopo quarant’anni, divenne un ottimo scultore ceramista, in Sudamerica prese lezioni persino da Lucio Fontana, quellodei tagli alle tele. Non c’è artista sudamericano che non ricordi ancor’oggi il suo splendido fregio per la sede dell’Alitalia a Buenos Aires.
D: E Igor Markevitch, suo prozio, venne accusato di essere il grande vecchio delle Brigate Rosse…
R: Come racconto nel mio lungo saggio sul mio giornale on line www. cristianolovatelliravarinonews .com, non solo secondo me lo era veramente, ma Moro, a mio avviso, almeno nella fase terminale, fu veramente tenuto a Palazzo Caetani. Salvo esservi spostato di pochi metri dopo la sua morte.
Non ho nulla di scientifico a suffragio di tutto ciò, ma mio prozio mi aveva contattato proprio nei giorni del sequestro e ricordo perfettamente il lampo di terrore che vidi, per un attimo, nei suoi occhi di mio prozio, quando gli chiesi di poter visitare i sotteranei segreti del palazzo, tra i più estesi ed inesplorati di tutta Roma. Mi disse che c’era stato un crollo e che era pericoloso. Tempo dopo seppi casualmente che di crollo nessuno aveva mai sentito parlare.
Non ho nulla di scientifico a suffragio di tutto ciò, ma mio prozio mi aveva contattato proprio nei giorni del sequestro e ricordo perfettamente il lampo di terrore che vidi, per un attimo, nei suoi occhi di mio prozio, quando gli chiesi di poter visitare i sotteranei segreti del palazzo, tra i più estesi ed inesplorati di tutta Roma. Mi disse che c’era stato un crollo e che era pericoloso. Tempo dopo seppi casualmente che di crollo nessuno aveva mai sentito parlare.
D: Nei suoi articoli ripetutamente, a volte anche in modo esilarante, Lei smonta teorie che vedono complotti e congiure dietro ogni angolo…
R: Io non me lo pongo come obbiettivo. Rifletto solo sul controsenso anche tecnico, su cui a volte vengono costruite, come non molto tempo fa nel grottesco scoop di Claudio Gatti sulle cimici piazzate dalla Cia in casa dei Tatò, per spiare Berlinguer che vi teneva riunioni riservate. Nell’articolo si dilunga in mille svolazzi di colore, cita la fonte Cia A che “conferma” la fonte Cia B… Con tutto il rispetto, è un pò troppo comodo citare fonti anonime dell’Agenzia che si prestano a sputtanare l’Agenzia stessa.
Il giornalista addirittura si improvvisa detective e, assieme alla Tatò, si mette carponi dopo trent’anni a cercarle, ovviamente senza trovarle. Ma non ci spiega l’unica cosa che ci dovrebbe spiegare, e cioè come hanno fatto delle cimici che non sono altro che un circuito stampato alimentato da una batteria, a durare quasi sei anni, come si evince dall’articolo quando allora (nel 1976) anche quelle più sofisticate duravano al massimo venti giorni! Il che non toglie che lo stesso Claudio Gatti sia tra i pochi giornalisti di cui l’ex capozona della Cia in Italia, il superattivo Duane R. Clarridge, parli con ammirazione nelle sue memorie “A Spy for all Seasons” (Scribner Book, 1997).
Clarridge trova illuminante che il libro di Gatti su Ustica, “Il quinto scenario” non sia mai stato tradotto.
Siccome questa intervista riguarda anche le difficoltà del mestiere di giornalista, credo sia interessante sottolineare quanto, su uno stesso argomento, lo stesso giornalista possa essere discontinuo. Di esempi ce ne sono una infinità.
Siccome questa intervista riguarda anche le difficoltà del mestiere di giornalista, credo sia interessante sottolineare quanto, su uno stesso argomento, lo stesso giornalista possa essere discontinuo. Di esempi ce ne sono una infinità.
Ricordo per tutti un articolo incredibile di Rocco Tolfa, oggi al TG 2.
Anni fa, sul Sabato, intervistavò un personaggio discutibile come Sergio Freato, l’ex segretario di Aldo Moro, il quale venti anni dopo la sua uccisione se ne usciva con questa “rivelazione” di Moro: “Se tra tre giorni mi sequestrano sono gli americani”.
Ma come si fa a proseguire scrivendo “infatti dopo tre giorni…” Cito a memoria, ma il senso era quello… cos’è, una prova?
Ma come si fa a proseguire scrivendo “infatti dopo tre giorni…” Cito a memoria, ma il senso era quello… cos’è, una prova?
Citare un morto dopo venti anni senza averlo mai fatto prima? – Anche io allora, citando la fonte anonima A del Kgb confermata dalla fonte anonima B del Kgb, posso scrivere che Andropov mi disse “Se nel Settembre del 2001 succederà a New York qualcosa allora saremo stati noi…” Scoop clamoroso per certa stampa italiana! Per inciso, Andropov lo intervistai veramente. […]
D: Esiste la censura?
R: C’è un livello di censura, quando ti accorgi che l’Eroe della Repubblica ad un certo punto della sua vita non lo è stato del tutto o non lo è stato affatto. Quando Oliviero Beha porta prove documentali che, perlomeno all’inizio dei trionfali campionati mondiali di Madrid, avevamo corrotto, e subito dopo smette di fare giornalismo attivo. Quando il grande giornalista investigativo Antonio Selvatici nel mai querelato “Prodeide” (Fenicottero edizioni, 2000), racconta decine di raccapriccianti retroscena della vita dell’attuale Presidente del Consiglio, e oggi si ritrova a vendere appartamenti…
In quanti sanno che la sconcertante informativa del nucleo operativo dei carabinieri di Napoli che come poche altre cose incriminò Tortora, venne stilata dall’attuale e tanto osannato generale Mori? Gli articoli di d’Avanzo e Bonini sullo scandalo Telekom Serbia sono rampanti, ma in quanti sanno che i cosiddetti falsi dossier contro Violante e Prodi, “commissionati” da Francesco Pazienza, non sono mai esistiti?
gianni de gennaro
In quanti sanno che la sconcertante informativa del nucleo operativo dei carabinieri di Napoli che come poche altre cose incriminò Tortora, venne stilata dall’attuale e tanto osannato generale Mori? Gli articoli di d’Avanzo e Bonini sullo scandalo Telekom Serbia sono rampanti, ma in quanti sanno che i cosiddetti falsi dossier contro Violante e Prodi, “commissionati” da Francesco Pazienza, non sono mai esistiti?
gianni de gennaro
Concesso che Gianni De Gennaro sia un mito, in quanti hanno indagato su cosa combinò l’attuale capo della polizia da giovane nel Fuan? E l’ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso che, in una interpellanza parlamentare, lo accusò di aver intimato, senza avere alcuna veste per farlo, a un pentito di ritrattare delle rivelazioni contro un politico amico pena la sospensione dei lussuosi “frange-benefits” di Stato? E la curiosa segretazione che il suo estimatore Luciano Violante fece delle curiose telefonate intercorse fra lui e il pentito Totuccio Contorno che invece di trovarsi, come avrebbe dovuto, sotto protezione negli Usa, si trovava in Sicilia lastricando o incredibilmente incappando in pochi giorni di ben diciassette omicidi le zone dove si trovava? […] Non escludo che da tutte queste circostanze De Gennaro ne uscirebbe lindo come un arcangelo, anzi, ma è significativo che tutti si guardino bene dall’approfondirle! Io non sono un antidietrologo per definizione, ma penso che giornalismo sia parlare dell’eroe anche quando l’eroe sbaglia…
D: Qual è allora la vera storia del micronastro citata nella sentenza ordinanza del giudice Priore? Il rapporto dei CC di Bologna parla chiaro…
R: Come diceva Totò: se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridire. Ma prima di fornire delle “spiegazioni”, mi sia permessa una osservazione elementare. Mettiamo pure che io in questo “depistaggio” mi sia mosso come un demone… Nell’estratto della sentenza mi viene concesso uno spazio quattro volte superiore a quello del KGB! Bene, io, per tutto ciò non sono mai stato interrogato. Maccome, in Italia dove la magistratura non ha esitato a schiantare Raul Gardini, la Fiat, la Mafia, la Democrazia Cristiana, Silvio Berlusconi, con me si intimorisce? – Suvvìa,non facciamo ridere i polli.
La verità è che, senza fatica, gli veniva bene aggiungere una complottistica pennellata internazionale. Quando gli inquirenti non riescono a cavare un ragno dal buco, c’è sempre il famoso depistaggio che li salva. Quello che mi dispiace è che per me Rosario Priore era un mito. Visto come si è comportato il mito nei miei confronti, debbo amaramente constatare, assieme all’amico Valerio Massimo Manfredi, che, in effetti, gli unici miti rimasti in piedi sono quelli dell’antica Grecia. In quanto al merito, dopo quasi venti anni non ricordo più neanche quasi i dettagli tranne quanto sia caricaturale il tutto. Ricevetti per posta anonima, e penso capiti a qualunque giornalista, questo benedetto nastro in cui si avvertiva che in una sua parte ad “altissima velocità” erano incise uno squaterno di rivelazioni, tra cui “le connessioni tra Ustica e il 2 agosto”. Nient’altro o poco altro su Ustica. Che il 2 Agosto sia stato un messaggio reiterato dopo che il primo, quello di Ustica, non venne compreso, è una delle due o tre spiegazioni più serie che abbiano mantenuto credibilità negli anni. Già allora lo sosteneva il capo della Polizia nonchè ex capo del Sisde Parisi… Non credo davvero di essere in cattiva compagnia. Nulla a che vedere con le sofisticate documentazioni risultate poi artefatte da giornalisti, in buona fede per carità, trasformatisi in informatori degli inquirenti, come Ennio Remondino o Andrea Purgatori.
La verità è che, senza fatica, gli veniva bene aggiungere una complottistica pennellata internazionale. Quando gli inquirenti non riescono a cavare un ragno dal buco, c’è sempre il famoso depistaggio che li salva. Quello che mi dispiace è che per me Rosario Priore era un mito. Visto come si è comportato il mito nei miei confronti, debbo amaramente constatare, assieme all’amico Valerio Massimo Manfredi, che, in effetti, gli unici miti rimasti in piedi sono quelli dell’antica Grecia. In quanto al merito, dopo quasi venti anni non ricordo più neanche quasi i dettagli tranne quanto sia caricaturale il tutto. Ricevetti per posta anonima, e penso capiti a qualunque giornalista, questo benedetto nastro in cui si avvertiva che in una sua parte ad “altissima velocità” erano incise uno squaterno di rivelazioni, tra cui “le connessioni tra Ustica e il 2 agosto”. Nient’altro o poco altro su Ustica. Che il 2 Agosto sia stato un messaggio reiterato dopo che il primo, quello di Ustica, non venne compreso, è una delle due o tre spiegazioni più serie che abbiano mantenuto credibilità negli anni. Già allora lo sosteneva il capo della Polizia nonchè ex capo del Sisde Parisi… Non credo davvero di essere in cattiva compagnia. Nulla a che vedere con le sofisticate documentazioni risultate poi artefatte da giornalisti, in buona fede per carità, trasformatisi in informatori degli inquirenti, come Ennio Remondino o Andrea Purgatori.
Sarà che loro, a differenza di me, dei magistrati erano amici.
Ma c’è un clamoroso elemento in più magistrati come Priore,va detto,nei miei confronti si dovrenero traumatizzare. Senza sapere di essere divenuta una pedina delle sue illazioni, io ho fornito a Priore uno dei pochi elementi che, forse, poteva costringere “noi americani” a dire quello che sapevamo. Per quanto non abbia mai condotto indagini particolari, un pò me ne sono sempre interessato perché la zia della mia ex moglie Beatrice Beghelli, l’avvocato Cappellini, perì nel disastro. Un giorno scoprìi che una delle 97.000 (novantasettemila) utenze telefoniche interne del Pentagono rispondeva a un militare, certo Michael King, il cui compito era, tra l’altro, il controllo sugli avvenimenti di Ustica e che aveva studiato alla John Hopkins di Bologna! Beh, avrebbe isnospettito anche un frate treppista. Quando gli telefonai, rimase talmente sbigottito che qualcuno l’avesso snidato da scordarsi di mettere in moto i meccanismi di antiintercettazione. Nel nastro, si sente nitidamente la sua voce che dice a me che mi lamentavo che il Pentagono dovesse aiutarmi a dimostare che NON eravano stati noi americani: “Blimey, Christian, how did you flush out me?” – “Cristiano cribbio, come mi hai beccato?” E più avanti: “Ustica… do you mean the airplane they shot down?” – “Ustica… intendi l’aereo che hanno abbattuto?”
Ma c’è un clamoroso elemento in più magistrati come Priore,va detto,nei miei confronti si dovrenero traumatizzare. Senza sapere di essere divenuta una pedina delle sue illazioni, io ho fornito a Priore uno dei pochi elementi che, forse, poteva costringere “noi americani” a dire quello che sapevamo. Per quanto non abbia mai condotto indagini particolari, un pò me ne sono sempre interessato perché la zia della mia ex moglie Beatrice Beghelli, l’avvocato Cappellini, perì nel disastro. Un giorno scoprìi che una delle 97.000 (novantasettemila) utenze telefoniche interne del Pentagono rispondeva a un militare, certo Michael King, il cui compito era, tra l’altro, il controllo sugli avvenimenti di Ustica e che aveva studiato alla John Hopkins di Bologna! Beh, avrebbe isnospettito anche un frate treppista. Quando gli telefonai, rimase talmente sbigottito che qualcuno l’avesso snidato da scordarsi di mettere in moto i meccanismi di antiintercettazione. Nel nastro, si sente nitidamente la sua voce che dice a me che mi lamentavo che il Pentagono dovesse aiutarmi a dimostare che NON eravano stati noi americani: “Blimey, Christian, how did you flush out me?” – “Cristiano cribbio, come mi hai beccato?” E più avanti: “Ustica… do you mean the airplane they shot down?” – “Ustica… intendi l’aereo che hanno abbattuto?”
Bene, questo nastro che è l’unica prova in cui un alto vertice militare americano ammetta che l’aereo venne abbattuto, che fine ha fatto? – L’ho consegnato nelle mani della presidente dell’Associazione “Vittime di Ustica”, la senatrice Bonfetti, affinché lo desse a Priore. Ecco che fine ha fatto! E, per Dio, c’è qualcuno ancora oggi che si permette di dire che io su Ustica abbia depistato. Esattamente il contrario! A costo, come avvenne, di subire musi lunghi per anni da parte di certi ambienti americani.
Non molto tempo fa, dopo più di dieci anni, riincontro (ricordo che c’era anche la bravissima M. Gabanelli di Report) la senatrice Bonfietti a tu per tu all’apertura della nuova sede della Galleria d’arte Foscherari in via Castiglione a Bologna. Come dico sempre, non è mai troppo tardi per chiedere spiegazioni. Ma ovviamente la Bonfietti e tutti quelli come lei, non ha saputo darmi spiegazioni: “Coos…cooosa? Priore si è comportato così? Priore ha fatto questo? Ma certo che il nastro gliel’ho dato! Adesso appena lo incontro gli chiedo serissime spiegazioni!”
Sono passati silenziosamente due anni da allora.
Sarà che la Bonfietti e Priore si sono persi di vista.
Sarà che la Bonfietti e Priore si sono persi di vista.
D: Come si spiega il contenuto riportato dal rapporto dei CC di Bologna e perché Licio Gelli Le consigliò di consegnare la cassetta al giudice Libero Mancuso?
R: Tornando alla famigerata cassetta, può darsi che io abbia ingenuamente creduto che l’ex capo della P2 si intendesse di cose tecnico-spionistiche. Mi sembra che lui mi suggerì di darla al mio avvocato che era Roberto Montorzi, allora molto amico del giudice Libero Mancuso. Tra l’altro, questa cassetta venne misteriosamente rubata dallo studio dell’avvocato. Non essendo stata fatta nessuna trascizione, il mio famoso depistaggio è quindi basato sul nulla di una microcassetta di cui io non mi sono mai assunto alcuna responabilità e che nessuno ha mai sentito! In realtà, con Ustica hanno cercato di farmi scontare il famoso “caso Montorzi”. Capisco quanto sia stato traumatico per il Pci che Montorzi, il principe antiamericano dei loro avvocati, la punta di diamante avanzata di coloro che sostenevano che se in Italia c’è una strage o muore un gatto, è colpa della Cia o di Licio Gelli, abbia chiesto a me di andare a Villa Wanda per chiedere scusa all’allora capo della P2. Capisco lo sconcerto e il caos suscitato.
Eppure non mi sono mai sottratto ad approfondite richieste di spiegazioni, come me le fecero colleghi seri quali erano ad esempio Marco Marozzi che, a Bologna, creò la redazione locale de La Repubblica, o Marco Guidi che poi divenne caporedattore del Messagero, ambedue allora come adesso miei amici.
D: Che cosa disse loro?
R: Spiegai loro come semplicemente l’avvocato, con un figlio cardiopatico e un’altra figlia con problemi altrettanto seri, si fosse voluto vendicare di una certa magistratura che lo aveva mandato allo sbaraglio e che ora, dopo aver lanciato il sasso attraverso di lui sulla stampa (nel caso specifico su presunte violazioni accademiche da parte del Magnifico Rettore Roversi Monaco), ritirava la mano, accorgendosi di non avere poi tutte queste prove e lo lasciava solo ad affrontare cause di risarcimento miliardarie.
Un’altra mascalzonata mi fu riservata da un giornalista giudiziario de L’Unità di Bologna, quando in una intervista condotta insieme a Paola Cascella, mi si chiese “come mai avessi tanto potere eversivo”. Io risposi che di potere non ne avevo nessuno, ma forse avevo ascolto presso il Dipartimento di Stato nelle mie qualità di analista di vicende italiane. Non ero come quei funzionari che stanno in Italia quattro anni e poi se ne vanno senza averne capito nulla. A parte i primi anni trascorsi negli Stati Uniti, io in Italia ci sono nato e cresciuto. E quello ebbe il coraggio di scrivere che io gli avessi “confessato“ che il mio potere derivava dal fatto di essere “agente della Cia”! –
Che cosa? Cercai di smentire indignato, anche sulla scorta di una autoregistrazione fatta prudenzialmente durante l’intervista e una lettera di smentita che sottoposi persino all’amico Michele Serra, allora corsivista di prestigio a L’Unità, per sapere se era scritta nel tono giusto. La mia lettera sarà pure stata perfetta, ma il giornale ebbe la sfrontatezza di farmi capire che non gli conveniva pubblicarla e che avrei dovuto denunciarli! E poi c’è chi mi ha rimproverato per non aver smentito…fosse possibile in certi casi in Italia!
D: Licio Gelli è tra i Suoi amici? E a prescindere da ciò, Le sembra che le accuse rivolte a Gelli siano tutte false?
R: Tanto amico che non lo sento da quasi quindici anni. Ma una premessa è doverosa: io sono grato agli assassini, ai Pacciani, alle barbe finte, ai terroristi, agli stragisti – e chi più mostri ha più ne metta – che mi hanno concesso materiale esclusivo. Posso averne orrore come cittadino, come essere umano, ma come giornalista sono io ad essere in debito nei loro confronti, non loro nei miei.
Con l’ex capo della P2, lo ammetto, le cose furono più complesse. Quando andai ad intervistarlo per Epoca. mi spiazzò subito dicendomi a bruciapelo sulla soglia di Villa Wanda :”Se voi americani, dopo aver ucciso mia figlia, state per uccidere anche me, dottore, la prego, me lo dica. Almeno faccio testamento, questo me lo dovete.” Rimasi di sasso, farfugliai che non ero d’accordo con qualunque forma di violenza. Non capivo dove andasse a parare. Poi capìi, anche se sull’incidente automobilistico che costò alla figlia Maria Grazia, dei dubbi rimangono. Faceva parte della sua diabolica tecnica di portare l’interlocutore su stati psicologici estremi per manipolarlo. Io comunque miravo ai suoi archivi che in parte, non tutti ma in parte, erano un immenso bluff come mi resi poi conto. Comunque, se lui cercava di manipolare me, io manipolai lui.
Mi spiego. Non credo ci sia nulla di più sprovveduto del cronista che va dall’inquisito di turno, mostro o innocente che sia, pensando di essere coraggioso a chiedergli ”mi scusi, è lei il capo della Mafia…è lei l’autore della strage?”. Per sondare un demone, devi fare qualcosa per lui, non dico di illegale, ma qualcosa per cui lui senta di dover spendersi per te. Se no, sei solo un accattone che spera l’altro non si accorga che tu lo stai derubando. Nel caso di Gelli sapevo che aveva la mania della nobiltà e che gli piacevano le tipe d’aspetto spagnolo. Il che corrispondeva perfettamente a una mia conoscente, grande amica di Bettino Craxi, a sua volta spumeggiante social climber come pochi. Insomma, come si usa dire nelle cronache rosa, divennero intimi.
L’ex capo della P2 perse talmente la testa che dai tabulati telefonici risulta che per anni le telefonò anche due o tre volte al giorno. Inoltre, io avevo un altro non piccolo strumento di pressione su di lui. Sapevo tutto su quella americanità con la quale si era costruito il suo carisma, inventandosi rapporti con mezzo mondo. Un esempio? Anni dopo, per dimostare quanto fossero onnipotenti i suoi contatti, avrebbe esibito il manuale del Kgb su di lui. Peccato che quel manuale glielo avevo regalato io…
D: Potrebbe approfondire un po’ la storia degli archivi?
R: Così arrivai agli archivi che erano, a parte il nucleo Scelba, tutta aria fritta o collages falsificatori. Questa è anche l’opinione di Michael Ledeen e del Dipartimento di Stato. Per fargli capire quanto la cosa era irritante, gli offrimmo cinquecentomilalire. Invece il Sismi si fece dare decine di miliardi e gli archivi se li costruì in casa. “Non sono certi i miei”, mi confidò una volta sornione il diabolico aretino. Io fui tra i pochi a scrivere che al Sismi si facevano la pensione d’oro con le balle su Gelli, e questo spiega anche il loro astio di allora nei miei confronti. In merito alle accuse, non posso certo scendere nel dettaglio processuale, le sentenze finali, come si sa, hanno ridimensionato la terribile P2 ad una semplice cosca di affaristi. Sarà riduttivo ma penso a mia volta che il suo fosse una specie di Rotary cinico e parallelo, dove si ventilavano battaglie atlantiche per mirare ai soldi.
D: Tutto un bluff alora?
R: No, non era tutto un bluff! So per certo che arrivò persino a scrivere i discorsi di Papa Pacelli e che molti capi di Stato sudamericani lo veneravano. Aveva anche alcuni documenti compromettenti sul partito Repubblicano, tra cui persino un invito di Bush padre. Ma si fidavano di lui come massone finanziatore dall’Italia.
Ad ogni modo, io non ci ho mai creduto al Grande Burattinaio per il quale veniva spacciato.
Non solo non parlava l’inglese, ma neanche bene l’italiano e a malapena il toscano. In quanto al 2 agosto, la principale teste a sostegno degli inquirenti, Nara Lazzarini, la sua ex segretaria, faceva rivelazioni un tanto al chilo se la pagavi. Io, per snidarla, la registrai in una intervista in cui mi prometteva che, se le procuravo due miliardi per pagare i debiti di una radio privata gestita da sua figlia, era diposta anche a dire che la strage di Bologna l’aveva commissionata Licio Gelli…. ad Adriano Panatta, il più famoso tennista italiano di allora.
Ne scaturì un processo per cui venne condannata, processo di cui certa stampa fece finta di non accorgersi. E per scendere in un secondo ed ultimo dettaglio processuale sul 2 agosto, il famoso collegamento eversivo Gelli-Pazienza con Pazienza erede di Gelli per conto degli americani ecc., è basato su una presunta segretissima utenza telefonica interna del “Venerabile”, contenuta in una agendina dell’ex superagente del Sismi contentuta in un faldone mai rintracciato! Addirittura gli avvocati si accorsero che il numero di protocollo del faldone era stato falsificato appositamente per renderlo irrintracciabile! Nonostante ciò questo faldone non è mai saltato fuori. E in quanto ai famosi rapporti del Venerabile con noi americani, il “Field Manual” che egli nascose con diabolica scaltrezza nel sottofondo della valigetta della figlia proprio per renderlo credibile, era acquistabile in qualunque libreria di New York, a parte il fatto che, da tempo, la letteratura corrente lo reputa un falso del Kgb. Però corrisponde al vero che Berlusconi scrisse delle lettere di ringraziamento dopo aver ottenuto per i suoi buoni uffici decine di milirdi dal Monte dei Paschi di Siena, quando l’ex Presidente del Consiglio era uno spiantato. Le ho viste io.
D: Insomma, non è che viene fuori una lettura esaltante del personaggio di Gelli… E la Vostra amicizia?
R: Amico di Licio Gelli? Io sono stato amico di tutti coloro che mi hanno dato materiale giornalistico non ancora consumato.
Indro Montanelli, pur di accattivarselo, andò a dormire a casa dell’allora capomafia Genco Russo. Bob Woodward, con i capi dell’intelligence, ci va abitudinariamente alla pesca al salmone, e ciò per discutere da pari a pari però, non per elemosinare miserabili rimborsi spese o per veicolare materiale intossicato come certi nostri “colleghi”. Il settimanale L’Espresso, pur di averlo come fonte, assunse in pianta stabile il terribile ex capo Ufficio Affari Riservati Federico Umberto d’Amato che ne dirigeva i servizi sulla gastronomia. In certi numeri si insinuava che lui fosse uno dei diabolici registi della strategia della tensione mentre, nello stesso numero de L’Espresso, lui dava i voti ai garganelli e al Barbera…il massimo.
Si obbietta che si rischia di essere troppo coinvolti dalla fonte.
Io penso che nessuno sia negativamente coinvolto dalla fonte, come il velinaro gongolante il cui unico sforzo è scrivere sotto dettatura del maresciallo o del pm rampante di turno.
D: Lei fa riferimento ad una intervista che avrebbe fatto a Giacomo Riina, boss mafioso che poi risultò essere contabile della ditta Eminflex dei fratelli Commendatore. Quali erano i collegamenti tra la Eminflex e Giacomo Riina?
R: Io non avrei fatto, io ho fatto l’intervista a Giacomo Riina che è stato secondo molti inquirenti il vero cervello pensante della mafia da Salvatore Giuliano fino a Bernardo Provenzano. L’unica intervista della sua vita a novant’anni poco prima che morisse, per di più in video. Chiunque può guardarsela nel mio giornale online, e credo abbia un qualche interesse se università come quella di Siena l’hanno inserita nel proprio corso sulla mafia per gli studenti stranieri..
Quanto Giacomo Riina mi disse sulla Eminflex, mi sembrava trascurabile rispetto al tentativo che ho fatto attraverso di lui di gettare una sonda nell’intero universo mafioso. Riina era sposato alla sorella di Luciano Leggio, e in una tenuta dei Leggio, i Commendatore pare abbiano nascosto un sequestrato. Ed è vero che non hanno mai saputo spiegare la provenienza dei miliardi con cui hanno pagato l’esplosione televisiva che li ha resi i leader nel settore in Italia.
D: Ed i rapporti tra la Permaflex che era stata di Gelli, e la Eminflex?
R: Non mi risulta ci fossero rapporti tra la Permaflex e la Eminflex, tranne che la prima in anni successivi è stata acquisita dalla seconda.
D: Ed infine i rapporti tra la Eminflex e Mediaset?
R: Ho visto una volta Rita Dalla Chiesa reclamizzare in Mediaset loro prodotti. Figlia di tal Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla Mafia, e sorella di Nando Dalla Chiesa! Penso abbiano fatto qualche controllo, più di quanti non abbia fatto Mike Buongiorno…
D: Ha mai conosciuto Marcello Dell’Utri?
R: Marcello dell’Utri l’ho conosciuto. Anche in questo caso hai qualche probabilità di non incorrere nel solito presuntuoso compitino mediatico, se solo fai qualcosa per il personaggio che intervisti. Gli segnalai una incredibile frode processuale che aveva subìto a Palermo. Diffidente com’è, fece periziare la mia ”controperizia” dal suo grande amico, nonchè credo consigliori, Lino Jannuzzi. Vado una sera a cena dalla mamma della moglie di Berlusconi, l’emiliana Flora Bartolini in quanto Veronica Lario è un nome d’arte, e scopro che sia lui che Jannuzzi avevano tessuto le mie lodi.”Che giornalista straordianario! Che mente! Che bravo! Gli americani allora ci vogliono bene!”
“Dì al caro Dell’Utri”, replicai alla suocera di Berlusconi che “se gli elogi me li fa per interposta persona e non direttamente e perlomeno non mi concede un’intervista esclusiva, lo considero, non dico davvero un mafioso, ma qualcosa di ancora più squallido, un cafone, un caporale arrogante che crede tutto gli sia dovuto. Non sono mica un suo dipendente.” Dell’Utri, dopo alcuni giorni, affittò solo per noi due l’Elmet, credo il ristorante più raffinato di Milano. Ma io non ho saputo sfruttare questa occasione.
D: Perché?
R: Cercai di piazzare qualche domanda imbarazzante, ma anche se ho sempre avuto una qualche discreta capacità ipnoticopsicologica nei confronti dei miei intervistati, mi ritrovai di fronte un fachiro che aveva costruito gran parte dell’impero Mediaset. Non so se mi spiego… Mi avviluppò in una ragnatela di aneddoti e di champagne talmente insinuante, che poco mancava che il conto lo pagassi io. Gli chiesi in effetti come avessessero fatto quelli della Eminflex senza una lira a pagare decine di miliardi di passaggi televisivi. Lui mi rispose che Mediaset si basava proprio su questo: dare fiducia a chi aveva potenzialità di crescita senza farlo pagare all’inizio. Se avessi avuto il bilancio consolidato di quegli anni, magari avrei anche potuto smentirlo, ma non l’avevo. Non sempre si riescono a cogliere le occasioni… Gli chiesi se Berlusconi non avesse avuto imbarazzo a pagare la meravigliosa Villa Arcore alla erede Casati Stampa un quinto del suo valore, per di più con azioni che si rivelarono presto carta straccia. Impassibile mi rispose che la Villa stava crollando e Berlusconi i miliardi li spese a salvarla. Sarà! Io non so se sia un padrino ma di sicuro e nel senso migliore del termine, ne ha la sottigliezza. Mi portò a casa sua e mi presentò alle sue figlie. tra l’alto di una bellezza sconvolgente benchè solo quindicenni. Poi per quasi mezz’ora stette a consolare un suo ex maggiordomo che aveva perso precocemente la figlia. Insomma, mi aveva fregato. Come fai a scrivere contro uno così? Magari un giorno scoprirò che quel maggiordomo aveva studiato all’Actor Studio. A pranzo lo avevo anche incalzato sul famoso stalliere nonchè uomo d’onore, il mitico Mangano. ”Chiaramente è stato il garante perchè i boss della Sicilia non vi infastidissero..”, illazionai all’improvviso.
Mi guardò e rimase in silenzio, blindandomi in uno di quegli sguardi siciliani in cui la risposta sei tenuto a dartela da solo, se no sei un idiota. Un giorno però, a Marcello dell’Utri un terzo grado non glielo risparmio.
D: È una minaccia?
R: No, una promessa.
D: Cosa ne pensa dell’ipotesi che il crimine organizzato e in particolare la mafia abbia avuto un ruolo centralein Italia nell’impedire l’avanzata del Pci?
R: Lo sosteneva gente come Luciano Leggio e tutta una certa letteratura orientata a cui non credo.Ciancimino a Palermo andava avanti anche con i voti del Pci…il che non significa certo che in Italia fosse il Pci il partito di riferimento della Mafia. Come mi ha fatto capire Bruno Contrada i rapporti strutturali tra i famigerati esattori Salvo e la DC non sono mai stati esplorati fino in fondo.Purtroppo,non per sottramivisi,questa sola domanda meriterebbe tutta l’intervista,o un libro.
Perchè venne ucciso Salvo Lima?lo sfegatato anticomunismo del secondo dopoguerra non aveva più senso crollato com’era l’Unione sovietica…
Non ho seguito il processo e non sono il capo occulto della Dia…però anche qui ho la riprova di quanto forse indispensabile ma spesso controproducente sia stata l’arma dei pentiti.Mi spiego…molti di loro definiscono Lima uomo d’onore ma tanto per cambiare mentono,Lima non era un uomo d’onore.Lo fosse stato avrebbe dovuto uccidere come da rigido codice di Cosa Nostra la moglie Giulietta fuggita all’improvviso con un ufficiale di Marina perchè se ne era innamorata ….e invece la Giulietta (che ha anche progettato l’abito di nozze della mia ex moglie) per quarant’anni ha fatto la creatrice di moda a Bologna sopravvivendo a lungo al marito.Il potere che aveva Lima su Andreotti lo avrebbe forse potuto spiegare la moglie italosvizzera dell’industriale del vino Ruffino(la mia peraltro è solo una ipotesi basata su un colloquio di anni fa con la nobildonna ticinese) nella cui casa-vicino alla sua- per anni Andreotti si è dedicato al gioco,in modo forse non sempre giocoso.Ma ormai questo è il passato.
Non ho seguito il processo e non sono il capo occulto della Dia…però anche qui ho la riprova di quanto forse indispensabile ma spesso controproducente sia stata l’arma dei pentiti.Mi spiego…molti di loro definiscono Lima uomo d’onore ma tanto per cambiare mentono,Lima non era un uomo d’onore.Lo fosse stato avrebbe dovuto uccidere come da rigido codice di Cosa Nostra la moglie Giulietta fuggita all’improvviso con un ufficiale di Marina perchè se ne era innamorata ….e invece la Giulietta (che ha anche progettato l’abito di nozze della mia ex moglie) per quarant’anni ha fatto la creatrice di moda a Bologna sopravvivendo a lungo al marito.Il potere che aveva Lima su Andreotti lo avrebbe forse potuto spiegare la moglie italosvizzera dell’industriale del vino Ruffino(la mia peraltro è solo una ipotesi basata su un colloquio di anni fa con la nobildonna ticinese) nella cui casa-vicino alla sua- per anni Andreotti si è dedicato al gioco,in modo forse non sempre giocoso.Ma ormai questo è il passato.
D: Lei definisce Bruno Contrada uno dei più grandi poliziotti nella lotta al crimnine organizzato.Come si spiegano le tante accuse rivoltegli?Solo inesattezze investigative?
R: Che Bruno Contrada sia stato uno dei più grandi poliziotti della storia di questo secolo non lo dico io ma il suo cursus honorum e la gran parte dei capi della Polizia,dei Servizi Segreti, e dell’Arma dei Carabinieri che in questo modo si espressero durante il suo processo. Basterebbe leggersi lo splendido libro scritto diversi anni fa per la Rubettino editore”Il caso Contrada tra Stato e Cosa Nostra” dal corrispondente storico del Corriere della Sera a Paermo Felice Cavallaro (che però nelle cronache giudiziarie diventa subito molto piùcolpevolista ,eh quando i magistrati ti danno il pane mediatico…)dove tutte le innumerevoli accuse contro l’ex capo della Criminalpol vengono smontate ad una ad una….parliamo di un formidabile investigatore descritto come uno a cui Falcone stringeva a malapena schifato la mano e di cui invece Falcone chiese la promozione per meriti straordinari,descritto-da gente disinformata e in malafede- come anima nera di Ninni Cassarà che invece lo trattava come un padre… che avrebbe rilasciato illegalmente documenti prefettizzi al capocosca Stefano Bontate quando ancora non era in carica alla Prefettura di Palermo… che ha arrestato la gran parte dei pentiti che lo accusano(e lo credo che l’odio fosse concordante..)i quali nel tirarlo in ballo dopo anni dal pentimento e spesso facendo capire sotto enorme pressione degli inquirenti sbagliano luoghi,date ,persone…che era arrivato a rintracciare i figli di Bernardo Provenzano e a capire i luoghi della latitanza del boss dalla sfumatura del loro dialetto e viene bloccato guarda caso un attimo prima della cattura del latitante…(dura dare del mafioso a chi ti ha appena catturato il capo della Mafia..) è una storia talmente labirintica che non posso che rimandare il suo videolettore alla mia intervista-credo la più esaustiva in questo ambito- fattagli per il mio giornale on line www. cristianolovatelliravarinonews .com….
D: Non le sembra strano che gli errori e la malafede siano sempre dalla parte della magistratura inquirente?
R: Ma allora la malafede degli inquirenti attorno a lui era generale?è terribile pensarlo,anzi non posso crederlo…a me uno come il giudice Caselli è sempre sembrato una specie di Cavaliere immacolato della Tavola Rotonda….eppure quando uno stana le magagne di tutti ( tra le tante ad esempio i pericolosi rapporti dell’Arma in Sicilia con gli esattori Salvo )non ti stupisci poi che due alti Ufficiali dell’Arma mentendo (come da sentenza della Procura di Caltanissetta) sostengano di avere avuto le prove che Contrada era in via Amelio pochi secondi dopo la strage di Borsellino…una delle cose che più mi ha traumatizzato nel giornalismo giudiziario è vedere di che cosa sono capaci gli inquirenti pur di portare acqua al proprio mulino accusatorio.. (il che nulla toglie al debito immenso che abbiamo verso tanti investigatori e magistrati eroici ).
Durante l’unica causa (vinta)avuta qui in Italia per la nota vicenda dei disegni regalatimi dal famoso pittore Francis Bacon pur di perquisirmi la macchina quelli del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico (che pure compiono in genere sui nostri tesori d’arte un’opera di protezione straordinaria) si inventarono che io aveva precedenti per TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ARMI NUCLEARI….”Soltanto questo?-ebbi la presenza di spirito di replicare a un imbarazzatissimo maresciallo del Nucleo- per fortuna.. temevo aveste scoperto le mie magagne!!”
Durante l’unica causa (vinta)avuta qui in Italia per la nota vicenda dei disegni regalatimi dal famoso pittore Francis Bacon pur di perquisirmi la macchina quelli del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico (che pure compiono in genere sui nostri tesori d’arte un’opera di protezione straordinaria) si inventarono che io aveva precedenti per TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ARMI NUCLEARI….”Soltanto questo?-ebbi la presenza di spirito di replicare a un imbarazzatissimo maresciallo del Nucleo- per fortuna.. temevo aveste scoperto le mie magagne!!”
D: Lei descrive uno come Michael Ledeen come una persona di buon cuore con cui si beve gradevolmente un bicchiere di vino.Ma non le sembra che dopo i filmati che ci hanno mostrato un Adolf Hitler cordialissimo intento a mangiare la torta alle fragole le qualità private di una persona non abbiano nulla a che fare con il ruolo che svolge?
R: Paragonare Michael Ledeen ad Adolf Hitler non mi sembra accettabile neanche come battuta di cattivo gusto…
D: Non era un paragone ma sottolineare ripeto che le qualità private di una persona non hanno nulla a che fare con il ruolo che ricopre…
R: Purtroppo quando una persona la si conosce personalmente e si sa tutto della sua vita notare gli strafalcioni o le insinuazioni che nei suoi confronti vengono fatte dai media e dalle istituzioni gelose ti dà un grande senso di frustrazione sui limiti di questo mestiere…magari però anche io se scrivessi sulla sinistra diessina giovanile siciliana incorrerei in innumerevoli solecismi….in ogni caso non dico che Michael sia perfetto. Il famoso Billygate che in genere viene ricordato in modo esecratorio ed invece è un merito storico(perchè permise di sostituire a un Billy Carter ormai ricattabile un Ronald Regan che non mi sembra,storicamente,abbia fatto male) non è merito suo, ma di Francesco Pazienza (un’altro presunto Satana la cui storia andrebbe ampiamente riscritta). Michael non ha esitato ad appropiarsene(sarà che era il suo ambiente) senza dire neanche grazie all’ex braccio destro di Santovito.E’ vero, spesso è ossessivamente in cerca di soldi per le sue difficili e profetiche iniziative(venticinque anni fa scrisse che l’Iran si sarebbe trasformato nel paese più destabilizzante del mondo come è cronaca di questi giorni) e unisce la cultura di un professore universitario a sonde personali in tutti i servizi segreti del mondo(know how irripetibile senza l’aiuto del quale giornalisti famosi come Claire Sterling non avrebbero potuto attuare molti dei loro scoop e anche in Italia,perlomeno per un certo periodo, vecchi maestri di investigative-journalism come Corrado Incerti). Il che ha suscitato le gelosie isteriche di personaggi come l’ex capo del Sismi Martini o dell’attuale, Pollari, il quale sostiene che ne parlasse male anche l’ex direttore della Cia George Tenet,cosa a cui non credo… in ogni caso emblematica per chi sostiene che Michael sia-ovviamente- uno dei virus con cui la Cia cerca di contagiare l’Italia.
D: Ma non solo qui in Italia lo si guarda con sospetto…
R: Ma qui stiamo parlando di uno che a suo tempo salvò i rapporti tra l’Italia e l’America con la famosa traduzione”diplomatica”tra Regan e Craxi per la questione di Sigonella e che in un periodo in cui,in Italia, dormiva a casa dall’allora presidente del Consiglio Craxi o dall’allora Presidente della Repubblica Cossiga da ineffabili istituzioni come l’Associazione Vittime Familiari di Bologna veniva adombrato come uno dei possibili mandanti occulti della strage di Bologna…ma siamo impazziti?
Imtanto sono le parole scritte di Ledeen a parlare da sè!
E’ facile scrivere su una persona basandosi su qualche ritaglio di giornale e su qualche insinuazione istruttoria….la realtà degli altri non è mai così miserabile come certi faldoni o certe vulgate propalano.Tra l’altro il consigliere più ascoltato del Presidente Bush è forse Karl Read e l’unica persona da cui Read si faccia a sua volta consigliare è Ledeen…non mi sembra il caso di trattarlo come una specie di orco, come si dilettano pressapochisticamente in troppi.
In quanto alla mia mail e al tono provocatorio con cui ho reagito alle vostre illazioni su Michael credo che ,grazie soprattutto al vostro Direttore, abbiamo saputo spiegarci in modo corretto e civile. Spero-grazie anche a questa intervista- in modo interessante e forse costruttivo per i vostri- mi dicono- sempre più numerosi videolettori.”
Imtanto sono le parole scritte di Ledeen a parlare da sè!
E’ facile scrivere su una persona basandosi su qualche ritaglio di giornale e su qualche insinuazione istruttoria….la realtà degli altri non è mai così miserabile come certi faldoni o certe vulgate propalano.Tra l’altro il consigliere più ascoltato del Presidente Bush è forse Karl Read e l’unica persona da cui Read si faccia a sua volta consigliare è Ledeen…non mi sembra il caso di trattarlo come una specie di orco, come si dilettano pressapochisticamente in troppi.
In quanto alla mia mail e al tono provocatorio con cui ho reagito alle vostre illazioni su Michael credo che ,grazie soprattutto al vostro Direttore, abbiamo saputo spiegarci in modo corretto e civile. Spero-grazie anche a questa intervista- in modo interessante e forse costruttivo per i vostri- mi dicono- sempre più numerosi videolettori.”
D: Ma si diverte ancora a fare il giornalista?
R: ” Sarà come dice Freud che da grandi facciamo quello che ci hanno impedito di fare da bambini – e io ho avuto una infanzia severissima – io ho fatto questo mestiere semplicemente… per continuare a giocare.”
D: Ogni tanto ha paura?
R: Mi rendo conto che il gioco a volte è stato sconsiderato.Ma non perchè abbia mai pensato di rischiare o di voler fare il Davy Crocckett della notizia(la mafia si vendica se la anticipi
non se raccoglie le memorie di un suo capo storico )ma perchè a volte ho sottovalutato le sofferenze che le mie scorribande,benchè in buona fede e forse non del tutto sbagliate,procuravano.D: Si sente solo in quel che pensa?
non se raccoglie le memorie di un suo capo storico )ma perchè a volte ho sottovalutato le sofferenze che le mie scorribande,benchè in buona fede e forse non del tutto sbagliate,procuravano.D: Si sente solo in quel che pensa?
R: Non potrò mai scordare quando durante il caso Montorzi a Bologna vedevo la gente scostarsi impaurita o addirittura al mio passaggio velarsi di lacrime gli occhi. Il tempo almeno in parte penso mi abbia dato ragione,ma della sofferenza procurata soprattutto alla gente semplice non potrò mai essere contento.
D: Si sente un uomo di destra?
R: Se qualcuno pensa che io sia un simbolo della destra radicale americana sbaglia di grosso,come confessai una volta a Massimo d’Alema incontrato avventurosamente nell’Isola di Salina che mi chiedeva di spiegargli chi fosse mai il misteriosissimo ambasciatore Reginald Bartholomew (proveniva dall’ International Security Office,non affiorava in nessun files) io già da allora descrivevo nelle mie analisi a chi di dovere il Pci -avendolo vissuto capillarmente in Emilia -come un affidabile partito di socialdemocratici….. magari fin troppo interessati a riconfigurarsi in business men.
D: Quali sono i suoi progetti futuri?
R: Per il futuro….verso la fine della sua vita il mio amico Francis Bacon ,il pittore dei volti deformi dell’urlo e dell’angoscia, confessò nell’isoletta siciliana di Panarea al suo buon conoscente il mitico arredatore Giulio Contarini che gli sarebbe tanto piaciuto fermarsi più a lungo alle Eolie per dipingere solo aquarelli di fiori e di piante.Così nel mio piccolo dopo aver scorrazzato per decenni su stragismi,terrorismi ,mafie,serial killers,e mostri vari mi piacerebbe scrivere solo di cose belle,tipo il mio adorato gatto Pipino troppo precocemente scomparso o incredibili personaggi che non credevo esistessero tipo il Bionaturopata ed Iridologo Bruno Zanzi di Lugo di Romagna che nonostante io creda a malapena che due per due faccia quattro e cose come l’omeopatia mi facciano ridere ho visto letteralmente miracolare solo con la scienza della nutrizione miei conoscenti che la medicina ufficiale aveva abbandonato al proprio destino.
Speriamo che il caro Francis si sbagliasse quando diceva che l’esistenza è quella cosa in cui tu cerchi per tutta la vita di dipingere un sorriso senza mai riuscirci.
Speriamo che il caro Francis si sbagliasse quando diceva che l’esistenza è quella cosa in cui tu cerchi per tutta la vita di dipingere un sorriso senza mai riuscirci.
Intervista di Michele Guarnieri
www.tifeoweb.it
www.tifeoweb.it